Giffoni 55, Antonio Manetti: “Fate, studiate e ricominciate a sognare!”

Antonio Manetti incontra giovani aspiranti attori e registi al Giffoni, mentre la kermesse ospita la proiezione di una delle più recenti opere dei Manetti Bros., U.S. Palmese.

Il 22 luglio a Giffoni approda “una metà” dei Manetti Bros., Antonio Manetti, che durante l’incontro con i Giffoners, in particolare coloro che aspirano a una carriera nel mondo del cinema, ha raccontato un po di sé, della sua vita professionale, e del rapporto con suo fratello Marco, con cui collabora da anni per confezionare sempre nuove, accattivanti storie per piccolo e grande schermo.

Siamo due fratelli cresciuti insieme. Abbiamo due anni di differenza, e avevamo una sola camera da letto dove dormivamo insieme fino alla maggiore età. In questo periodo di convivenza totale, era impossibile non legare: stessi amici, stessi interessi, stessi riferimenti culturali… La parte delle arti l’abbiamo condivisa proprio totalmente. Stessi dischi, stessi concerti, stessi fumetti e, soprattutto, i film. Quella è forse la passione che ci ha unito di più. Registravamo tutti i film che passavano in TV” spiega Antonio, rispondendo alle domande dei ragazzi su come sia nato e su come funzioni il rapporto lavorativo con il fratello, aggiungendo poi che tutto partì da dei corti cinematografici. “Marco cominciò a fare la gavetta nel mondo del cinema, mentre io iniziai a scrivere un corto. Una volta tornato da un viaggio, Marco scoprì questo corto che stavo scrivendo e la mia volontà di lavorare nel suo stesso mondo, e disse: ‘Bello, conosco un produttore… Perché non lo realizziamo insieme?’“.

Dopotutto, rivela, a loro basta raccontare storie, e anche se tra fratelli non sempre si va d’accordo, non hanno mai problemi di “competizione” nel lavorare insieme. “La meta è la stessa. Certo abbiamo caratteri diversi, modi diversi, a volte anche i gusti sono diversi. Per questo noi sul set ci dividiamo totalmente. Abbiamo deciso piano piano, ma in maniera molto spontanea, che ognuno di noi fa qualcosa di specifico, anche se all’occorrenza possiamo darci ovviamente una mano a vicenda. Io per esempio sono operatore di macchina, che ho imparato a fare già dai tempi dei video musicali. Mentre Marco è quello che mette in scena con gli attori, fa le prove con loro ecc.“.

E per chi vorrebbe seguire le loro orme e aspirare a una carriera da regista, Antonio ha qualche consiglio? Sì, ma a quanto pare nel corso del tempo la sua risposta a questa domanda, che a lui e al fratello è stata posta tante volte, è un po’ cambiata: “A questa domanda diventa sempre più difficile rispondere per me. Perché quando noi abbiamo iniziato, giravamo ancora in pellicola. Poi è nato il digitale, quindi abbiamo iniziato a girare in digitale. E adesso si gira in digitale, tranne quei tre o quattro registi che un po’ se lo possono permettere, un po’ fanno una follia da artisti… E quando è nato il digitale, eravamo tutti un po’ spaventati. Per cui il consiglio che davamo era ‘Fate! Non aspettate! Non provate ad aspettare se vi convince tutto nei minimi dettagli, se avete i mezzi, fate! Avewte questa fortuna, prima con la pellicola non si poteva tanto fare, ma ora… Ed è un palestra, più si fa, più si diventa bravi’. E poi, così si poteva vedere se davvero si voleva perseguire una carriera che è molto difficile. Provare a farlo, era un modo di capire se ti piaceva veramente“.

Adesso però i tempi sono cambiati, e anche i mezzi: “Oggi però che dico ‘Fate!’, già fanno tutti. Ci sono i telefoni, c’è TikTok, c’è YouTube… Chiunque gira ormai, no? Quindi un consiglio che mi sento più di dare, anche se mi sento vecchio a dirlo, e vado quasi all’opposto: Studiate! Forse sì, bisogna un po’ studiare, dato che fare è diventato più facile, tutti lo facciamo con la nostra ‘videocamera in tasca’. E studiare non vuol dire solo fare, pagare, andare a scuola, cambiare città, che comunque aiuta tantissimo a entrare in questo mondo. Per me studiare vuol dire vedere film, analizzarli, capirli, anche quelli che non ti piacciono. Sforzarsi ad ampliare i propri orizzonti. Oltre, ovviamente, al fare!“.

E Antonio, venuto a ritirare anche per conto di suo fratello il Premio Truffaut, ha poi fatto un salto anche qualche minuto prima della proiezione del loro film del 2024 U.S. Palmese, una commedia girata in Calabria con protagonista Etienne, un grande campione di calcio che sta attraversando un periodo complicato “e quindi non sogna più” spiega Manetti e Don Vincenzo, un anziano appassionato di calcio che chiede soldi al paese per portare questo campione nella squadra locale “e che quindi sogna. Per cui il nostro film vuole essere un messaggio di speranza per i giovani, per dirvi, almeno metaforicamente, di ricominciare a sognare tramite questo rapporto tra i due, cioè un anziano che continua a sognare e un giovane che non sa più come sognare“.

Foto e articolo di Laura Silvestri

Diabolik – Ginko all’attacco! Ovvero l’importanza di andare al cinema

Diabolik torna sul grande schermo con la seconda avventura targata Manetti Bros., un nuovo volto (quello di Giacomo Gianniotti) e la promessa di un ulteriore appuntamento cinematografico. Questo è Diabolik – Ginko all’attacco!

Il 17 novembre arriva nella sale Diabolik – Ginko all’attacco!, secondo film dedicato al ladro dai mille volti nato dalla fantasia delle sorelle Giussani. E anche questa volta sono due fratelli a dargli vita sul grande schermo, i Manetti Bros., che dirigono il sequel-non-sequel con protagonista Giacomo Gianniotti (subentrato nel ruolo dopo l’addio di Luca Marinelli, interprete del personaggio nella precedente pellicola).

Questo film non è un seguito, non è un sequel. Diabolik è un personaggio come James Bond, Batman, Sherlock Holmes, ovvero personaggi universali, e quindi l’idea è quella di raccontare un’altra storia, di realizzare un altro film. Quindi per noi non è un sequel, ma semplicemente un altro film” spiega Marco Manetti durante la conferenza stampa in occasione della presentazione del film a Roma, nella splendida cornice del nuovo Cinema Barberini.

E in effetti i connotati di “un altro film” come lo intende Manetti, Diabolik Ginko allattacco li ha, a partire per l’appunto dal diverso interprete per Diabolik. Ma portando la stessa firma del precedente, vi è continuità nello stile, nel tono, e va detto, anche in ciò che non funzionava con il primo lungometraggio.

Il ritmo prolisso, l’impostazione rigida, l’eccessiva esposizione dei fatti e quel tocco in più di kitsch che sfocia nell’eccesso non aiutano l’assimilazione di un film che, dal punto di vista estetico, dà invece tanto e dimostra tutta la maestria italiana nell’ambito della settima arte.

Se, infatti, la pellicola va premiata per restituirci una così fedele rappresentazione visiva di ciò che era il Diabolik dei fumetti e del suo spirito (l’albo che funge da ispirazione qui è il sedicesimo), se vanno assolutamente elogiati dipartimenti come quello dei costumi e della scenografia, se possiamo udire delle musiche scelte ad hoc – in questo film, oltre all’operato di Pivio e Aldo De Scalzi abbiamo anche il contributo di Diodato con un brano originale composto appositamente per il lungometraggio – abbinate anche alle distintive coreografie di Luca Tommassini, si fa ancora fatica a giungere al termine di quei 111 minuti senza remore, senza pensare che non si potesse sistemare (più di) qualcosa qua e là (specialmente in termini di dialoghi).

Per quanto riguarda i protagonisti della vicenda, Gianniotti si dimostra un Diabolik più calato nel ruolo e meno stoico di quello di Marinelli, e Miriam Leone conferma il suo essere la scelta perfetta per la parte di Eva Kant, che anche qui trova il modo di risaltare rispetto ad altre figure e si impone come uno dei migliori personaggi del film; sembrano funzionare in buona misura anche le nuove aggiunte, come il personaggio interpretato da Alessio Lapice, Roller, e la Duchessa Altea di Monica Bellucci, che ci permette di vedere un altro lato del Ginko di Valerio Mastandrea (tuttavia quest’ultimo, sebbene questa volta sia addirittura tra i personaggi titolari, paradossalmente sembrava brillare di più e sostenere maggiormente il peso della pellicola nel precedente appuntamento cinematografico).

Non dimentimentiamoci infatti di uno dei temi principali della pellicola, come rimarcano anche gli stessi registi: si tratta un film all’insegna dell’amore, dell’amore tra Ginko e Altea, ma anche di quello tra Diabolik e Eva, entrambi messi costantemente alla prova dalle circostanze, ma con differenti declinazioni ed esiti.

Nel primo film Diabolik impara ad amare, incontrando Eva. Questa era la storia del precedente capitolo, in cui un essere disumano e glaciale come Diabolik incontra questa donna totalmente complementare a lui che gli insegna l’amore, e nel secondo Giacomo (Gianniotti) gli ha dato quell’anima che c’era bisogno che in questa storia ci fosse. Per cui questo è un Diabolik che ama e che si contrappone alla coppia di Ginko e Altea, che si amano tantissimo, ma che schiavi dell’immagine, delle regole della società, non possono esprimere il loro amore con la stessa libertà di Diabolik ed Eva” conviene ancora Marco Manetti.

É pertanto interessante vedere sullo schermo l’evoluzione di personaggi appartenenti ad un’epoca differente, con caratteristiche chiaramente anacronistiche rispetto ad oggi, ma in un qualche modo sempre impregnati di universalità, in cui ci si può sempre, almeno in parte, rispecchiare (speriamo non quella della propensione alle rapine e le uccisioni, chiaramente).

Diabolik – Ginko all’attacco! non sarà forse una delle visioni più scorrevoli che potreste trovare in circolazione, dunque, ma oggi più che mai non sbaglieremmo nel dire che è estremamente importante dare una chance a questo titolo, perché al di là di quelli che possono essere i suoi difetti (percepiti o effettivi), rappresenta comunque un grande passo avanti nella produzione cinematografica italiana.

Se vogliamo che il cinema nostrano progredisca, se vogliamo che osi di più, che non ci offra solo cinepattoni e simili (i quali, nonostante tutto, non si possono privare dei loro meriti), se vogliamo pensare in grande e fare altrettanto, non si dovrebbero ignorare produzioni come Il Primo Re o lo stesso Diabolik – per prendere come riferimento due diversissimi prodotti del cosidetto cinema di genere di fattura italiana – e ovviamente sarebbe augurabile non ignorare il secondo e il terzo film (quest’ultimo già girato e prossimanente in arrivo) dedicati al ladro dagli occhi di ghiaccio.

Poi, naturalmente, ognuno fa quel che vuole, ci mancherebbe. Ma andare al cinema è difficilmente una cattiva idea, non trovate?

Diabolik – Ginko all’attacco! è dal 17 novembre al cinema grazie a 01 Distribution.

Laura Silvestri

Info

Titolo Originale: Diabolik - Ginko all'attacco!

Durata: 111'

Data D'Uscita: 17 novembre 2022

Regia: Manetti Bros.

Con: 

Giacomo Gianniotti, Miriam Leone,
Valerio Mastrandea, Monica Bellucci,
Alessio Lapice, Linda Caridi

Distribuzione: 01 Distribution

Materiali Stampa: 01 Distribution  

Diabolik – La Recensione: Indietro nel tempo con i Manetti Bros.

Luca Marinelli è Diabolik, il celeberrimo ladro nato dalla fantasia delle sorelle Giussani, nel nuovo film dei Manetti Bros., nel quale è affiancato dalla magnetica Eva Kant di Miriam Leone e l’incorruttibile Ispettore Ginko di Valerio Mastandrea. Ma come è stata portata sullo schermo la loro storia?

Non solo Spider-Man: No Way Home: al cinema in questo momento c’è un altro cinecomic, uno di fattura e ispirazione italiana… Diabolik. E mentre il primo ha una lunga storia editoriale anche sul grande schermo, quest’ultimo ricorda un solo illustre predecessore, l’adattamento del ’68 ad opera di Mario Bava. Andiamo dunque a vedere cosa ci riserva questo nuovo tentativo di portare le gesta del ladro dagli occhi di ghiaccio al cinema.

Nella recente trasposizione, prendendo spunto dal primo e dal terzo albo della serie originale di Diabolik (Il Re del Terrore e L’Arresto di Diabolik), i Manetti Bros. ci presentano un lungo racconto che fa perno su due colpi in particolare – il primo atto più a introdurre tutti i giocatori in campo che altro – e che si prende il suo tempo per imbastire una storia che possa includere un’evoluzione di trama e personaggi pur lasciando aperta una porta per il futuro.

Con uno sguardo molto attento (forse anche troppo) e dichiarato al cinema degli anni ’60 (“Noi siamo appassionati di cinema classico, e ci siamo detti che ci sarebbe piaciuto fare un film classico” spiega Marco Manetti in conferenza stampa) e una riverenza (forse anche eccessiva) al materiale cartaceo di riferimento, questo Diabolik ci riporta sì indietro nel tempo, ma non ci permette di andare oltre.

Restiamo intrappolati in un’atmosfera altamente evocativa, tra costumi, scenografie e inquadrature che sembrano davvero trasportarci all’interno delle tavole dei fumetti, coadiuvati da musiche suggestive – per cui possiamo ringraziare Pivio & Aldo De Scalzi, oltre a Manuel Agnelli, autore di due brani originali – e se fosse tutto qui, se si trattasse solo di questo, non vi sarebbe alcun problema.

Purtroppo però la staticità diventa presto il fattore dominante in Diabolik: staticità di comportamenti (che raramente vanno oltre lo stereotipo, dal sentore fortemente antiquato pur tenendo conto del contesto dell’opera originale), di dialoghi (davvero troppo rigidi e impostati), di dinamiche e scambi tra i personaggi e all’interno della storia (prendono il sopravvento delle interazioni molto più teatrali che cinematografiche).

Lo stesso Diabolik di Marinelli non ci mostra tutto ciò di cui potrebbe essere capace, si limita ad essere quel che può trasparire a un livello superficiale dal titolo e da una descrizione sommaria e nulla più. Sono piuttosto la Eva Kant di Miriam Leone e il Ginko di Valerio Mastandrea a trascinare il film e portarsene il peso sulle spalle, con la prima che ci mette davvero poco a stabilirsi come vera e propria star della pellicola. È Eva l’asse portante del racconto, e la sua origin story si tramuta in quella principale, mettendo un po’ da parte il protagonista annunciato.

Il risultato, dunque, è un prodotto medio, quella che potremmo definire una via di mezzo tra il “si poteva fare di peggio” e il “si poteva fare di meglio”, se vogliamo metterla in termini molto sbrigativi, ma che rendono l’idea. Il gusto personale, poi, permetterà di apprezzare in misura maggiore o minore un’opera di genere che comunque è stata realizzata compiendo delle scelte stilistiche ben precise e volute, e che dunque si affida, almeno per quanto riguarda la parte che spetta al pubblico, alla sensibilità di ognuno.

Dal canto loro, i Manetti e il resto del team creativo-produttivo ci hanno regalato una personale versione di Diabolik, senza se e senza ma, che arriverà sugli schermi il 16 dicembre 2021.

E voi, lo andrete a vedere?

Laura Silvestri

Info

Titolo Originale: Diabolik
Durata: 133'

Data D'Uscita: 16 dicembre 2021

Regia: Manetti Bros.

Con: 

Luca Marinelli, Miriam Leone,
Valerio Mastrandea, Serena Rossi,
Alessandro Roia, Claudia Gerini

Distribuzione: 01 Distribution

Materiali Stampa: 01 Distribution