Strange World – Un Mondo Misterioso: viaggio al centro della terra e del cuore con il nuovo film d’animazione Disney

Un mondo da esplorare, un pianeta da salvare, e tre generazioni a confronto: Strange World – Un Mondo Misterioso ci porta all’avventura prima di farci tornare a casa con il consueto stile Disney Animation, e nel frattempo ci fa riflettere anche su questioni non da poco.

Il 23 novembre è giorno di release globale per Strange World – Un Mondo Misterioso, l’ultima fatica di Disney Animation, gli studios che da anni ci regalano grandi avventure ed emozioni attraverso l’animazione, e che anche questa volta non sono da meno.

Chiamati all’appello per l’occasione il regista e il produttore di uno dei più bei film – nonché più sottovalutati – di casa Disney, Big Hero 6, Don Hall e Roy Conli, che assieme a Qui Nguyen (Raya e l’ultimo drago), co-regista e sceneggiatore della pellicola, ci presentano un racconto che tanto si ispira ai fumetti, ai film e all’intrattenimento pulp di tempi andati e non troppo (Amazing Stories, King Kong, Indiana Jones, Star Wars, ma anche un po’ Avatar ecc.) per portare però sul grande schermo una storia sempre attuale, ricca di insegnamenti e spunti di riflessione, e ovviamente pienza zeppa di azione e sentimenti.

Don mi ha presentato il pitch per il film circa quattro anni fa dicendomi ‘Hey, ho questa idea grandiosa di realizzare una sorta di ibrido tra Indiana Jones e National Lampoon’s Vacation’ e io ho subito detto ‘Oh, sembra divertente! E pieno d’avventura!’” ha raccontato Qui Nguyen durante la conferenza stampa romana del film “Perché quando scrivi qualcosa ti fai sempre tre domande fondamentali: 1) Quale sarà il motore dell’intrattenimento nella storia; 2) Dove troverai l’humor; e, cosa più importante di tutte 3) Dove sarà il cuore della storia. E al cuore di questo film c’è la storia multigenerazionale dei nostri protagonisti”.

Ecco allora che prende forma Strange World – Un Mondo Misterioso, dove l’agricoltore Searcher Glade (Jake Gyllenhaal in lingua originale, Marco Bocci nella versione doppiata) ha contribuito a creare una società che pone le basi su una fonte d’energia naturale, il pando, derivata da una pianta scoperta 25 anni prima degli eventi principali, durante una missione d’esplorazione. La stessa missione in cui il leggendario esploratore Jaeger Glade (Dennis Quaid in originale, Francesco Pannofino nella versione italiana) è scomparso nel nulla a seguito di un diverbio con il figlio (Searcher non voleva proseguire oltre, ma analizzare le proprietà di quello che sarebbe stato denominato pando, Jaeger voleva a tutti i costi scoprire cosa si celasse al di là delle montagne che da sempre circondavano Avalonia, rendendo impossibile andare oltre la terra conosciuta).

Ma ora il pando è in pericolo, e l’unico che può aiutare Avalonia a matenere la sua fonte d’energia è proprio chi lo ha scoperto, il massimo esperto al riguardo: Searcher… E la sua famiglia. Sì, perché al viaggio si uniranno anche la moglie Meridian (Gabrielle Union, Lucy Campeti) e il figlio Ethan (Jaboukie Young-White, Lorenzo Crisci), nonché l’adorabile cane a tre zampe Legend (il vostro cuore non si è già sciolto?).

Parte così il viaggio che condurrà i Glade e i loro compagni d’avventura (inclusi noi spettatori) alla scoperta di un mondo sotterraneo a loro sconosciuto, ma anche a inaspettati ritrovamenti e dovuti confronti di idee e mentalità, di aspettative e sogni, e al tempo stesso li porterà a riflettere su ciò che è giusto e sbagliato, ciò che è davvero meglio per sé stessi e per gli altri, e per il mondo che ci circonda e ci ospita.

Sono tante le tematiche affrontate in Strange World – Un Mondo Misterioso. Alcune evidenti e presentate in più modi, attraverso differenti declinazioni, come il discorso generazionale, l’importanza del riconoscere e accettare l’altro, del lavoro di squadra, ma anche della propria individualità, del seguire i propri sogni, e la paura di disattendere le aspettative di chi ci è caro; oppure il rispetto per l’ambiente, per la natura che ci dà vita e che è vita. Altre, inserite in maniera meno vistosa, senza troppa fanfara, come l’orientamento sessuale del più piccolo di casa Glade, di cui semplicemente non viene fatta una questione (come probabilmente sarebbe augurabile che fosse anche nella realtà).

Per quanto riguarda Ethan, quella è sempre stata l’idea, fin dall’inizio. Lo adoriamo, non vediamo l’ora che il mondo ne faccia la conoscenza” spiega Don Hall sempre in sede di incontro stampa “Noi facciamo film per tutti, il nostro pubblico è ogni singola persona sulla faccia della terra. E volevamo che questo film riflettesse il mondo, e che tutti potessero sentirsi rappresentati sullo schermo“.

A riassumere il tutto, il brano scritto e interpretato per la versione italiana del film da Federica Abbate e Michele Bravi, “Antifragili”, portatore di un affascinante concetto proveniente da un saggio dallo stesso nome dello scrittore libanese naturalizzato statunitense Taleb Nassim Nicholas, in cui, spiega Abbate viene detto che “Il contrario di forte e resiliente non è fragile, ma è antifragile, ed è una caratteristica tipica dei sistemi viventi di rigenerarsi in seguito ai traumi. Se una cosa uno la sbatte per terra e si rompe, è qualcosa di inanimato. Ma la caratteristica dei sistemi viventi rispetto al trauma è quella di rimarginarsi. E infatti nel pezzo, se ci pensate, diciamo ‘Noi siamo tutti per definizione antifragili’. Quindi tutti quanti noi possiamo rimarginarci e rinascere in un qualche modo“.

E vedrete, allora, come questo concetto si sposa alla perfezione con il film, e come, attingendo a una tradizione antica, a miti e leggende di un passato che non si dissolve mai veramente, ma su cui continuiamo a costruire narrazioni dopo narrazioni, lo si riesce a rendere sempre moderno e contemporaneo, specialmente grazie a delle animazioni e a delle intuizioni visive che evolvono senza sosta e ogni volta riescono a sbalordire il pubblico in sala, che con occhi sognanti immagina di essere proprio lì, con i personaggi della pellicola.

Abbiamo fatto molte ricerche relativamente ad alcune cose che vedete nel film (che non spicifichiamo per non spoilerarvi nulla), ma per quanto riguarda l’ambiente in generale, non avevo un’ispirazione visiva, un’idea concreta” rivela HallE per me questa cosa andava benissimo, anzi, era l’ideale. Perché ero entusiasta di poter dare ai nostri fantastici animatori e artisti una tela bianca su cui poter dipingere. E sapevo che ne sarebbe venuto fuori qualcosa di speciale, ma non immaginavo fino a questo punto. Mi hanno tolto il fiato, hanno decisamente superato ogni mia aspettativa. Sono davvero fortunato, lavorare a Disney Animation è ciò che ho sempre voluto, adoro le persone con cui collaboro ogni giorno, e credo che questo film sia un prova di tutto ul loro talento“.

Strange World – Un mondo misterioso non vi farà forse piangere a dirotto già dai primi 15 minuti come Big Hero 6, e non sarà articolato quanto Encanto nel proporvi la complessità delle dinamiche familiari, ma non uscirete di certo insoddisfatti dalla sala, e anzi, tornerete a casa con una consapevolezza maggiore di ciò che siete, di chi siete, e del mondo e delle persone che vi circondano. E magari vorrete giocare anche voi a un gioco come quello che si vede nella pellicola, Primal Outpost, dove non ci sono dei veri cattivi (qualcosa che anche i nostri protagonisti dovranno realizzare), e il cui obiettivo va combaciare con uno dei temi portanti della nostra storia. E uno slime. Probabilmente vorrete uno slime.

Strange World – Un mondo misterioso è dal 23 novembre al cinema distribuito da Walt Disney Pictures.

Laura Silvestri

Info

Titolo Originale: Strange World

Durata: 102'

Data D'Uscita: 23 novembre 2022

Regia: Don Hall, Qui Nguyen

Con: 

Jake Gyllenhaal, Dennis Quaid, 
Gabrielle Union, Jaboukie Young-White, 
Alan Tudyk, Luci Liu

Distribuzione: Disney

Materiali Stampa: Disney 

Diabolik – Ginko all’attacco! Ovvero l’importanza di andare al cinema

Diabolik torna sul grande schermo con la seconda avventura targata Manetti Bros., un nuovo volto (quello di Giacomo Gianniotti) e la promessa di un ulteriore appuntamento cinematografico. Questo è Diabolik – Ginko all’attacco!

Il 17 novembre arriva nella sale Diabolik – Ginko all’attacco!, secondo film dedicato al ladro dai mille volti nato dalla fantasia delle sorelle Giussani. E anche questa volta sono due fratelli a dargli vita sul grande schermo, i Manetti Bros., che dirigono il sequel-non-sequel con protagonista Giacomo Gianniotti (subentrato nel ruolo dopo l’addio di Luca Marinelli, interprete del personaggio nella precedente pellicola).

Questo film non è un seguito, non è un sequel. Diabolik è un personaggio come James Bond, Batman, Sherlock Holmes, ovvero personaggi universali, e quindi l’idea è quella di raccontare un’altra storia, di realizzare un altro film. Quindi per noi non è un sequel, ma semplicemente un altro film” spiega Marco Manetti durante la conferenza stampa in occasione della presentazione del film a Roma, nella splendida cornice del nuovo Cinema Barberini.

E in effetti i connotati di “un altro film” come lo intende Manetti, Diabolik Ginko allattacco li ha, a partire per l’appunto dal diverso interprete per Diabolik. Ma portando la stessa firma del precedente, vi è continuità nello stile, nel tono, e va detto, anche in ciò che non funzionava con il primo lungometraggio.

Il ritmo prolisso, l’impostazione rigida, l’eccessiva esposizione dei fatti e quel tocco in più di kitsch che sfocia nell’eccesso non aiutano l’assimilazione di un film che, dal punto di vista estetico, dà invece tanto e dimostra tutta la maestria italiana nell’ambito della settima arte.

Se, infatti, la pellicola va premiata per restituirci una così fedele rappresentazione visiva di ciò che era il Diabolik dei fumetti e del suo spirito (l’albo che funge da ispirazione qui è il sedicesimo), se vanno assolutamente elogiati dipartimenti come quello dei costumi e della scenografia, se possiamo udire delle musiche scelte ad hoc – in questo film, oltre all’operato di Pivio e Aldo De Scalzi abbiamo anche il contributo di Diodato con un brano originale composto appositamente per il lungometraggio – abbinate anche alle distintive coreografie di Luca Tommassini, si fa ancora fatica a giungere al termine di quei 111 minuti senza remore, senza pensare che non si potesse sistemare (più di) qualcosa qua e là (specialmente in termini di dialoghi).

Per quanto riguarda i protagonisti della vicenda, Gianniotti si dimostra un Diabolik più calato nel ruolo e meno stoico di quello di Marinelli, e Miriam Leone conferma il suo essere la scelta perfetta per la parte di Eva Kant, che anche qui trova il modo di risaltare rispetto ad altre figure e si impone come uno dei migliori personaggi del film; sembrano funzionare in buona misura anche le nuove aggiunte, come il personaggio interpretato da Alessio Lapice, Roller, e la Duchessa Altea di Monica Bellucci, che ci permette di vedere un altro lato del Ginko di Valerio Mastandrea (tuttavia quest’ultimo, sebbene questa volta sia addirittura tra i personaggi titolari, paradossalmente sembrava brillare di più e sostenere maggiormente il peso della pellicola nel precedente appuntamento cinematografico).

Non dimentimentiamoci infatti di uno dei temi principali della pellicola, come rimarcano anche gli stessi registi: si tratta un film all’insegna dell’amore, dell’amore tra Ginko e Altea, ma anche di quello tra Diabolik e Eva, entrambi messi costantemente alla prova dalle circostanze, ma con differenti declinazioni ed esiti.

Nel primo film Diabolik impara ad amare, incontrando Eva. Questa era la storia del precedente capitolo, in cui un essere disumano e glaciale come Diabolik incontra questa donna totalmente complementare a lui che gli insegna l’amore, e nel secondo Giacomo (Gianniotti) gli ha dato quell’anima che c’era bisogno che in questa storia ci fosse. Per cui questo è un Diabolik che ama e che si contrappone alla coppia di Ginko e Altea, che si amano tantissimo, ma che schiavi dell’immagine, delle regole della società, non possono esprimere il loro amore con la stessa libertà di Diabolik ed Eva” conviene ancora Marco Manetti.

É pertanto interessante vedere sullo schermo l’evoluzione di personaggi appartenenti ad un’epoca differente, con caratteristiche chiaramente anacronistiche rispetto ad oggi, ma in un qualche modo sempre impregnati di universalità, in cui ci si può sempre, almeno in parte, rispecchiare (speriamo non quella della propensione alle rapine e le uccisioni, chiaramente).

Diabolik – Ginko all’attacco! non sarà forse una delle visioni più scorrevoli che potreste trovare in circolazione, dunque, ma oggi più che mai non sbaglieremmo nel dire che è estremamente importante dare una chance a questo titolo, perché al di là di quelli che possono essere i suoi difetti (percepiti o effettivi), rappresenta comunque un grande passo avanti nella produzione cinematografica italiana.

Se vogliamo che il cinema nostrano progredisca, se vogliamo che osi di più, che non ci offra solo cinepattoni e simili (i quali, nonostante tutto, non si possono privare dei loro meriti), se vogliamo pensare in grande e fare altrettanto, non si dovrebbero ignorare produzioni come Il Primo Re o lo stesso Diabolik – per prendere come riferimento due diversissimi prodotti del cosidetto cinema di genere di fattura italiana – e ovviamente sarebbe augurabile non ignorare il secondo e il terzo film (quest’ultimo già girato e prossimanente in arrivo) dedicati al ladro dagli occhi di ghiaccio.

Poi, naturalmente, ognuno fa quel che vuole, ci mancherebbe. Ma andare al cinema è difficilmente una cattiva idea, non trovate?

Diabolik – Ginko all’attacco! è dal 17 novembre al cinema grazie a 01 Distribution.

Laura Silvestri

Info

Titolo Originale: Diabolik - Ginko all'attacco!

Durata: 111'

Data D'Uscita: 17 novembre 2022

Regia: Manetti Bros.

Con: 

Giacomo Gianniotti, Miriam Leone,
Valerio Mastrandea, Monica Bellucci,
Alessio Lapice, Linda Caridi

Distribuzione: 01 Distribution

Materiali Stampa: 01 Distribution  

Thor: Love and Thunder – Amore, dolore, avventure (e capre urlanti) nel nuovo film Marvel con Chris Hemsworth e Natalie Portman

Chris Hemsworth e Natalie Portman sono le incarnazioni del Dio del Tuono nel nuovo film del MCU diretto da Taika Waititi, Thor: Love and Thunder, che vede anche il ritorno di Tessa Thompson nel ruolo di Valkyrie e il debutto di Christian Bale nei panni di Gorr il Macellatore di Dei.

Con tutto quello che sta succedendo nel Marvel Cinematic Universe, era da un po’ che non davamo un’occhiata a quello che sta combinando il Dio del Tuono, ma grazie al quarto capitolo della saga, Thor: Love and Thunder, ci troviamo di fronte a una miriade di Dei e non uno, ma ben due Thor, e ragazzi, se non hanno avuto da fare anche loro!

Mentre un semplice ma efficace incidente scatenante mette in moto la storia – Gorr il Macellatore di Dei, il riuscitissimo villain interpretato da Christian Bale (con cui sarà particolarmente difficile non empatizzare, almeno in parte), tiene fede al suo nome e ci mostra come è diventato tale facendo strage di ogni divinità che incontra sulla sua strada -, il film si incarica di spogliare (anche letteralmente, come avete visto dai trailer) i suoi protagonisti, con un Thor (Chris Hemsworth) che rifugge dai sentimenti per paura di restare nuovamente ferito e solo, e una Jane Foster (Natalie Portman) alle prese con una delle battaglie più difficili che la vita possa riservare, una malattia che sfugge al controllo umano.

Jane sta affrontando una sfida estremamente ardua e terrificante. E il suo modo di farlo è cercare di mantenere una certa agency, un minimo di capacità d’azione su qualcosa che è in realtà al di fuori del suo controllo” spiega Natalie Portman durante la conferenza stampa italiana di Thor: Love and Thunder, e ringrazia di cuore Taika Waititi, Kevin Feige e il resto della produzione per aver riportato sullo schermo “una donna ebrea, quarantenne alta un metro e sessanta, madre di due figli” per interpretare ancora questo personaggio così sfaccettato, e di averle dato l’opportunità di vestire i panni di una supereroina.

Supereroina che, seppur alle prime armi, non se la cava certo male contro la minaccia rappresentata da Gorr, e che non sfigura affatto di fianco ai già rodati Thor di Hemsworth e Valkyrie (Tessa Thompson) e all’esilarante Korg (Waititi) che non manca mai di lasciare il segno. Da un punto di vista narrativo, sono loro gli agganci emotivi del film, ma c’è spazio anche per diverse comparse (tornano Matt Damon, Sam Neill e Luke Hemsworth con i cameo che potreste ormai aspettarvi da loro, ma anche altre star più o meno annunciate, a partire dallo Zeus di Russell Crowe) che a seconda dei casi si ritrovano (quasi) a rubare la scena.

Sul piano formale e contenutisco Thor: Love and Thunder si dimostra un degno e coerente erede di Thor: Ragnarok – molto più di altri sequel nei confronti dei propri predecessori – pur lasciando spazio a nuovi spunti in entrambi i campi (noterete, ad esempio, delle trovate cromatiche alquanto ficcanti, per le quali bisogna ringraziare anche il direttore della fotografia Barry Baz Idoine).

Sperimenta ancora, Taika Waititi – anche co-autore della sceneggiatura assieme a Jennifer Kaytin Robinson -, si diverte a mischiare elementi visivi, musiche e tematiche, portandoci in giro per l’universo in un una fiaba cosmica, un viaggio all’insegna della ricerca d’identità, del superamento del dolore e, soprattutto, dell’amore, ma sempre con quella caratteristica ironia che contraddistingue le pellicole Marvel, e in particolare quelle targate proprio Taika Waititi.

Un’ironia gentile, mai a discapito di qualcun altro, osserva Portman: “Il suo è quel tipo di humor che richiede più intelligenza, perché è davvero difficile essere così divertenti e in modo così bizzarro, ma mantenendo sempre delle emozioni incredibilmente genuine e una tale generosità“. Chi, d’altronde, riuscirebbe a riprendere degli elementi mitologici e consegnarceli in una veste tanto inaspettata quanto esilarante – sì, parliamo (anche) delle capre urlanti che anticipavamo nel titolo -?

Che poi si siano divertiti tutti un mondo a girare Thor: Love and Thunder, è qualcosa di evidente in ogni momento del film, e le parole dell’attrice Premio Oscar arrivano solo a ribadire tale concetto: “Girare questa pellicola è stato un grande promemoria di quanto il nostro lavoro si basi sul gioco e sull’immaginazione. […] Per me ciò che vedete sullo schermo è stato frutto di una combinazione di preparazione e lasciarsi andare” afferma, aggiungendo che, come d’altronde accaduto con Ragnarok, anche qui molto è stato ottenuto grazie all’improvvisazione, una pratica più che incoraggiata da Waititi sui suoi set (“Taika è sempre alla ricerca di qualcosa di diverso in ogni scena“).

E chissà se anche il pubblico si divertirà un mondo a guardare le nuove avventure di Thor, anzi, dei Thor…

Thor: Love and Thunder è già al cinema (e ricordatevi, come sempre, di rimanere anche durante e dopo i titoli di coda!).

Laura Silvestri

Info

Titolo Originale: Thor: Love and Thunder

Durata: 119'

Data D'Uscita: 6 luglio 2022

Regia: Taika Waititi

Con: 

Chris Hemsworth, Natalie Portman, 
Christian Bale, Tessa Thompson 

Distribuzione: Disney

Materiali Stampa: Disney 

Diavoli 2 – Recensione e Incontro Stampa: Alessandro Borghi e Patrick Dempsey tornano su Sky

Durante uno dei periodi più peculiari della recente storia globale, su Sky Atlantic arriva la seconda stagione di Diavoli, un financial drama con un cast d’eccezione guidato da Alessandro Borghi e Patrick Dempsey che racconta il peso sempre maggiore di finanza ed economia in ottica mondiale.

Quante vite ci sono costate il fallimento della Lehman Brothers o l’andamento degli spread? Quanto contano le esigenze della popolazione rispetto agli interessi dei pochi che gestiscono la maggioranza delle ricchezze globali? A partire da questo scenario di squali e predatori, Diavoli ci offre il punto di vista di Massimo Ruggero (Alessandro Borghi) e Dominic Morgan (Patrick Dempsey).

Il primo è un uomo che, dopo essere partito dal basso ed essersi trasferito a Londra in giovane età, è diventato uno degli head of trading di maggiore talento della New York-London Investment Bank, tra i principali istituti di investimento al mondo. Geniale, spregiudicato e affascinante, Massimo ha dovuto sacrificare buona parte della sua vita (inclusa l’ex moglie Carrie) per poter raggiungere la vetta. Il controcampo è occupato dal secondo personaggio, l’amministratore delegato della NYL, un americano di buona famiglia e maniaco del controllo; è stato proprio Morgan a individuare per primo l’enorme talento di Ruggero e a porlo sotto la sua ala protettrice, diventandone il mentore e, in un certo senso, una figura paterna.

Una serie di complicazioni progressive, però, rendono consapevole Massimo di essersi cacciato in un brutto guaio. Finito al centro di una guerra finanziaria globale, il ragazzo deve scegliere se combattere i diavoli oppure unirsi a loro.

Dopo una prima stagione da 10 episodi in grado di costruire una progressione narrativa capace di conciliare universale e particolare, guerre finanziarie e drammi umani privati, Sky si accinge a distribuire la seconda stagione di Diavoli, che riprende i personaggi principali laddove li avevamo lasciati al termine della prima stagione. Tratti dal romanzo di Guido Maria Brera, gli episodi di due anni fa si immergevano nella realtà a partire dal setting di una Londra frenetica e, allo stesso tempo, asettica. Ad aver sostituito la crisi argentina del 2001 e lo scoppio dei subprime del 2008 ci pensa la pandemia di Covid-19: è in questo scenario che si apre il primo episodio della seconda stagione di Diavoli.

Dopo un flashforward ambientato in piena pandemia, il primo episodio di Diavoli riprende le fila del discorso con grande naturalezza. Siamo nel 2016, la Brexit è alle porte e Donald Trump lotta con Hillary Clinton per diventare il nuovo Presidente degli Stati Uniti. È trascorso un po’ di tempo da quando Massimo è riuscito a sventare il piano di Dominic Morgan contro l’euro e, nonostante una crisi personale, ha scelto di rimanere a far parte dell’NYL in qualità di CEO. Sempre più messo in discussione dal board, Massimo ha deciso di far entrare un fondo di investitori filocinesi nell’ambito di una politica di nuove acquisizioni. Il suo vecchio mentore, però, lo contatta e lo avverte: l’obiettivo dei cinesi è quello di mettersi contro gli USA a suon di guerra dei dati. Tra bitcoin, 5G e pandemia, Massimo deve scegliere da che parte stare per affrontare questa potenziale crisi globale che potrebbe scaturirne. Cosa accadrà? Per il momento, non è dato rispondere a questo quesito.

Sappiate soltanto che, ancora una volta, Sky e Lux Vide hanno raggiunto un risultato straordinario dal respiro totalmente internazionale. Il primo episodio della seconda stagione di Diavoli riesce a catturare gli spettatori costruendo una narrazione magnetica capace di appassionare e destare attenzione nonostante il campo che fa da sfondo (la finanza e l’economia) possa risultare ostico. Merito del fatto che al centro del racconto ci siano esseri umani con i loro conflitti (universali). La pandemia ha costretto le economie globali alla recessione e il futuro sembra tutto da scrivere e rinnovare. In che modo questa situazione infausta è stata rimediata da una serie che ha come obiettivo quello di raccontare il presente (nel bel mezzo della tempesta)? Per scoprirlo, non resta altro da fare che sintonizzarsi su Sky Atlantic o NOW a partire dal 22 aprile prossimo, ma nel frattempo diamo un’occhiata a ciò che hanno avuto da dire in merito il cast e la produzione di Diavoli.

Qualche giorno fa, infatti, i due interpreti principali della serie – Alessandro Borghi e Patrick Dempsey – sono stati ospiti del The Space Cinema Odeon di Milano per presentare lo show alla stampa. Oltre ai due protagonisti, erano presenti anche Clara Rosager, Guido Maria Brera, Nick Hurran e Jan Maria Michelini.

Durante la conferenza stampa Luca Bernabei (amministratore delegato di Lux Vide) ha ufficializzato la messa in cantiere di almeno un’altra stagione della serie, pronta a premediare nuove svolte globali in campo economico e finanziario. Alessandro Borghi, invece, ha parlato del personaggio di Massimo Ruggeri e ha preannunciato la sua evoluzione e il cambiamento da diavolo a essere umano, soprattutto a seguito degli avvenimenti che lo hanno sconvolto nel corso della prima stagione.

Il regista Jan Maria Michelini ha poi aggiunto: “Ancora una volta è fondamentale il tema della paternità. Oltre al rapporto con Massimo, Dominic scoprirà un nuovo genio della matematica che assolderà nel suo team. Nel frattempo, il suo conflitto con Massimo continuerà a essere aperto”.

A proposito della situazione globale, della scontro tra Ucraina e Russia e della capacità della serie di rimediare (o, addirittura, premediare) la realtà, è stato invece Guido Maria Brera ad esprimersi: “Oggi la diplomazia ha fallito ed è arrivata la guerra. Con la guerra, è arrivata la finanza, trasformata in uno strumento di guerra. In sé, è uno strumento né cattivo né buono. Diciamo che è neutro e che dipende dall’uso che se ne fa. Può essere uno strumento di progresso e regresso”.

Infine, oltre ad aver invitato le persone a informarsi da chi ne sa più di loro e a diffidare dalle fake news, Alessandro Borghi ha sentenziato: “Credo che Diavoli sia una serie in cui il confine tra bene e male è estremamente sfumato. C’è un continuo scambio di equilibri. Diavoli è una serie che parla di responsabilità della scelta applicata alla gestione del potere e alle dinamiche interiori”.

E voi, siete pronti a scopre gli intrighi e i segreti che muovono le fila del mondo? La seconda stagione di Diavoli sarà disponibile su Sky Atlantic e in video on demand su NOW a partire dal prossimo 22 aprile.

Matteo Marescalco

Info

Titolo Originale: Diavoli 

Durata: 8 episodi

Data D'Uscita: 22 aprile 2022

Regia: Nick Hurran e Jan Maria Michelini

Con: 

Alessandro Borghi, Patrick Dempsey,
Clara Rosager, Anna Sofia Martins

Distribuzione: Sky

Materiali Stampa: Sky

Tutti per 1 – 1 per Tutti, il nuovo film di Giovanni Veronesi arriva su Sky

Il ritorno dei Moschettieri

Athos, Porthos e D’Artagnan sono stati incaricati dalla Regina di portare a termine un’ultima missione: scortare la Principessina Ginevra al confine con i Paesi Bassi. Cosa potrà mai andar storto?

In tempo per il giorno di Natale arriva su Sky l’ultima fatica di Giovanni Veronesi, Tutti per 1 – 1 per Tutti. Pronti a partire ancora una volta all’avventura con i Tre Moschettieri (o quello che ne rimane) e D’Artagnan?

Il 25 dicembre è per tutti un giorno di festa, e solitamente lo si passa con i propri cari, mangiando e giocando a carte o a tombola, ma sempre in felice compagnia. Quest’anno, come ben sappiamo, è tutto diverso, come lo è stato praticamente ogni aspetto del 2020. Come fare allora per portare un po’ d’allegria nelle case degli Italiani?

Ci pensa Sky, in collaborazione con Vision Distribution e Indiana, mandando in onda proprio la sera di Natale il nuovo film di Giovanni Veronesi, 1 per Tutti – Tutti per 1.

Questa volta, i Moschettieri interpretati da Pierfrancesco Favino (D’Artagnan), Rocco Papaleo (Athos) e Valerio Mastrandea (Porthos) – grande assente Sergio Rubini (Aramis), almeno in “forma umana” -, attempati e pieni di acciacchi, si ritrovano a fare da scorta alla Principessina d’Inghilterra (Sara Ciocca), che deve raggiungere i Paesi Bassi per poter salvare l’Ancien Régime grazie a delle nozze combinate.

Ma Ginevra non ci sta, come non ci sta neanche il piccolo Buffon (Federico Ielapi), innamorato della ragazza. Così i due ne combineranno una dopo l’altra, mettendo in pericolo le relazioni tra i due regni e l’onore dei Moschettieri (che se li fanno scappare da sotto il naso ), ma facendo sì che questi si pongano delle domande fondamentali: staranno davvero facendo la cosa giusta? Vale davvero la pena calpestare in questo modo sogni e sentimenti? O forse i giovani hanno capito qualcosa in più della vita rispetto agli adulti?

Come nel primo film, I Moschettieri del Re – La Penultima Missione, Veronesi intreccia epica e modernità per comporre una storia senz’altro originale, ma forse questa volta non è andato tutto così liscio…

All’infuori di qualche brillante intuizione, infatti – come i personaggi di Giulia Michelini, TomTom, ovvero un navigatore umano che entra in modalità “oracolo” dopo averle letto un paradosso, e Giulio Scarpati alias Bighelì, dall’aspetto spaventoso, ma dal cuore d’oro, o anche il cameo a sorpresa di Giuliano Sangiorgi -, è difficile riscontrarvi l’ispirazione di cui sembrava essere dotato il precedente film, sia nella costruzione della storia, che nel dosaggio dei suoi elementi.

E dire che nei temi rispecchierebbe abbastanza i motivi del Natale, e la chiave di leggerezza con la quale vengono trattati è, come dice anche Favino in sede di conferenza stampa, “da non sottovalutare”. “È bello avere la possibilità di misurarsi con dei personaggi che non hanno per forza dei confini razionali o storici, perché il film gioca sul fatto che molto spesso spesso si fa riferimento alla nostra realtà e contemporaneamente all’epoca. E penso che questa sarebbe una bella palestra da alimentare” afferma ancora l’attore, spiegando come troppo spesso “come attori ci releghiamo solo nei termini del probabile, del possibile, e non sia mai si vada a toccare qualcosa che possa spostare questa linea. Ma credo che in questo momento ci sia bisogno di sconfinare nel mondo dell’improbabile, e la linea che amo di più di questo film è la quella demenziale. È il fatto che contemporaneamente sei un bambinone del ‘600, ma come riferimento hai tutto lo scibile umano e te ne prendi contemporaneamente anche gioco”.

Ma se la demenzialità non manca di certo in Tutti per 1 – 1 per Tutti, contrariamente a I Moschettieri del Re, a volte si pecca forse di eccessi sia in un verso che nell’altro dello spettro tonale, e spesso i riferimenti alla “cultura pop” non si mescolano poi così bene come dovrebbero.

In più, l’innesto ancor più evidente tra epoca moderna e il racconto “fiabesco” potrebbe risultare non sempre digesto, e togliere, più che aggiungere, impatto alla pellicola. Ma qui è probabilmente più una questione di gusto personale e preferenza dello spettatore, che un effettivo difetto del film.

Ad ogni modo, se volete passare una serata spensierata e farvi due risate con il buffo modo di parlare di D’Artagnan, o ascoltare Porthos che legge paradossi a un bizzarro oracolo per capire che pesci pigliare, basta sintonizzarsi su Sky alla 21.15 del 25 dicembre o cercare Tutti per 1 – 1 Per Tutti in streaming e on demand su NOW TV.

Laura Silvestri

Info

Titolo: Tutti per 1 - 1 per Tutti

Durata: 116'

Data d'Uscita: 25 dicembre 2020

Regia: Giovanni Veronesi

Con: 
Pierfrancesco Favino, Valerio Mastandrea, 
Rocco Papaleo, Giulia Michelini, 
Guido Caprino, Anna Ferzetti, 
Federico Ielapi, Sara Ciocca, 
Giulio Scarpati, Margherita Buy.

Distribuzione: Sky 

Materiali Stampa: Sky

We Are Who We Are – La Conferenza Stampa della serie Sky

Ogni parola ha un significato

Dal 9 ottobre in esclusiva su Sky e in streaming su NOW TV arriverà in Italia We Are Who We Are, la serie tv scritta, prodotta e diretta da Luca Guadagnino, e frutto di una produzione tra Sky e il network americano HBO.

Lo show composto da 8 episodi segue le vicende di un gruppo di ragazzi americani che vive, assieme alle loro famiglie, in una base militare appena fuori Venezia. La loro storia viene raccontata mostrandoci amicizie, amori, sfide personali e lotte d’identità, conflitti con l’altro e con sé stessi, in quello che è un tentativo di portare sullo schermo un microcosmo dalle “caratteristiche che possono essere declinate in sensi universali“, per dirla con le parole utilizzate dallo stesso Guadagnino durante la conferenza stampa della serie.

Così l’Italia viene nuovamente elevata ad ambientazione chiave nell’opera del regista di Call Me By Your Name, “riflettendo o ignorando ciò che sta accadendo a ogni personaggio“, spiega Guadagnino, il cui obiettivo è quello di “quadrare bene la rappresentazione realistica, pur lasciando grande libertà agli interpreti di capire da soli i propri personaggi, in modo da farli emergere completamente” racconta invece Jack Dylan Grazer, protagonista della serie.

We Are Who We Are, d’altronde, può contare su un ensemble davvero ricco e variegato, con incredibili personalità sullo schermo, come a telecamere spente. Nel cast troviamo infatti, oltre a Grazer (interprete di Fraser), anche Chloë Sevigny (Sarah), Alice Braga (Maggie), Tom Mercier (Jonathan), Francesca Scorsese (Britney), Jordan Kristine Seamón (Caitlin), Spence Moore II (Danny), Faith Alabi (Jenny), Scott Mescudi (Richard), Corey Knight (Craig) e Ben Taylor (Sam), assieme a Sebastiano Pigazzi (Enrico) e Beatrice Barichella (Valentina) – più un piccolo cameo del tutto non programmato di Timothée Chalamet, e non solo -, scelti con la supervisione della casting director Carmen Cuba (la stessa che si è occupata di scegliere gli interpreti di Stranger Things, The Martian, Magic Mike e Mrs. America, per intenderci).

Il nostro compito, il nostro desiderio, non era solo quello di avere un gruppo di attori straordinari, ma contemporaneamente un gruppo di presenze non banali” elabora GuadagninoPer me il segreto è capire se mi sono innamorato delle persone con cui sto lavorando. E devo dire che sono poliamoroso, perché li amo tutti: ci sono degli interpreti che ho scoperto come Jordan, Francesca, Spencer; che ho incontrato per la volta come Jack; ci sono delle personalità che sono esplose nel cinema internazionale come Tom; artisti come Scott, che ho sempre ammirato e che avevo l’istintivo desiderio di conoscere; ho scoperto Faith, che è un’interprete staordinaria; e poi avevo le mie passioni di vecchia data, come Alicia e Chloe… È stato un processo stupendo!“.

E a proposito di innamorarsi, è proprio questo il termine che chiama in causa Francesca Manieri, che assieme a Paolo Giordano ha collaborato alla sceneggiatura della serie: “Questa è stata una serie di innamoramenti per noi che ci lavoriamo da tanti anni: sicuramente, ho avuto un innamoramento per Paolo nella scrittura; per Lorenzo [Mieli, il produttore] che ha creduto ciecamente in questo progetto; e poi per Luca, per la sua visione“.

Una visione che, visto anche il grande successo che sta avendo oltreoceano, e che è facile immaginare possa confermarsi anche nel nostro paese, potrebbe continuare ad espandersi? “Per me sì. Sempre che i miei partner si uniscano a noi per continuare a dargli corpo e voce” risponde senza girarci troppo intorno Guadagnino.

Con la speranza, dunque, che questa storia “di un’infanzia che svanisce” (Grazer), di “hubris adolescenziale” (Giordano), di libertà e ricerca dell’dentità, un bildungsroman televisivo che coniuga diverse realtà dandogli un sapore del tutto unico, ma allo stesso tempo così familiare, possa continuare, vi ricordiamo che l’appuntamento con We Are Who We Are è solo su Sky Atlantic e NOW TV a partire da venerdì 9 ottobre 2020.

Laura Silvestri

Info 

Titolo Originale: We Are Who We Are 

Data di Uscita: 9 ottobre 2020 

Durata: 8 episodi  

Regia: Luca Guadagnino 

Con:  
Jack Dylan Grazer, Alice Braga, Chloë Sevigny, Jordan Kristine Seamón,  Spence Moore II, Scott Mescudi,  Faith Alabi, Francesca Scorsese 

Distribuzione: Sky Italia

Materiali Stampa: Sky Italia

TaTaTu: La Prima Sharing Economy Del Free Time – Il Lancio Italiano Dell’App

Il 6 Marzo si è svolta a Roma la presentazione dell’app TaTaTu, la prima piattaforma social di intrattenimento che premia gli utenti che guardano contenuti online.

Tra conferenza stampa e party di lancio sponsorizzato da Campari, l’evento ha visto protagonista Andrea Iervolino, ideatore dell’app e produttore cinematografico, assieme agli attori Antonio Banderas, Michael Madsen e Romano Reggiani.

Ma cos’è TaTaTu?

TaTaTu è un applicazione disponibile su Apple Store e Android – a breve verrà realizzata la versione per TV – con 5000 ore di contenuti tra film, musica, sport e game, a cui si aggiungeranno periodicamente nuovi titoli.

Scaricando gratuitamente l’app e divenendo – sempre gratuitamente – membri della community, si ottiene automaticamente un wallet digitale. Guardando film, video clip e altri contenuti gratis, ma con piccole interruzioni pubblicitarie, guadagnerete token (i TTU, una criptovaluta di nuova creazione) che potranno poi essere scambiati con coupon per l’acquisto di prodotti e/o utilizzabili negli e-commerce gestiti da Triboo.

È possibile guadagnare TTU sia tramite visione diretta dell’utente, che tramite visione di terzi da voi invitati ad iscriversi su TaTaTu: ogni volta che il vostro amico guarderà un contenuto, guadagnerete entrambi TTU.

I TTU possono essere utilizzati anche in altro modo, ad esempio per beneficenza, o nel caso della produzione cinematografica, per pagare gli attori e supportare la stessa produzione. Lo stesso Antonio Banderas è stato retribuito in TTU Coin per il suo ruolo in Lamborghini.

 

Foto Dell’Evento

 

Sia Banderas che Madsen hanno mostrato il proprio supporto in favore di Iervolino e delle sue iniziative:

Banderas:

«Ho lavorato con Andrea a due film. Lui non è solo un produttore molto bravo e molto serio, ma ha una mente molto brillante. I suoi assegni mi arrivano sempre tempo… E ha anche inventato un modo per vedere film, ed essere pagati per farlo! E questo è un dono che ha fatto a tutti noi. È fantastico, è folle… Un vero sogno! Ho accettato di farmi pagare in TTU perché accetto il futuro!»

Madsen :

«Ai tempi dello Studio System c’era una certa di dose di fiducia tra i vari attori, produttori e la produzione tutta… Andrea sta portando di nuovo questa fiducia nel business dell’intrattenimento, ed era qualcosa che mancava da un pò. Ora sei come un cowboy, se da solo, a meno che non ti presentino – come ha fatto il mio manager – qualcuno come questo ragazzo. C’è stato un periodo in cui non avevo più voglia di fare l’attore, non avevo più fiducia, non ci credevo più. E adesso, addirittura, persino i miei figli vogliono essere degli attori. […] Farei qualsiasi cosa mi chieda questo ragazzo. Lui è sempre stato fedele e di parola. Sono sicuro che faremo molte cose insieme in futuro, perché è un tipo davvero intelligente».

Per maggiori informazioni su TaTaTu vi invitiamo a dare un’occhiata ai video della conferenza stampa di presentazione dell’app che trovate qui sotto.

Laura Silvestri

Materiali Stampa: ManzoPiccirillo
Foto Dell’Evento: Daniele Venturelli
Video: Time Stone Entertainment