Sullo schermo, un serafico Bruce Springsteen che ci appare come il saggio cantastorie per eccellenza, di quelli che sanno dare sempre un ottimo consiglio, se li si sa ascoltare; nelle orecchie, parole e armonie che scaldano il cuore, lasciando in cambio dolorose scottature; in maniera quasi miracolosa, Western Stars è la perfetta evocazione, sotto tutti gli aspetti possibili, di quest’ultimo e omonimo album del Boss, racchiudendo al suo interno, senza temere smentita, la vita nella sua piena interezza e complessità.
Tredici tracce, tredici racconti attorno al fuoco (o meglio, alla luce soffusa di un granaio alla vecchia maniera); la voce icona di intere generazioni sostenuta non solo da una sontuosa orchestra ma anche dalla compagna di sempre, l’amata moglie Patti Scialfa, che sembra ricordare elegantemente che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna; come ultimo tocco, una regia, in collaborazione con l’amico Thom Zimny, prepotentemente affascinante, piena di colori vivi e vastità bucolica.
I personaggi che Springsteen porta in vita – lo stuntman che rincorre l’ignoto, quel ragazzo che fugge da un amore mal finito, la star caduta ormai in disgrazia – ci raccontano tantissimo di lui e del suo vissuto, ma soprattutto ci raccontano di noi, di ciò che siamo e potremmo essere in quanto individui.
Ogni singolo brano riesce ad avere un suo mondo ben definito, ed allo stesso tempo tutti insieme compongono un immaginario comune, unico ed estremamente coeso, fatto di lunghi tragitti in auto, cuori spezzati e passati turbolenti che sottotraccia inneggia all’importanza della fiducia, al bisogno di avere fede e al coraggio di aprirsi un varco al di fuori della solitudine; ma è un inno soprattutto all’essenza americana – pur andando, certo, al di là dei confini.
Più che un film un’esperienza, un’occasione di raccoglimento in grado di produrre tante risposte quante domande, e di spostare l’asticella dell’attenzione verso gli aspetti più essenziali e genuini della vita, al di fuori della frenesia che attanaglia tutti i nostri giorni.
Cristiana Carta