La Sirenetta – La Recensione del live-action Disney: un nuovo racconto dai mari dal sapore familiare

La Sirenetta è pronta a salire in superficie e fare il suo debutto al cinema in versione live-action, con un cast stellare e la musica che amiamo da sempre… Ma tutto è diverso, seppur familiare. Andiamo in fondo al mar per scoprirlo.

Il 24 maggio è il tanto atteso giorno in cui si potrà vedere sul grande schermo uno dei titoli più discussi degli ultimi anni, il live-action Disney de La Sirenetta. Oggetto di svariate polemiche per differenti ragioni, dal casting ai cambi alla storia, dal character design dei personaggi alle modifiche ai testi delle canzoni, finora avevamo potuto dare solo delle occhiate fugaci al prodotto finito, ma il momento di giudicare con cognizione di causa è arrivato.

Attenzione: possono seguire leggeri spoiler (per quanto li si possa definire tali).

Diretto da Rob Marshall (Il Ritorno di Mary Poppins, Chicago, Into the Woods) e basato su una sceneggiatura di David Magee (Il Ritorno di Mary Poppins, Vita di Pi, Neverland – Un Sogno per la Vita), l’ispirazione principale è chiaramente il classico d’animazione Disney del 1989, da cui riprende gran parte degli elementi, ma fin da subito un concetto è chiaro: questo è comunque un film a sé… Come è giusto che sia.

Perché quando si tratta di portare in versione in carne e ossa amate storie dell’infanzia di molti come i classici Disney e ciò a cui si ispiravano, non si riesce mai ad accontentar tutti: c’è chi si lamenta che il retelling è troppo fedele al film d’animazione, chi non ammette aggiunte, tagli o modifiche; chi ne proclama l’inutilità ancor prima di vedere come è stato realizzato, chi dice che è solo un’operazione per far soldi e non c’è anima dietro… Le considerazioni, sterili o meno che possano essere, condivisibili oppur no, sono molteplici, sia a giochi fatti, che prima di poter anche solo iniziare la corsa.

Nel caso de La Sirenetta, come dicevamo, è stato più che mai così. Ma quanto visto al cinema, quale risposta dà in merito? Come si comporta a fronte di tutte queste conversazioni? Facendo il suo. Rischiando abbastanza? Sì. Riuscendo sempre alla perfezione? No. Con risultati accettabili? A voi il giudizio finale.

Quel che possiamo fare noi, è raccontarvi la nostra esperienza con il film, che è stata per lo più positiva, seppur con qualche riserva. Fin dall’inizio della visione, si è respirata l’atmosfera che un tempo era propria del classico d’animazione, con qualche interpolazione antica o moderna (suggestiva è la citazione dalla fiaba di Hans Christian Andersen che appare proprio al principio), e sebbene fin da subito si notino alcuni dei cambiamenti apportati, lo scarto non è così ampio come si possa pensare.

Colpisce in diversi momenti, ma purtroppo in negativo, la CGI, con una resa degli effetti visivi generale che non è delle migliori, e che può distogliere l’attenzione da ciò che invece funziona. Colpa di cui si macchia, in determinati casi, anche l’adattamento italiano, che tuttavia si può analizzare solo in parte, mancando la visione in lingua originale del film (su YouTube troviamo qualche clip dal film, ma ovviamente prendere solo quelle in considerazione implicherebbe, ad ogni modo, un giudizio parziale).

Va comunque fatto un discorso caso per caso in merito, perché se la coppia Yana C. e Sara Labidi (rispettivamente le voci nel cantato e nel parlato di Ariel) sembra adattarsi abbastanza bene all’interprete originale, Halle Bailey – che in barba a tutte le polemiche, ci mostra una Ariel sì naïf e sognatrice, al punto da far tenerezza, ma anche dal carattere forte e determinato, come d’altronde richiede il personaggio -, e la veterana Simona Patitucci (voce di Ursula nel live-action, ma doppiatrice di Ariel nel classico animato dell’89) sorprende per la sua versatilità nel passare dall’eroina alla villain della storia, Mahmood, a cui è stato affidato il difficile compito di doppiare Sebastian, non sempre sembra trovare la sua dimensione: buono nel rap con Scuttle (sì, c’è un brano rap che coinvolge due dei personaggi più amati, ed è anche piuttosto riuscito in italiano), meno incisivo in “In Fondo al Mar“, poco convincente nel parlato.

Un brano che, per quel che possiamo ipotizzare non avendolo sentito in originale (ma vogliamo fidarci di Lin-Manuel Miranda, che ha lavorato alla colonna sonora del film assieme ad Alan Menken), sembra risentire del passaggio da una lingua all’altra (questa volta più a livello testuale) è l’assolo di Eric (Jonah Hauer-King), personaggio che, invece, gode di maggiore approfondimento caratteriale nel live-action, e a cui vengono date motivazioni e una backstory da non disdegnare.

Manca poi la canzone atta a presentare le sorelle di Ariel, che qui hanno persino nomi differenti, ed è meglio non addentrarsi nel discorso su Re Tritone di Javier Bardem, che non è decisamente l’MVP della pellicola (quel titolo spetta di tutto diritto a Melissa McCarthy, con una spettacolare Ursula).

Ma, probabilmente, tra i dettagli che hanno fatto maggiormente notizia nelle settimane precedenti all’uscita del film, vi sono state le modifiche al testo di “Baciala” (“Kiss The Girl“), uno dei brani più caratteristici del film dell’89 e dell’intera discografia disneyana, che però vi farà piacere apprendere come in italiano sia in realtà molto fedele alla versione che tutti amiamo. Non temete, dunque, perché si tratta davvero di minuzie.

Lo stesso non si può dire di “Les Poissons“, il divertente inno dello chef Louis nel cartone… Che qui proprio non c’è. Nada. Nisba. Assente. Non pervenuto. Mettetevi l’anima in pace. Tranquilli, però: nessuno ci ha tolto l’arricciaspiccia, per cui il mondo può continuare a girare.

Insomma, tra modifiche, tagli e aggiunte (che, ribadiamo, non si può non aspettarsi in un qualsiasi progetto per il quale non sia un annunciato adattamento shot-for-shot, ovvero in maniera pedissequa, dell’originale), tra una polemica e l’altra, quel che rimane è il risultato finale. Questo può far storcere o meno il caso in alcuni punti (e qualche adjustment, anche tra quelli qui non menzionati, lo farà con tutta probabilità), ma alla fine della storia, chi andrà a vedere La Sirenetta al cinema si troverà davanti a un film godibile, con i suoi punti di forza e con i suoi difetti, ma di certo non da catalogare come “fallimentare”.

E, che vi piaccia o meno la nuova versione, uscirete comunque cantando dalla sala, e arriverete a casa che con tutta probabilità starete ancora fischiettando “In Fondo al Mar” e simili, proprio come un tempo eravate soliti fare dopo la visione del classico animato, e come le nuove generazioni avranno ora doppiamente modo di fare.

Con noi, a questo punto, vi diamo appuntamento alla prossima, e che dire… “È stato un piacioro!

Trovate La Sirenetta dal 24 maggio al cinema.

Laura Silvestri

Info

Titolo Originale: The Little Mermaid

Durata: 135'

Data di Uscita: 24 maggio 2023

Regia: Rob Marshall

Con: 
Halle Bailey, Melissa McCarthy,
Jonah Hauer-King, Daveed Diggs, 
Jacob Tremblay, Awkwafina,
Javier Bardem

Distribuzione: Walt Disney Company

Citadel – Recensione e Incontro Stampa: Le Spie di Prime Video Invadono Roma

I produttori e il cast di Citadel hanno reso la città Eterna il loro luogo di ritrovo per un evento di portata globale: la nuova spy series di Prime Video è stata presentata in anteprima a Roma. Leggete il nostro rapporto della missione per sapere come è andata!

Rapporto missione Citadel. Roma, 21 aprile. Il cast e i produttori della nuova serie tv di Prime si recano in piazza della Repubblica. Ad attenderli una folla composta da addetti stampa, fotografi e studenti. La città è in fermento. Di seguito, quanto accaduto.

Niente CIA, niente FBI. Pesci troppo piccoli, “squadrette di serie B”, come fa notare anche l’agente Nadia Sinh interpretata da Priyanka Chopra Jonas. Qui, al centro di tutto, è Citadel, l’agenzia indipendente di spionaggio internazionale più rispettata e temuta, almeno da coloro che credono alla sua esistenza. Ma cos’è una leggenda se non una fiaba per della buonanotte per alcuni, un mito da sfatare per altri, e un obiettivo da annientare per chi, come l’organizzazione nota con il nome di Manticore, punta al predominio globale assoluto?

Queste le premesse della nuova serie TV in arrivo il 28 aprile su Prime Video, che vede tra le menti creative che vi hanno lavorato i registi del MCU Anthony e Joe Russo, la produttrice Angela Russo-Ostat e il produttore esecutivo David Weil, tutti presenti in sala durante la proiezione dei primi due episodi, assieme ai membri del cast principale Richard Madden, Stanley Tucci e Priyanka Chopra Jonas, in occasione dell’anteprima italiana dello show.

L’aspetto più interessante di Citadel risiede senz’altro nel concept stesso della serie, l’idea di un universo televisivo che partirà dalla serie madre, per poi espandersi con svariati spin-off inerenti a differenti location (sono già in sviluppo quello italiano, con Matilda De Angelis, e quello indiano). “Stiamo costruendo una comunità di storie e storyteller in tutto il mondo per raccontare un’unica grande storia” spiega Joe Russo, che in compagnia del fratello Anthony, hanno già avuto il difficile compito di sviluppare universi narrativi di incredibile portata.

E allora ecco che vediamo gettarne le basi fin dai primi, esplosivi minuti del primo episodio, in cui ci vengono presentati Mason Kane (Richard Madden) e Nadia Sinh (Pryianka Chopra Jonas), affiatata coppia di spie guidata da Bernard Orlick (uno Stanley Tucci che è sempre una garanzia), che tuttavia si ritroverà nei guai assieme all’intera organizzazione quando una missione apparentemente di routine innesca la loro disfatta e lo scioglimento forzato di Citadel… Almeno fino a 8 anni dopo, quando Mason, privo di memoria, ricompare sui radar amici e nemici.

Senza spoilerarvi troppo di ciò che vedrete sullo schermo, tra valigette da trovare, ricordi da recuperare e minacce da sventare, possiamo dirvi che non vi troverete certo di fronte il più originale dei prodotti di genere, anzi, tra omaggi voluti o meno, la natura di Citadel è piuttosto derivativa dei grandi titoli del passato e del presente, – da Bourne a Bond -. Non è dunque un’unicità di contenuto che va ricercata in questo show, quanto ciò che più può portarvi a seguire passo passo le avventure dei suoi protagonisti.

Tra le motivazioni principali, possiamo offrirvene noi un paio: la prima è senz’altro il cast dello show, che si prende gran parte del merito di un suo eventuale successo, e anche in caso di flop sarà comunque visto come una delle sue “saving grace“. Dopotutto, ciò che sanno fare meglio queste spie, oltre a darle di santa ragione (le scene d’azione non deludono, pur non facendo balzare lo spettatore dalla sedia) è interagire tra loro. Il trio Madden-Chopra-Tucci viene consolidato fin da subito – anche se Tucci è lì a guidarli da remoto per la maggior parte del tempo – e soprattutto le battute di quest’ultimo e come vengono eseguite contribuiscono ad elevare il livello d’intrattenimento.

La chimica tra le due spie di punta di Citadel è palpabile, anche se come coppia meritavano probabilmente un’origin story meno frettolosa (ma non è detto che non venga ampliata nei successivi episodi). È comunque chiaro come il loro rapporto sia alla base della storia, e c’è ancora tanto da scoprire al riguardo (Nadia sembra avere parecchio da nascondere, ma anche Mason può riservare ulteriori sorprese). E, tornando al discorso delle interpretazioni, le star di Quantico e di Game of Thrones sono più che azzeccate nei rispettivi ruoli. Madden, ad esempio, sembra avere tanto da dire in un ruolo che gli permette di dare prova di tutta la sua abilità attoriale: “Mason è questa spia incredibilmente figa, ma poi vediamo un lato totalmente diverso di lui. La sua memoria viene cancellata, e ci troviamo di fronte un uomo normale, con cui l’audience dovrà partire per un viaggio senza precedenti. Il pubblico vedrà attraverso i suoi occhi quello che è il mondo di Citadel, e scoprirà molto di più su di lui, Nadia e tutti gli altri giocatori in campo” anticipa l’attore.

Incuriosiscono, poi, i legami tra i vari personaggi; funziona il trope già collaudato della “spia tra le spie”, che vedremo dipanarsi nel corso dello show, e in generale vengono applicati tanti di quei cliché di genere – alcuni necessari e anche ben congegnati, altri meno – che si avrà sempre l’impressione di avere a che fare con qualcosa di familiare, anche quando Citadel prende una propria strada. Se questo, però, può essere visto come un bonus o un malus, sarà lo spettatore che dovrà deciderlo.

Tra gli appunti che potremmo fare a Citadel, almeno per quanto riguarda i primi episodi, il più pressante riguarda probabilmente il pacing: un ritmo così frenetico non giova alla narrazione, e soprattutto alla costruzione dei dialoghi, che spesso si riducono a dei botta e risposta ad effetto tra i personaggi per sostituire un’esposizione a tratti un po’ confusionaria, a tratti un po’ troppo “on the nose“. Ok che le spie vanno di fretta, ma non è sempre un bene rispecchiare questa caratteristica anche nel modo di raccontare la loro storia.

Detto ciò, resta da vedere come proseguirà lo show per poter giudicare al meglio. Non sappiamo come verranno sfruttate ambientazioni e tempistiche nei restanti episodi (ad esempio, si potrebbe argomentare che passiamo davvero poco tempo nelle varie location, ma probabilmente sarà a discrezione dei prossimi episodi e degli spin-off ampliare tutto in tal senso), né quanto verranno approfonditi i vari personaggi e le loro backstory (tuttavia, dovrà giocoforza essere un “di molto” la risposta a questa domanda), per cui allacciate le cinture, perché le spie di Citadel (e la sinistra Manticore) sono in agguato!

I primi episodi di Citadel saranno disponibili su Prime Video a partire dal 28 aprile, con un nuovo episodio in uscita ogni venerdì fino al 26 maggio.

Laura Silvestri

Info

Titolo: Citadel

Durata: 6 episodi

Data D'Uscita: 28 aprile 2023

Regia: Newton Thomas Sigel, Jessica Yu, 

Con: 

Richard Madden, Priyanka Chopra Jonas, Stanley Tucci

Distribuzione: Prime Video

Materiali Stampa: Prime Video, Laura Silvestri

Strange World – Un Mondo Misterioso: viaggio al centro della terra e del cuore con il nuovo film d’animazione Disney

Un mondo da esplorare, un pianeta da salvare, e tre generazioni a confronto: Strange World – Un Mondo Misterioso ci porta all’avventura prima di farci tornare a casa con il consueto stile Disney Animation, e nel frattempo ci fa riflettere anche su questioni non da poco.

Il 23 novembre è giorno di release globale per Strange World – Un Mondo Misterioso, l’ultima fatica di Disney Animation, gli studios che da anni ci regalano grandi avventure ed emozioni attraverso l’animazione, e che anche questa volta non sono da meno.

Chiamati all’appello per l’occasione il regista e il produttore di uno dei più bei film – nonché più sottovalutati – di casa Disney, Big Hero 6, Don Hall e Roy Conli, che assieme a Qui Nguyen (Raya e l’ultimo drago), co-regista e sceneggiatore della pellicola, ci presentano un racconto che tanto si ispira ai fumetti, ai film e all’intrattenimento pulp di tempi andati e non troppo (Amazing Stories, King Kong, Indiana Jones, Star Wars, ma anche un po’ Avatar ecc.) per portare però sul grande schermo una storia sempre attuale, ricca di insegnamenti e spunti di riflessione, e ovviamente pienza zeppa di azione e sentimenti.

Don mi ha presentato il pitch per il film circa quattro anni fa dicendomi ‘Hey, ho questa idea grandiosa di realizzare una sorta di ibrido tra Indiana Jones e National Lampoon’s Vacation’ e io ho subito detto ‘Oh, sembra divertente! E pieno d’avventura!’” ha raccontato Qui Nguyen durante la conferenza stampa romana del film “Perché quando scrivi qualcosa ti fai sempre tre domande fondamentali: 1) Quale sarà il motore dell’intrattenimento nella storia; 2) Dove troverai l’humor; e, cosa più importante di tutte 3) Dove sarà il cuore della storia. E al cuore di questo film c’è la storia multigenerazionale dei nostri protagonisti”.

Ecco allora che prende forma Strange World – Un Mondo Misterioso, dove l’agricoltore Searcher Glade (Jake Gyllenhaal in lingua originale, Marco Bocci nella versione doppiata) ha contribuito a creare una società che pone le basi su una fonte d’energia naturale, il pando, derivata da una pianta scoperta 25 anni prima degli eventi principali, durante una missione d’esplorazione. La stessa missione in cui il leggendario esploratore Jaeger Glade (Dennis Quaid in originale, Francesco Pannofino nella versione italiana) è scomparso nel nulla a seguito di un diverbio con il figlio (Searcher non voleva proseguire oltre, ma analizzare le proprietà di quello che sarebbe stato denominato pando, Jaeger voleva a tutti i costi scoprire cosa si celasse al di là delle montagne che da sempre circondavano Avalonia, rendendo impossibile andare oltre la terra conosciuta).

Ma ora il pando è in pericolo, e l’unico che può aiutare Avalonia a matenere la sua fonte d’energia è proprio chi lo ha scoperto, il massimo esperto al riguardo: Searcher… E la sua famiglia. Sì, perché al viaggio si uniranno anche la moglie Meridian (Gabrielle Union, Lucy Campeti) e il figlio Ethan (Jaboukie Young-White, Lorenzo Crisci), nonché l’adorabile cane a tre zampe Legend (il vostro cuore non si è già sciolto?).

Parte così il viaggio che condurrà i Glade e i loro compagni d’avventura (inclusi noi spettatori) alla scoperta di un mondo sotterraneo a loro sconosciuto, ma anche a inaspettati ritrovamenti e dovuti confronti di idee e mentalità, di aspettative e sogni, e al tempo stesso li porterà a riflettere su ciò che è giusto e sbagliato, ciò che è davvero meglio per sé stessi e per gli altri, e per il mondo che ci circonda e ci ospita.

Sono tante le tematiche affrontate in Strange World – Un Mondo Misterioso. Alcune evidenti e presentate in più modi, attraverso differenti declinazioni, come il discorso generazionale, l’importanza del riconoscere e accettare l’altro, del lavoro di squadra, ma anche della propria individualità, del seguire i propri sogni, e la paura di disattendere le aspettative di chi ci è caro; oppure il rispetto per l’ambiente, per la natura che ci dà vita e che è vita. Altre, inserite in maniera meno vistosa, senza troppa fanfara, come l’orientamento sessuale del più piccolo di casa Glade, di cui semplicemente non viene fatta una questione (come probabilmente sarebbe augurabile che fosse anche nella realtà).

Per quanto riguarda Ethan, quella è sempre stata l’idea, fin dall’inizio. Lo adoriamo, non vediamo l’ora che il mondo ne faccia la conoscenza” spiega Don Hall sempre in sede di incontro stampa “Noi facciamo film per tutti, il nostro pubblico è ogni singola persona sulla faccia della terra. E volevamo che questo film riflettesse il mondo, e che tutti potessero sentirsi rappresentati sullo schermo“.

A riassumere il tutto, il brano scritto e interpretato per la versione italiana del film da Federica Abbate e Michele Bravi, “Antifragili”, portatore di un affascinante concetto proveniente da un saggio dallo stesso nome dello scrittore libanese naturalizzato statunitense Taleb Nassim Nicholas, in cui, spiega Abbate viene detto che “Il contrario di forte e resiliente non è fragile, ma è antifragile, ed è una caratteristica tipica dei sistemi viventi di rigenerarsi in seguito ai traumi. Se una cosa uno la sbatte per terra e si rompe, è qualcosa di inanimato. Ma la caratteristica dei sistemi viventi rispetto al trauma è quella di rimarginarsi. E infatti nel pezzo, se ci pensate, diciamo ‘Noi siamo tutti per definizione antifragili’. Quindi tutti quanti noi possiamo rimarginarci e rinascere in un qualche modo“.

E vedrete, allora, come questo concetto si sposa alla perfezione con il film, e come, attingendo a una tradizione antica, a miti e leggende di un passato che non si dissolve mai veramente, ma su cui continuiamo a costruire narrazioni dopo narrazioni, lo si riesce a rendere sempre moderno e contemporaneo, specialmente grazie a delle animazioni e a delle intuizioni visive che evolvono senza sosta e ogni volta riescono a sbalordire il pubblico in sala, che con occhi sognanti immagina di essere proprio lì, con i personaggi della pellicola.

Abbiamo fatto molte ricerche relativamente ad alcune cose che vedete nel film (che non spicifichiamo per non spoilerarvi nulla), ma per quanto riguarda l’ambiente in generale, non avevo un’ispirazione visiva, un’idea concreta” rivela HallE per me questa cosa andava benissimo, anzi, era l’ideale. Perché ero entusiasta di poter dare ai nostri fantastici animatori e artisti una tela bianca su cui poter dipingere. E sapevo che ne sarebbe venuto fuori qualcosa di speciale, ma non immaginavo fino a questo punto. Mi hanno tolto il fiato, hanno decisamente superato ogni mia aspettativa. Sono davvero fortunato, lavorare a Disney Animation è ciò che ho sempre voluto, adoro le persone con cui collaboro ogni giorno, e credo che questo film sia un prova di tutto ul loro talento“.

Strange World – Un mondo misterioso non vi farà forse piangere a dirotto già dai primi 15 minuti come Big Hero 6, e non sarà articolato quanto Encanto nel proporvi la complessità delle dinamiche familiari, ma non uscirete di certo insoddisfatti dalla sala, e anzi, tornerete a casa con una consapevolezza maggiore di ciò che siete, di chi siete, e del mondo e delle persone che vi circondano. E magari vorrete giocare anche voi a un gioco come quello che si vede nella pellicola, Primal Outpost, dove non ci sono dei veri cattivi (qualcosa che anche i nostri protagonisti dovranno realizzare), e il cui obiettivo va combaciare con uno dei temi portanti della nostra storia. E uno slime. Probabilmente vorrete uno slime.

Strange World – Un mondo misterioso è dal 23 novembre al cinema distribuito da Walt Disney Pictures.

Laura Silvestri

Info

Titolo Originale: Strange World

Durata: 102'

Data D'Uscita: 23 novembre 2022

Regia: Don Hall, Qui Nguyen

Con: 

Jake Gyllenhaal, Dennis Quaid, 
Gabrielle Union, Jaboukie Young-White, 
Alan Tudyk, Luci Liu

Distribuzione: Disney

Materiali Stampa: Disney 

Diabolik – Ginko all’attacco! Ovvero l’importanza di andare al cinema

Diabolik torna sul grande schermo con la seconda avventura targata Manetti Bros., un nuovo volto (quello di Giacomo Gianniotti) e la promessa di un ulteriore appuntamento cinematografico. Questo è Diabolik – Ginko all’attacco!

Il 17 novembre arriva nella sale Diabolik – Ginko all’attacco!, secondo film dedicato al ladro dai mille volti nato dalla fantasia delle sorelle Giussani. E anche questa volta sono due fratelli a dargli vita sul grande schermo, i Manetti Bros., che dirigono il sequel-non-sequel con protagonista Giacomo Gianniotti (subentrato nel ruolo dopo l’addio di Luca Marinelli, interprete del personaggio nella precedente pellicola).

Questo film non è un seguito, non è un sequel. Diabolik è un personaggio come James Bond, Batman, Sherlock Holmes, ovvero personaggi universali, e quindi l’idea è quella di raccontare un’altra storia, di realizzare un altro film. Quindi per noi non è un sequel, ma semplicemente un altro film” spiega Marco Manetti durante la conferenza stampa in occasione della presentazione del film a Roma, nella splendida cornice del nuovo Cinema Barberini.

E in effetti i connotati di “un altro film” come lo intende Manetti, Diabolik Ginko allattacco li ha, a partire per l’appunto dal diverso interprete per Diabolik. Ma portando la stessa firma del precedente, vi è continuità nello stile, nel tono, e va detto, anche in ciò che non funzionava con il primo lungometraggio.

Il ritmo prolisso, l’impostazione rigida, l’eccessiva esposizione dei fatti e quel tocco in più di kitsch che sfocia nell’eccesso non aiutano l’assimilazione di un film che, dal punto di vista estetico, dà invece tanto e dimostra tutta la maestria italiana nell’ambito della settima arte.

Se, infatti, la pellicola va premiata per restituirci una così fedele rappresentazione visiva di ciò che era il Diabolik dei fumetti e del suo spirito (l’albo che funge da ispirazione qui è il sedicesimo), se vanno assolutamente elogiati dipartimenti come quello dei costumi e della scenografia, se possiamo udire delle musiche scelte ad hoc – in questo film, oltre all’operato di Pivio e Aldo De Scalzi abbiamo anche il contributo di Diodato con un brano originale composto appositamente per il lungometraggio – abbinate anche alle distintive coreografie di Luca Tommassini, si fa ancora fatica a giungere al termine di quei 111 minuti senza remore, senza pensare che non si potesse sistemare (più di) qualcosa qua e là (specialmente in termini di dialoghi).

Per quanto riguarda i protagonisti della vicenda, Gianniotti si dimostra un Diabolik più calato nel ruolo e meno stoico di quello di Marinelli, e Miriam Leone conferma il suo essere la scelta perfetta per la parte di Eva Kant, che anche qui trova il modo di risaltare rispetto ad altre figure e si impone come uno dei migliori personaggi del film; sembrano funzionare in buona misura anche le nuove aggiunte, come il personaggio interpretato da Alessio Lapice, Roller, e la Duchessa Altea di Monica Bellucci, che ci permette di vedere un altro lato del Ginko di Valerio Mastandrea (tuttavia quest’ultimo, sebbene questa volta sia addirittura tra i personaggi titolari, paradossalmente sembrava brillare di più e sostenere maggiormente il peso della pellicola nel precedente appuntamento cinematografico).

Non dimentimentiamoci infatti di uno dei temi principali della pellicola, come rimarcano anche gli stessi registi: si tratta un film all’insegna dell’amore, dell’amore tra Ginko e Altea, ma anche di quello tra Diabolik e Eva, entrambi messi costantemente alla prova dalle circostanze, ma con differenti declinazioni ed esiti.

Nel primo film Diabolik impara ad amare, incontrando Eva. Questa era la storia del precedente capitolo, in cui un essere disumano e glaciale come Diabolik incontra questa donna totalmente complementare a lui che gli insegna l’amore, e nel secondo Giacomo (Gianniotti) gli ha dato quell’anima che c’era bisogno che in questa storia ci fosse. Per cui questo è un Diabolik che ama e che si contrappone alla coppia di Ginko e Altea, che si amano tantissimo, ma che schiavi dell’immagine, delle regole della società, non possono esprimere il loro amore con la stessa libertà di Diabolik ed Eva” conviene ancora Marco Manetti.

É pertanto interessante vedere sullo schermo l’evoluzione di personaggi appartenenti ad un’epoca differente, con caratteristiche chiaramente anacronistiche rispetto ad oggi, ma in un qualche modo sempre impregnati di universalità, in cui ci si può sempre, almeno in parte, rispecchiare (speriamo non quella della propensione alle rapine e le uccisioni, chiaramente).

Diabolik – Ginko all’attacco! non sarà forse una delle visioni più scorrevoli che potreste trovare in circolazione, dunque, ma oggi più che mai non sbaglieremmo nel dire che è estremamente importante dare una chance a questo titolo, perché al di là di quelli che possono essere i suoi difetti (percepiti o effettivi), rappresenta comunque un grande passo avanti nella produzione cinematografica italiana.

Se vogliamo che il cinema nostrano progredisca, se vogliamo che osi di più, che non ci offra solo cinepattoni e simili (i quali, nonostante tutto, non si possono privare dei loro meriti), se vogliamo pensare in grande e fare altrettanto, non si dovrebbero ignorare produzioni come Il Primo Re o lo stesso Diabolik – per prendere come riferimento due diversissimi prodotti del cosidetto cinema di genere di fattura italiana – e ovviamente sarebbe augurabile non ignorare il secondo e il terzo film (quest’ultimo già girato e prossimanente in arrivo) dedicati al ladro dagli occhi di ghiaccio.

Poi, naturalmente, ognuno fa quel che vuole, ci mancherebbe. Ma andare al cinema è difficilmente una cattiva idea, non trovate?

Diabolik – Ginko all’attacco! è dal 17 novembre al cinema grazie a 01 Distribution.

Laura Silvestri

Info

Titolo Originale: Diabolik - Ginko all'attacco!

Durata: 111'

Data D'Uscita: 17 novembre 2022

Regia: Manetti Bros.

Con: 

Giacomo Gianniotti, Miriam Leone,
Valerio Mastrandea, Monica Bellucci,
Alessio Lapice, Linda Caridi

Distribuzione: 01 Distribution

Materiali Stampa: 01 Distribution  

Prey, la recensione: il franchise di Predator si reinventa con un tuffo nel passato

Cosa fa più paura del Predtore per eccellenza? Nulla, come abbiamo scoperto il 26 luglio al Giffoni Film Festival, dove è sbarcato in anteprima Prey, il film prequel di Predator in arrivo il 5 agosto su Disney+.

Spesso si guarda avanti per cercare di dare nuova vita a un franchise cinematografico o televisivo, ma nel caso di Predator è il passato che adesso farà da rampa di lancio verso un futuro potenzialmente sempre più radioso.
Dopo l’insuccesso di pubblico e di critica di The Predator, fino ad oggi il più recente capitolo ambientato nell’universo portato per la prima volta sullo schermo dal film del 1987 di John McTiernan con Arnold Schwarzenegger, siamo infatti di fronte a un altro tentativo di raccontare storie legate a questo mondo fatto di predatori e prede.

Un tentativo che, questa volta, sembra aver centrato l’obiettivo, spostando il focus dai primi ai secondi già dall’eloquente titolo, Prey, e rendendo la battaglia per la sopravvivenza più avvincente che mai, tanto da conquistare sin dalle prime scene anche il giovane pubblico del Giffoni Film Festival, dove il lungometraggio in arrivo in questi giorni su Disney+ è stato presentato in anteprima.

Si è parlato di origin story per il feroce predatore alieno che ormai dagli anni ’80 popola i nostri schermi, ma in realtà il film realizzato da Dan Trachtenberg (10 Cloverfield Lane, The Boys) e scritto da Patrick Aison (Jack Ryan, Treadstone) non si propone di raccontarci com’è nato uno degli antagonisti per eccellenza del grande schermo: Prey è sì classificabile come prequel, in quanto vengono narrati degli eventi accaduti cronologicamente prima della storia a cui facciamo solitamente riferimento come punto di partenza della saga (il film dell’87), ma non scopriamo ancora le vere origini dei temibili Yautja.

Quella che abbiamo di fronte è dunque la narrazione di una storia antica, ambientata nel 1719, nella terra natia dei Comanche, dove la giovane Naru (Amber Midthunder) cerca di farsi valere all’interno di una tribù dai valori fortemente patriarcali.
Intenta a dimostrare le sue abilità da cacciatrice proprio come il fratello Taabe (Dakota Beevers), Naru si allontana spesso dal villaggio per affinare le sue abilità. E sarà durante queste sue spedizioni nella natura più selvaggia che inizierà a rendersi conto di una possibile minaccia ben diversa da quella rappresentata dalla fauna locale, nonostante i dubbi e l’incredulità del resto della tribù.
E presto, ritrovandosi a seguire una scia di sangue e morte (che non lo rendono probabilmente il film più indicato per gli amanti degli animali), anche Taabe e gli altri arriveranno a comprendere gli avvertimenti della più giovane guerriera, ma pagando il più alto dei costi immaginabili.

È crudo, feroce, spietato il racconto che prende vita sullo schermo in Prey.
Non c’è nulla di edulcorato nel modo in cui Trachtenberg ci presenta quest’avventura primordiale, ma solo apparentemente appartenente a un’altra epoca, e in realtà sempre spaventosamente attuale nel mettere in campo le paure, le difficoltà e le lotte per la supremazia del regno umano e animale.

Un ciclo che si ripete all’infinito (in senso figurato, ma anche letterale come vedrete in particolare grazie a una scena esemplare) e malgrado i progressi ottenuti con il tempo, che non lascia scampo, e che mette tutti di fronte a una spietata prova da superare per potersi laureare non solo combattenti, non solo guerrieri, ma prima di tutto sopravvissuti. Naru e gli altri personaggi devono dunque intraprendere un inesorabile rito di passaggio (con tanto di nome apposito per noi abbastanza impronunciabile), che racchiude in sé il cuore del film, il messaggio che anche attraverso l’incisività di interpreti che abbracciano alla perfezione i propri ruoli (a partire da Midthunder, che già aveva dato prova del suo talento in diverse produzioni, dalla serie FX Legion al reboot di Roswell, passando per il film L’uomo dei ghiacci – The Ice Road con Liam Neeson), l’eleganza di una fotografia ragionata eppur disinvolta e un accompagnamento musicale che sa quando prendersi determinate libertà e mostrarsi più dirompente, e quando invece sostenere in maniera più riservata e senza orpelli superflui la storia, giunge chiaro e forte a noi spettatori.

E tutti gli abbonati di Disney+ potranno scoprirlo a partire dal 5 agosto, quando Prey sarà finalmente disponibile per la visione.

Prey è dunque un prequel diverso da quello che si potrebbe aspettare un fan di Predator, ma pur riproponendo una storia nelle sue fondamenta piuttosto tipica per il franchise, riesce a portare sullo schermo un’unicità di spirito che ne diventa la caratteristica vincente e che trova una convincente espressione sia nell’impostazione formale, sia nell’attenzione rivolta allo sviluppo dei personaggi e del racconto. Il tutto non allontanandosi mai troppo dal tracciato dell’originale, e anzi dimostrando di esserne un degno erede e al contempo predecessore.

Laura Silvestri

Info

Titolo Originale: Prey

Durata: 99'

Data D'Uscita: 5 agosto 2022

Regia: Dan Trachtenberg

Con: 

Amber Midhunter, Dakota Beavers,
Dane DiLiegro, Michelle Thrush

Distribuzione: Disney+

Materiali Stampa: Disney+

Downton Abbey II: Una Nuova Era – La famiglia Crawley torna sullo schermo in edizione Home Video

Si fa ritorno nel mondo di Downton Abbey grazie all’edizione Home Video del secondo film tratto dalla serie tv ideata da Julian Fellowes: preparatevi per gustarvi anche da casa Downton Abbey II: Una Nuova Era.

“La modernità fa irruzione a Downton”

Non c’è gioia più grande per i fan di Downton Abbey di poter far ritorno tra le mura di questa spettacolare dimora inglese che di tante vicende è stata teatro, e continua ad esserlo. In Downton Abbey II: Una Nuova Era si utilizza ancora il mezzo cinematografico per ampliare la storia della famiglia Crawley e di chi li circonda, e anzi, doppiamente si potrebbe dire, vista la presenza delle telecamere anche in scena.

Questa volta, infatti, vedremo i Crawley alle prese con due diverse storyline: Lady Mary (Michelle Dockery) e chi resta a Downton dovrà a avere a che fare con una troupe cinematografica che, in una situazione dal sapore molto metanarrativo, ha voluto proprio Highclere Castle come location del proprio film; Lord Robert (Hugh Bonneville) e buona parte della famiglia più qualche membro della servitù, invece, si recheranno nel sud della Francia, dove è situata una villa entrata misteriosamente in possesso di Lady Violet (Dame Maggie Smith).

La doppia ambientazione permetterà dunque un’espansione della storia su due fronti su un piano narrativo, e su quello prettamente visivo provvederà un’ottima occasione di contrasto di colori, toni, stili e culture, come viene illustrato anche abbondamente nei contenuti speciali dell’edizione blu-ray.

L’alta definizione dell’edizione home video vi darà poi occasione di gustarvi al meglio non solo tutte le ambientazioni, ma anche i costumi, le acconciature e ogni piccolo dettaglio per cui la produzione di Downton Abbey è sempre stata celebre, e che ancora una volta porta in gran quantità e qualità sullo schermo (e sì, sono incluse anche le fantastiche musiche che accompagnano ormai da tempo la serie e le sagaci battute di Lady Violet, che potrete udire anche in Dolby Atmos e Dolby Digital Plus 7.1).

E mentre scopriamo qualcosa in più sul passato, presente e futuro dei nostri protagonisti – Perché non vediamo l’Henry Talbot di Matthew Goode? Cosa succede a Cora (Elizabeth McGovern)? E quale sarà la verità dietro la opeculiare eredità di Lady Violet? -, e accogliamo nuovi personaggi nella mischia – al cast del film si aggiungonoad esempio il regista Jack Barber a cui presta il volto Hugh Dancy e gli attori Myrna Dalgleish e Guy Dexter, interpretati rispettivamente da Laura Haddock e Dominic West -, è chiaro che, come d’altronde anticipa lo stesso titolo, Downton Abbey II: Una Nuova Era segna un passaggio importante nella storia dell’opera, un passaggio che ora potrete vedere e rivedere comodamente anche in edizione digitale, DVD e Blu-Ray, tutte già disponibili al pubblico.

Laura Silvestri

CONTENUTI SPECIALI NEI FORMATI BLU-RAY E DVD:

È bello essere di nuovo a casa

 Il cast è felice di tornare al castello e di realizzare il nuovo film nuovamente insieme. Senti cosa hanno da dire, com’è stato per loro ritrovarsi ancora e scoprire nuovi dettagli della storia dei loro personaggi.

Ritorno a Downton Abbey: le riprese di una nuova era

Una grande produzione come lo è Downton Abbey II: Una nuova era richiede moltissima preparazione, tantissime persone e un’incredibile abilità. Questo making-of vuole immergersi nel lavoro di ogni dipartimento che ha contribuito a portare in vita questo film.

Un personaggio leggendario

Guardiamo meglio il personaggio leggendario che è la Contessa Dowager di Grantham e scopriamo perché Maggie Smith è nata per interpretarla.

La realizzazione del film… nel film

Tuffati più in profondità nel dietro le quinte del film dentro al film, scoprendo l’enorme ricerca di informazioni e dettagli presi in considerazione, dalla scenografia del set alle auto alla grande varietà di attrezzi di scena ed equipaggiamenti utilizzati in linea con il periodo storico del film.

Lo yacht di Britannia di Sua Maestà

Scopri la vera storia dello Yatch Britannia di sua maestà, e perché era la nave perfetta per il film.

È ora di sputare il rospo

Accomodati in compagnia di Allen Leech (Tom Branson) e Laura Carmichael (Lady Edith) mentre sputano il rospo su com’è stata davvero la vita sul set di Downton Abbey II: Una nuova era

Commento al film con il regista Simon Curtis

INFORMAZIONI TECNICHE BLU-RAY

Genere: Drammatico

Dischi: 1

Durata: 125 minuti ca.

Video: 1080p High-Definition Widescreen 2.39:1

Audio: Inglese, Tedesco Dolby Atmos; Italiano, Francese Dolby Digital Plus 7.1

Sottotitoli: Italiano, Inglese n/u, Olandese, Francese, Tedesco

INFORMAZIONI TECNICHE DVD

Genere: Drammatico

Dischi: 1

Durata: 120 minuti ca.

Video: Formato panoramico anamorfico 2.39:1

Audio: Italiano, Inglese, Francese, Tedesco Dolby Digital 5.1

Sottotitoli: Italiano, Inglese n/u, Tedesco, Olandese, Francese

Info

 generali

Titolo originale: Downton Abbey: A New Era

Durata: 124'



Data di Uscita HV: 14 luglio 2022

Regia: Simon Curtis

Con:


Hugh Bonneville, Laura Carmichael, 
Jim Carter, Brendan Coyle,  
Michelle Dockery, 

Elizabeth McGovern,
Maggie Smith, Allen Leech

Distribuzione: 
Universal Pictures Home Entertainment Italia

The Gray Man – La Recensione: Bond, Bourne spostateve… Arriva il Sierra Six di Ryan Gosling

È caccia all’uomo nel nuovo film Netflix diretto da Anthony e Joe Russo, The Gray Man, in cui l’agente della CIA Sierra Six di Ryan Gosling cerca di sfuggire ai folli tentativi del suo inseguitore, il Lloyd Hansen di Chris Evans, di farlo fuori e di recuperare un oggetto in suo possesso.

La calda estate 2022 si fa ancora più calda con le nuove release cinematografiche e streaming di luglio, e come può non rendere tutto più bollente lo spy-thriller di Netflix firmato dai fratelli Russo, The Gray Man? E non solo perché nel cast troviamo alcuni dei più acclamati sex symbol di Hollywood, ma perché la pellicola basata sull’omonimo romanzo di Mark Greaney promette fin da subito uno spettacolo esplosivo.

Ah, e perché per promuoverla, in occasione della premiere italiana, Netflix non ha certo badato a spese, offrendo agli spettatori e alla stampa romana una full immersion nel mondo del film con la The Gray Man Experience, dove prima e dopo la proiezione si è potuto sorseggiare cocktail a tema, fare un giro tra allestimenti che riprendevano le location della pellicola e persino scattare foto da vere spie.

Ma cosa aspettarsi da questo nuovo titolo? Innanzi tutto, tanta azione. Sembra scontato, persino superfluo menzionare certi aspetti quando si parla di simili prodotti, ma state pur certi che le coreografie di lotta dirette dai fratelli Russo non passano mai inosservate (come d’altronde le maxi-scritte bianche che stanno a indicare le varie ambientazioni e i periodi temporali), qualcosa che abbiamo imparato fin dai tempi di Captain America: Civil War, e che qui ritorna prepotentemente a farsi evidente: che sia un inseguimento durante gli spettacoli pirotecnici di Capodanno, una lotta all’ultimo respiro (letteralmente) con dei cavi, o un singolo combattimento in una fontana al sorgere del sole, o persino un momento autoironico con protagonista una panchina e delle manette, Anthony e Joe e il loro formidabile team creativo-produttivo sanno sempre come rendere ancor più memorabile le botte di turno.

Non sono però solo a menare le mani, Ryan Gosling, Chris Evans e Ana de Armas, le tre spie al centro degli intrighi adeguatamente adattati per lo schermo dagli sceneggiatori del MCU Christopher Markus e Stephen McFeely e dallo stesso Joe Russo, ma assieme a Billy Bob Thornton, Regé Jean-Page, Jessica Henwick, Dhanush, Alfre Woodard e la giovane Julia Butters ci regalano tutti delle performance più che valide, a prescindere dal maggiore o minore screen time concessogli.

Il discorso riguarda in particolare l duo protagonista/antagonista formato da Gosling e Evans, che contrappongono due stili recitativi completamente diversi per raggiungere un perfetto equilibrio: il primo agisce per sottrazione, e presenta quell’ironica stoicità che sappiamo appartenergli, dandogli però una nuova declinazione; e il secondo, memore di quanto già fatto anche in altre occasioni per simili ruoli (pensiamo al Mr. Freezy di The Iceman o al Ransom Drysdale di Cena con Delitto – Knives Out), trova il modo di offrirci ancora un’altra versione, unica nel suo genere, del villain psicopatico che amerete odiare.

E li perdoneremo se Six sembra più d’acciaio dell’Uomo d’Acciaio, e se, alla fine dei giochi, ci rimane forse poco spazio per esplorare la minaccia rappresentata da chi muove le fila da dietro le quinte… Soprattutto perché l’intento di rendee The Gray Man un franchise che richiama quelli ai quali si ispira – come Bond e Bourne – è chiaro, e le basi per un sequel sono già state gettate. Non resta che vedere se il pubblico lo renderà possibile.

The Gray Man arriverà il 22 luglio su Netflix, mentre in alcune sale cinematografiche d’Italia è già disponibile per la visione.

Laura Silvestri

Info

Titolo Originale: The Gray Man

Durata: 122'

Data D'Uscita: 22 luglio 2022

Regia: Joe e Anthony Russo

Con: 

Ryan Gosling, Chris Evans, 
Ana de Armas, Regé Jean Page, 
Jessica Henwick, Billy Bob Thornton

Distribuzione: Netflix

Materiali Stampa: Netflix