Klaus – I Segreti Del Natale — La Recensione

Natale con Netflix

Klaus è un ragazzo ricco, viziato e pigro. Non conosce la realtà del mondo, oltre al microcosmo di cui fa parte. Il padre, deciso a metterlo in riga, lo spedisce nella località sperduta e isolata di Smeerensburg, dove avrà il compito di rivitalizzare l’ufficio postale locale, e far sì che da lì vengano spedite almeno 6.000 lettere. Più facile a dirsi che a farsi…

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Il 2019 è stato un anno ricco di produzioni cinematografiche di qualità provenienti dai servizi streaming (Netflix e Amazon su tutti), e Klaus – I Segreti del Natale si inserisce perfettamente questa categoria. Benché quello che è, di fatto, il primo film d’animazione prodotto dalla piattaforma non esca in sala nemmeno per un periodo limitato di tempo – come invece succede per altre pellicole, di solito in virtù di un inserimento nella corsa ai premi (leggere: Academy Awards) -, il lungometraggio animato diretto da Sergio Pablos e realizzato mescolando tecniche d’animazione tradizionali a quelle più moderne meriterebbe di esser visto anche sul grande schermo (e magari di competere anch’esso per un Oscar).

Non che questo voglia sminuire la fruizione domestica, di cui noi di Time Stone Entertainment siamo (più che) grandi fan, ma il passaggio in sala sarebbe per i più puristi del cinema un’ulteriore riprova della qualità dei prodotti maturati dagli studios di Hastings e Reed (e non solo) e, come dicevamo, sarebbe funzionale a una campagna premi.

Ad ogni modo, terminate le riflessioni di rito sul mezzo, passiamo piuttosto a quelle sul contenuto.

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Klaus (Marco Mengoni) è il vostro tipico protagonista alla Scrooge: non è un Grinch del Natale, ma ha bisogno di intraprendere un percorso di crescita che lo porterà a rimettere in prospettiva i suoi ideali, le sue priorità, e i suoi desideri. La complicata cittadina (che nemmeno ci arriva a essere definita come tale, in realtà) di Smeerensburg si dimostrerà inizialmente un luogo austero e ostile, teatro di un’antica faida che da tempo immemore la divide in due fazioni, rendendo il luogo decisamente inospitale.

Qui Klaus incontrerà una serie di personaggi alquanto peculiari: dal sarcastico barcaiolo Mogens (Neri Marcoré) alla maestrina Alva, che in assenza di studenti, si è dovuta adattare a vendere pesce (Ambra Angiolini le presta la voce nella versione italiana), dai capifamiglia refrattari alle parole “pace” e “convivenza” (la voce di Mrs. Krum è quella di Carla Signoris), a una singolare figura che risiede in solitudine al limitare del bosco, con la sua barba bianca e una stanza piena zeppa di giocattoli… (Francesco Pannofino).

Se non si avesse già in mente la nozione del film di Natale applicata a questo caso, sarebbe qui che la lampadina (anzi, le lucine) si illuminerebbe(ro). È da questo momento, infatti, che si inizia davvero a intravedere l’origin story di una festività ancora inedita nell’universo diegetico che stiamo imparando a conoscere. È da questo momento che ci verranno illustrate, senza mai renderle troppo banali o scontate, le provenienze delle tradizioni natalizie a cui siamo così abituati, dal domandarci raramente da dove possano arrivare.

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Klaus – I Segreti del Natale ci dona la sua personale versione del Natale, delle sue usanze e dei suoi valori. Versione che, a noi, è davvero piaciuta.

Pablos, oltre che di un’encomiabile cura tecnica, è riuscito a dotare il film di sentimenti e  agganci emotivi abbastanza caratteristici da essere ricollegabili ad esso anche in futuro, che prenderanno il loro posto un immaginario collettivo già quasi saturo di iconografie di questo tipo, ma che aveva lasciato abbastanza spazio a futuri implementi. Funzionano le motivazioni, funzionano le modalità, funzionano i dettagli, e funzionano gli esiti. E a funzionare è anche la parte comica, che rende ancora più gradevole il tutto.

Inoltre, anche sul piano della recitazione va dato a Cesare quel che è di Cesare, ovvero: bisogna fare i complimenti al doppiaggio e all’adattamento italiano. Noi che solitamente siamo appassionati avvocati della visione in lingua originale – pur riconoscendo sempre che i doppiatori italiani professionisti siano i migliori nel loro mestiere -, questa volta non abbiamo nulla da recriminare contro la resa nostrana, anzi, ci sembra il caso di complimentarci – oltre che con il sempre impeccabile Pannofino e degli efficaci Marcoré, Angiolini e Signoris – anche con Mengoni che, ancora alle prime armi in questo campo, ha fatto passi da gigante rispetto alle sue prove di doppiaggio precedenti, dimostrandosi adatto e convincente nel ruolo del protagonista.

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È dunque tempo di mettere da parte l’orgoglio di consumatore anticonformista e accettare il fatto che, anche quest’anno, Natale stia arrivando con largo anticipo, e questa volta grazie a Netflix.

Tagliatevi una fetta di panettone e un pezzettino di torrone, preparatevi una gustosa cioccolata calda, e premete il tasto Play sui vostri dispositivi (tv, pc, tablet, smartphone che sia): Klaus – I Segreti del Natale è approdato su Netflix.

Laura Silvestri

Info

Titolo Originale: Klaus

Durata: 96'

Data di Uscita: 15 novembre 2019

Regia: Sergio Pablos

Con: 

Jason Schwartzman/Marco Mengoni, 

J. K. Simmons/Francesco Pannofino, 

Joan Cusack/Carla Signoris,

Rashida Jones/Ambra Angiolini, Neri Marcoré

Distribuzione: Netflix

Il Re Leone – La Recensione

Una foto ricordo lunga un film

Nella savana africana, l’era di un Re sta per terminare, e quella di un giovane leone che ha ancora tanto da imparare, sta per cominciare. Ma guardando alle stelle e tenendo sempre a mente il Cerchio della Vita, anche il cucciolo crescerà e imparerà a ruggire senza timore. 

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Negli ultimi anni in casa Disney, parte della produzione è stata all’insegna dei remake live-action dei grandi classici. Cenerentola, Il Libro della Giungla, Maleficent, La Bella e la Bestia, Dumbo e più recentemente Aladdin. Ma se ci sono stati pareri discordanti su questa operazione, non se ne può certamente negare il fascino.

Quello di Jon Favreau, però, non si può qualificare come un vero e proprio rifacimento live-action de Il Re Leone. Il termine tecnico da utilizzare in questo caso, infatti, è fotorealismo.

Perché guardando questa nuova iterazione del classico del ’94, all’epoca diretto da Allers e Minkoff, si possono notare le ingenti influenze documentaristiche, che unite alla tecnologia più avanzata, hanno dato vita a quella che si potrebbe definire una foto lunga un film.

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Tutto, nella savana ricreata digitalmente (eccetto una particolare inquadratura) da Favreau, scorre sullo schermo con una verosimiglianza impressionante, che però in alcuni casi può correre il rischio di creare un effetto di straniamento nello spettatore.

In ambito strettamente narrativo, la scelta di una riproduzione il più possibile fedele all’originale, pur realizzando una serie di modifiche – anche se sostanzialmente minime, soprattutto se le si pone a confronto con gli altri remake realizzati finora –  è stata voluta dal regista per “onorare l’originale” e permettere al pubblico di dire «Ho visto Il Re Leone», come lui stesso ha affermato nelle interviste per varie testate.

E se ad alcuni questa soluzione può non essere andata particolarmente a genio, Favreau ci tiene a rimarcare che «Ognuno ha la sua formula. Non sto dicendo che è questo il modo in cui va fatto, ma questo è il modo in cui io l’ho fatto».

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Ma parlando di differenze dall’originale, le più evidenti sono da riscontrare nelle scene che coinvolgono il duo comico Timon e Pumbaa (doppiati da Billy Eichner Seth Rogen nella versione inglese, mentre in italiano hanno le voci di Edoardo Leo e Stefano Fresi), la cui presenza si fa ancora più prominente che nel classico animato, e che anche il doppiaggio nostrano ha trovato il modo di rendere brillante. Non che una determinata scena dal sapore metafilmico – che i fan Disney di lunga data apprezzeranno particolarmente – avesse bisogno di tutto questo aiuto per essere eletta a una delle migliori trovate della pellicola… Anche il fedele Zazu (John Oliver/Emiliano Coltorti), poi, sembra avere un valore aggiunto in questa iterazione, con una maggiore dose di ironia dalla sua, che giova particolarmente al personaggio.

Un altro aspetto innovativo,  influenzato forse anche dei tempi che corrono, risiede in una maggiore agency per i personaggi femminili. Sia Sarabi che Nala (Beyoncé, come tutti saprete, è la voce originale del personaggio, mentre in Italia abbiamo la cantante Elisa in cabina di doppiaggio) sono decisamente più padrone delle proprie azioni e del proprio destino, con ripercussioni anche sullo svolgimento della vicenda.

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E visto che lo abbiamo ripetutamente nominato, e a ragione data l’importanza dell’operazione in questo caso, veniamo dunque all’adattamento italiano: diverse critiche sono state mosse nei confronti delle nuove voci di Simba e Nala, ovvero i cantautori Marco Mengoni ed Elisa, che si sono cimentati nell’impresa di doppiare i protagonisti, oltre che a reinterpretare le canzoni del film. E nonostante non si possa dire che se la siano cavata al pari dei professionisti, non sono stati nemmeno tutto questo disastro anticipato da alcuni, seppure visibilmente più a loro agio in determinate scene piuttosto che altre.

In merito a questa esperienza, i due artisti hanno commentato in sede di conferenza stampa: «Assieme a Fiamma Izzo [direttrice di doppiaggio, con cui sia Elisa che Marco  hanno collaborato già in un’altra occasione], che è stata il mio faro del buio in fase di doppiaggio, abbiamo lavorato su delle precise emozioni per cercare di trasmettere la fierezza delle leonesse, la combattività di Nala. […]» spiega Elisa, mentre Marco rivela «Ho dovuto lavorare un po’ il doppio [rispetto alla sua prima esperienza di doppiaggio], perché il personaggio muta durante il film. Da piccolo erede al trono si ritrova ad essere un po’ un giocherellone, spinto e portato anche dagli altri due, Timon e Pumbaa, ad essere un po’ più “fanciullotto”, un po’ più spensierato. Poi però deve prendere, ovviamente, le redini della situazione e tornare ad essere quello che avrebbe dovuto essere in origine: un Re. Quindi abbiamo lavorato tantissimo sulla fierezza per quanto riguarda l’ultima parte del film, e prima mi sono giocato le mie carte da giovane ragazzo che vive i tempi di oggi… Cioè da me. Ho interpretato me stesso, perché in alcuni momenti, e cito un altro cartone Disney, sono ancora un po’ Peter Pan, quindi non vorrei mai invecchiare o prendermi determinate responsabilità. Però sicuramente questo è stato un aspetto su cui si è lavorato molto, sul prendersi la responsabilità della propria vita».

Quelli che, almeno secondo la nostra opinione, hanno invece fatto rilevare una performance leggermente al di sotto dei loro soliti (alti) standard, sono stati proprio i doppiatori di professione, come Luca Ward (Mufasa) e Massimo Popolizio (Scar), risultando, in questa occasione, forse un tantino troppo impostati.

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Passando poi alla reinterpretazione degli storici brani della colonna sonora, Mengoni ha spiegato che, pur dovendo rimanere in una certa misura fedeli alle versioni originali [sia quelle del ’94, che quelle riadattate da Beyoncé, Glover & Co.], hanno comunque dovuto tenere conto della lingua d’arrivo e delle sfide, come delle opportunità, che essa presenta: «La difficoltà è che l’inglese è una lingua – lo metto tra virgolette – un po’ più “fredda” rispetto all’italiano, che è una lingua più romantica, e quindi melodicamente è molto diversa. Perciò trasportarlo in italiano, è stato un lavoro difficile, soprattutto per quanto riguarda la mia parte. In alcuni momenti era strano dover rispettare quel tono che ha l’inglese, e traslarlo in italiano, quindi ci siamo dovuti inventare degli escamotage teatrali per essere più fedeli possibile a loro, ma anche alla nostra bellissima lingua. A volte abbiamo dovuto cambiare anche alcune parole per rientrare nel sync. Non è stato difficilissimo, ma è stato un bel lavoro, intenso».

«Il lavorone sul personaggio, sulla lingua inglese e la lingua italiana… Ovviamente gli stessi problemi che ha incontrato Marco li ho incontrati anche io. Pur avendo grande interesse per il campo, io ho accettato di fare questo film, non essendo un’attrice o una doppiatrice, a condizione che affianco a me ci fosse una professionista come Fiamma Izzo […]. Bisogna affidarsi tantissimo al team, e in questi casi, ancora di più. […] E quindi si lavora con i suoni, si lavora con le tonalità. Beyoncé ha un tono molto basso nel parlato, dunque abbiamo voluto rispettare, sia per una policy Disney, che per una rigorosità nostra, il più possibile l’originale. Forse è anche per questo che in Italia sono così bravi nel doppiaggio. Perché sono estremamente rigorosi per questi aspetti: il tono della voce, le note addirittura… Si vanno ad analizzare le note delle esclamazioni.» racconta Elisa, e prosegue: «Nel cantato mi ha seguito Virginia Brancucci, e onestamente non ci siamo messe lì a cercare di fare Beyoncé. Per ovvi motivi. Uno perché sono già Elisa in Italia, e due perché non è possibile, giustamente. Sarebbe controproducente. Quindi anche lì è stato un lavoro di ricerca, di mantenere le assi portanti di quel personaggio, lo spirito, e di capire quali invece erano gli ingredienti da aggiungere, unici e originali, che potevo mettere io. A me magari piace inserire i falsetti, che rappresentano la dolcezza, lo faccio sempre… È un po’ una signature mia, così. Ma sono anche legata alla parte opposta, quella del gospel, che ho sempre molto amato. E paradossalmente, sono cose che ho anche un po’ in comune con Marco. […] E quindi ciò che mi affascina in tutto questo è la ricerca, l’arricchimento artistico con cui torno a casa dopo un’esperienza del genere».

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A ogni modo, le “nuove” canzoni sono sicuramente da ascoltare, sia in originale che in italiano, dato che in questo caso più che per ogni altro, le preferenze al riguardo andranno probabilmente a gusto personale.

E agli spettatori rimandiamo anche per un giudizio sulla pellicola, che a noi ha dato l’impressione di un edulcorato viaggio nel passato, a volte dal sapore alquanto dolce, altre decisamente meno, lasciandoci in dubbio sul posto che occupa nel nostro album dei ricordi.

Teaser Poster

Il Re Leone sarà al cinema dal 21 agosto.

Laura Silvestri

Materiali Stampa: Disney Italia
Info

Titolo Originale: The Lion King

Durata: 118'

Data di Uscita: 21 agosto 2019

Regia: Jon Favreau

Con: 

Donald Glover, Beyoncé,

Seth Rogen, Billy Eichner, 

Chiwetel Ejiofor, John Oliver,

James Earl Jones, John Kani

Distribuzione: Walt Disney Company