Diavoli 2 – Recensione e Incontro Stampa: Alessandro Borghi e Patrick Dempsey tornano su Sky

Durante uno dei periodi più peculiari della recente storia globale, su Sky Atlantic arriva la seconda stagione di Diavoli, un financial drama con un cast d’eccezione guidato da Alessandro Borghi e Patrick Dempsey che racconta il peso sempre maggiore di finanza ed economia in ottica mondiale.

Quante vite ci sono costate il fallimento della Lehman Brothers o l’andamento degli spread? Quanto contano le esigenze della popolazione rispetto agli interessi dei pochi che gestiscono la maggioranza delle ricchezze globali? A partire da questo scenario di squali e predatori, Diavoli ci offre il punto di vista di Massimo Ruggero (Alessandro Borghi) e Dominic Morgan (Patrick Dempsey).

Il primo è un uomo che, dopo essere partito dal basso ed essersi trasferito a Londra in giovane età, è diventato uno degli head of trading di maggiore talento della New York-London Investment Bank, tra i principali istituti di investimento al mondo. Geniale, spregiudicato e affascinante, Massimo ha dovuto sacrificare buona parte della sua vita (inclusa l’ex moglie Carrie) per poter raggiungere la vetta. Il controcampo è occupato dal secondo personaggio, l’amministratore delegato della NYL, un americano di buona famiglia e maniaco del controllo; è stato proprio Morgan a individuare per primo l’enorme talento di Ruggero e a porlo sotto la sua ala protettrice, diventandone il mentore e, in un certo senso, una figura paterna.

Una serie di complicazioni progressive, però, rendono consapevole Massimo di essersi cacciato in un brutto guaio. Finito al centro di una guerra finanziaria globale, il ragazzo deve scegliere se combattere i diavoli oppure unirsi a loro.

Dopo una prima stagione da 10 episodi in grado di costruire una progressione narrativa capace di conciliare universale e particolare, guerre finanziarie e drammi umani privati, Sky si accinge a distribuire la seconda stagione di Diavoli, che riprende i personaggi principali laddove li avevamo lasciati al termine della prima stagione. Tratti dal romanzo di Guido Maria Brera, gli episodi di due anni fa si immergevano nella realtà a partire dal setting di una Londra frenetica e, allo stesso tempo, asettica. Ad aver sostituito la crisi argentina del 2001 e lo scoppio dei subprime del 2008 ci pensa la pandemia di Covid-19: è in questo scenario che si apre il primo episodio della seconda stagione di Diavoli.

Dopo un flashforward ambientato in piena pandemia, il primo episodio di Diavoli riprende le fila del discorso con grande naturalezza. Siamo nel 2016, la Brexit è alle porte e Donald Trump lotta con Hillary Clinton per diventare il nuovo Presidente degli Stati Uniti. È trascorso un po’ di tempo da quando Massimo è riuscito a sventare il piano di Dominic Morgan contro l’euro e, nonostante una crisi personale, ha scelto di rimanere a far parte dell’NYL in qualità di CEO. Sempre più messo in discussione dal board, Massimo ha deciso di far entrare un fondo di investitori filocinesi nell’ambito di una politica di nuove acquisizioni. Il suo vecchio mentore, però, lo contatta e lo avverte: l’obiettivo dei cinesi è quello di mettersi contro gli USA a suon di guerra dei dati. Tra bitcoin, 5G e pandemia, Massimo deve scegliere da che parte stare per affrontare questa potenziale crisi globale che potrebbe scaturirne. Cosa accadrà? Per il momento, non è dato rispondere a questo quesito.

Sappiate soltanto che, ancora una volta, Sky e Lux Vide hanno raggiunto un risultato straordinario dal respiro totalmente internazionale. Il primo episodio della seconda stagione di Diavoli riesce a catturare gli spettatori costruendo una narrazione magnetica capace di appassionare e destare attenzione nonostante il campo che fa da sfondo (la finanza e l’economia) possa risultare ostico. Merito del fatto che al centro del racconto ci siano esseri umani con i loro conflitti (universali). La pandemia ha costretto le economie globali alla recessione e il futuro sembra tutto da scrivere e rinnovare. In che modo questa situazione infausta è stata rimediata da una serie che ha come obiettivo quello di raccontare il presente (nel bel mezzo della tempesta)? Per scoprirlo, non resta altro da fare che sintonizzarsi su Sky Atlantic o NOW a partire dal 22 aprile prossimo, ma nel frattempo diamo un’occhiata a ciò che hanno avuto da dire in merito il cast e la produzione di Diavoli.

Qualche giorno fa, infatti, i due interpreti principali della serie – Alessandro Borghi e Patrick Dempsey – sono stati ospiti del The Space Cinema Odeon di Milano per presentare lo show alla stampa. Oltre ai due protagonisti, erano presenti anche Clara Rosager, Guido Maria Brera, Nick Hurran e Jan Maria Michelini.

Durante la conferenza stampa Luca Bernabei (amministratore delegato di Lux Vide) ha ufficializzato la messa in cantiere di almeno un’altra stagione della serie, pronta a premediare nuove svolte globali in campo economico e finanziario. Alessandro Borghi, invece, ha parlato del personaggio di Massimo Ruggeri e ha preannunciato la sua evoluzione e il cambiamento da diavolo a essere umano, soprattutto a seguito degli avvenimenti che lo hanno sconvolto nel corso della prima stagione.

Il regista Jan Maria Michelini ha poi aggiunto: “Ancora una volta è fondamentale il tema della paternità. Oltre al rapporto con Massimo, Dominic scoprirà un nuovo genio della matematica che assolderà nel suo team. Nel frattempo, il suo conflitto con Massimo continuerà a essere aperto”.

A proposito della situazione globale, della scontro tra Ucraina e Russia e della capacità della serie di rimediare (o, addirittura, premediare) la realtà, è stato invece Guido Maria Brera ad esprimersi: “Oggi la diplomazia ha fallito ed è arrivata la guerra. Con la guerra, è arrivata la finanza, trasformata in uno strumento di guerra. In sé, è uno strumento né cattivo né buono. Diciamo che è neutro e che dipende dall’uso che se ne fa. Può essere uno strumento di progresso e regresso”.

Infine, oltre ad aver invitato le persone a informarsi da chi ne sa più di loro e a diffidare dalle fake news, Alessandro Borghi ha sentenziato: “Credo che Diavoli sia una serie in cui il confine tra bene e male è estremamente sfumato. C’è un continuo scambio di equilibri. Diavoli è una serie che parla di responsabilità della scelta applicata alla gestione del potere e alle dinamiche interiori”.

E voi, siete pronti a scopre gli intrighi e i segreti che muovono le fila del mondo? La seconda stagione di Diavoli sarà disponibile su Sky Atlantic e in video on demand su NOW a partire dal prossimo 22 aprile.

Matteo Marescalco

Info

Titolo Originale: Diavoli 

Durata: 8 episodi

Data D'Uscita: 22 aprile 2022

Regia: Nick Hurran e Jan Maria Michelini

Con: 

Alessandro Borghi, Patrick Dempsey,
Clara Rosager, Anna Sofia Martins

Distribuzione: Sky

Materiali Stampa: Sky

Frozen 2 – Il Segreto di Arendelle — La Recensione

Sulle ali del vento di Frozen

Anna, Elsa, Kristoff, Olaf e Sven tornano per un’altra indimenticabile avventura all’insegna di magia, amore e mistero. In questo secondo capitolo, ci addentriamo maggiormente nella storia di Arendelle e della sua famiglia reale, e scopriamo qualcosa in più sui poteri di Elsa.

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A distanza di sei anni dal primo film, Frozen – Il Regno di Ghiaccio, torniamo a far visita al regno fittizio di Arendelle per riabbracciare i suoi colori, le sue atmosfere e i suoi abitanti… Ma non solo.

Frozen 2 – Il Segreto di Arendelle ci permette, come promette il titolo, di fare un tuffo nel passato del reame, evidenziando una connessione con i Northuldi, il popolo della Foresta Incantata di cui aveva parlato anche il Papà di Anna e Elsa quando le due erano solo delle bambine. Nelle prime scene del film, infatti, si dà spazio al racconto di Agnarr (Maurice LaMarche) su come siano scoppiate le ostilità tra i due popoli dopo un periodo di pace apparente, e su come lui stesso – all’epoca solo un ragazzo -, dopo uno scontro tra le due fazioni, si salvò in maniera miracolosa grazie a un ignoto salvatore. Una volta cessate le ostilità, nessuno ha mai più messo piede nella Foresta.

Nel presente, tuttavia, la situazione è ben diversa: il nostro gruppetto preferito tranquille sereno le giornate, e tutto sembra andare per il meglio, tanto che Kristof (Jonathan Groff) aspetta solo il momento giusto per chiedere alla sua Anna (Kristen Bell) di sposarlo (con molta, molta fatica, vista la straordinaria goffaggine di cui è dotato). Solo Elsa sembra essere turbata da qualcosa: una voce, che solo lei riesce a sentire, e che la sta chiamando.

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Non potendo più ignorare ciò che sta accadendo, Elsa va in cerca di risposte, ma nel far ciò causa involontariamente ius brusco risveglio dei quattro elementi – aria terra acqua e fuoco – nei pressi di Arendelle, che viene colpita dalle conseguenze. Elsa, AnBeh, non possiamo mica raccontarvi tutto!

Frozen 2 – Il Segreto di Arendelle non si risparmia sotto nessun aspetto: seppur la trama e i suoi risvolti siano alquanto prevedibili, la formidabile animazione e il coraggio delle scelte narrative – ci vuole fegato a far interpretare al personaggio di Kristoff una ballad in stile anni ’80 nel bel mezzo della Foresta (per fortuna c’è Jonathan Groff a rendere tutto più accettabile, almeno nella versione originale) – sopperiscono alla mancanza di originalità in  altri punti.

Anna e Elsa hanno entrambe un gran da fare, e molto spazio viene dedicato alla loro crescita interiore, senza però dimenticarsi di Olaf – che anche lui è intento ad esplorare le sfide della crescita, per quello che possa significare per un pupazzo di neve animato dalla magia – e Kristoff, che anche se qui non ha lo stesso screen-time del primo capitolo, ha comunque un ruolo ben definito (seppur a tutti gli effetti “di supporto”). Di grande impatto i nuovi “companion” elementali, ma qui non ci dilunghiamo troppo per non cadere in spoiler.

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Le canzoni, a questo giro, sono decisamente meno incisive, eccezion fatta, forse, per Into The Unknown/Nell’Ignoto , All Is Found/Il Fiume del Passato e Show Yourself/Mostrati (nettamente preferibili in versione originale, ma poi qui si entra nel reame del gusto personale, nonostante l’obiettività sostanziale delle differenze dovute all’adattamento dei brani).

Credo «che una delle cose che abbiamo cercato di fare con la musica sia stata approcciarci a questo film come se fosse il secondo atto di un musical moderno. Il primo film è stato il primo atto, abbiamo stabilito i personaggi nella maniera più immediata ed esaustiva possibile, mentre qui abbiamo avuto l’occasione di andare più nel profondo delle loro emozioni. Ci siamo presi forse qualche libertà creativa in più, e ci siamo divertiti parecchio. È stata una sfida, ma abbiamo potuto esplorare ulteriormente la storia e i personaggi» afferma Chris Buck, uno dei registi, in conferenza stampa.

Ad ogni modo, dato il finale della pellicola (che ovviamente non abbiamo intenzione di rovinarvi raccontandovelo), c’è sicuramente spazio per un terzo capitolo, che però al momento non è assolutamente una certezza, come nemmeno un’impossibilità: «Ne parliamo sempre, e ce lo chiedono spesso [se ci sarà un terzo film]. Per noi, ognuno di questi film è un po’ come correre una maratona. Alla fine di ognuno, siamo così felici di arrivare al traguardo e collassare, e magari andare in vacanza» dice Buck, ridendo assieme ai colleghi «Vi dirò però che dopo il primo, ci volle un annetto prima di decidere di realizzarne un altro. Ci eravamo innamorati dei personaggi e di questo mondo e… Magari richiedetecelo tra un anno!»

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E allora pronti a volare sulle ali del vento di Frozen 2 – Il Segreto di Arendelle?

Dal 27 novembre al cinema.

Laura Silvestri

 

Info

Titolo Originale: Frozen II

Durata: 103'

Data di Uscita: 27 Novembre 2019

Regia: Jennifer Lee, Chris Buck

Con: 

Idina Menzel, Kristen Bell, 

Jonathan Groff, Josh Gad,

Evan Rachel Wood, Sterling K. Brown

Distribuzione: Walt Disney Studios

L’Uomo Fedele – La Recensione e La Conferenza Stampa

https://www.youtube.com/watch?v=2uKD7yU3OJc

Un Triangolo Amoroso Fresco E Vivace

Abel è innamorato di Marianne, ma lei aspetta un figlio da un altro uomo, Paul. Dopo 9 anni, Paul muore: potrebbe essere l’occasione per Abel di riconquistare il cuore di Marianne, ma anche Eve è innamorata di Abel. Chi la spunterà nel gioco dell’amore?

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La densità del nuovo film di Louis Garrel impressiona quanto il suo debutto. Dopo un paio di cortometraggi premiati e un lungometraggio, Les Deux Amis, presentato nel 2015 alla Semaine de la Critique di Cannes, l’attore Louis Garrel torna dietro la macchina da presa per un secondo lungometraggio luminoso e spensierato.

Louis Garrel confeziona insieme a Jean-Claude Carrière, sceneggiatore prediletto da Luis Buñuel, un film denso e allo stesso tempo leggero. Garrel e Carrière riescono a condensare nei 75 minuti del film un plot pieno di svolte, dove nessuna di queste è prevedibile.

Ogni scena è una sorpresa, nonostante i tanti eventi tragici che costellano la vita dei protagonisti, come morti improvvise, separazioni, omicidi sospetti. I personaggi attraversano il loro dolore senza mai reagire come ci si aspetterebbe e la narrazione procede veloce e spedita, mescolando la commedia alla tragedia, dando uguale importanza ad entrambe. La vivacità del tono permette allo spettatore di divertirsi e appassionarsi alle vicende dei personaggi senza per questo sentirsi straniato.

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L’Uomo Fedele riprende un tema – caro anche a Philippe Garrel – quello del triangolo amoroso, su cui il protagonista non ha alcun controllo. Ma Louis si allontana dall’angoscia esistenziale del genitore, mettendo in scena un triangolo amoroso con la stessa freschezza stilistica che aveva caratterizzato l’esplosione della Nouvelle Vague negli anni 60. Louis Garrel assume l’eredità materiale e affettiva della celebre onda senza caricare il film del suo peso.

L’Uomo Fedele rimane “fedele” al cinema di François Truffaut confrontandosi con la saga di Antoine Doinel, come ad esempio nel film Baci Rubati, riuscendo a dare nuova linfa al celebre movimento che tanto si differenziava dal cinema dei padri.

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Tutti gli interpreti sono in stato di grazia, Abel interpretato dallo stesso Garrel, diventa una pedina contesa tra Marianne, interpretata da Laetitia Casta, e Eve interpretata da Lily-Rose Depp, figlia di Vanessa Paradis e Johnny Depp, che conferma di aver ereditato il carisma di entrambi i genitori.

Una piacevole sorpresa è Joseph Engel che interpreta il figlio di Laetitia Casta.

Louis Garrel incanta con questa nuova opera dimostrando di poter diventare un autore oltre che un attore.

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L’Uomo Fedele è al cinema dall’11 Aprile.

Anna Antenucci

L’Uomo Fedele – Conferenza Stampa Con Louis Garrel E Laetitia Casta

Louis Garrel e Laetitia Casta hanno presentato a Roma, in occasione del Festival Rendez-Vous, la pellicola: con Garrel nel duplice ruolo di attore e regista, ci hanno raccontato di legami tra il cinema italiano e quello francese, di influenze provenienti dalla Nouvelle Vague e, ovviamente, di sentimenti veri e complessi.

«C’è un rapporto speciale tra l’Italia e la Francia, di cinefilia ed altre cose, sono molto contento di essere qui» così esordisce Garrel, al suo secondo giro dietro la macchina da presa. Un film sui sentimenti, ma non sentimentale: «Il film è nato dal mio desiderio di lavorare con Jean-Claude Carrière; quando avevo quattordici anni lo guardavo alla televisione mentre parlava del suo lavoro con Milos Forman. Il mio sogno, quindi, era lavorare con lui. Poi siamo diventati amici. Avevo un po’ paura, Jean-Claude detesta la psicologia e il sentimentalismo, mentre io adoro il sentimentalismo! Ci siamo trovati un po’ in conflitto sulla scrittura, lui era molto secco».

«L’uomo fedele, possiamo vederlo anche fedele alla cinefilia francese a un certain cinéma. Come un gioco attraverso i miei ricordi di cinema, probabilmente più Truffaut che gli altri della Nouvelle Vague. Quindi il film è pieno di questi ricordi…» e ancora, riguardo alla scena iniziale: «La prima scena doveva essere una sorpresa, questa atmosfera molto francese doveva essere sorprendente».

Laetitia, come ha costruito questo personaggio, che muove tutto, che fa la prima mossa, pieno di sfumature, anche in relazione al regista (e marito)? «tutto era già molto definito, preciso. Molto bello e molto difficile!» ; il regista ha aggiunto: «Volevo fare un film molto francese; il mio sogno è fare dei film che viaggino. Ho realizzato che il film gioca molto sull’idea della Francia. Ad esempio, c’è il romanzo Les Liaison Dangereuses… Questo libro ha fatto molto per la reputazione della Francia (ride) e anche per il turismo».

I francesi sanno raccontare l’amore in maniera non scontata, con una particolarità tutta loro: «Mi sono detto: perché gli americani sanno fare film violenti? Perché hanno letto e amano Shakespeare. E perché i francesi hanno fatto dei film che sembrano dei piccoli studi sentimentali? c’è Jean Racine, una tradizione, degli studi, è così…»

Come è stato, per Laetitia, essere dirette dal proprio marito sul set?: «è stata una bella esperienza… sul set è un’altra persona!» Garrel commenta «il vantaggio è essere a contatto ventidue ore su ventiquattro, lo svantaggio è essere in contatto ventidue ore su ventiquattro!» e aggiunge:«Sono sempre stato circondato dalle donne nella mia vita, dunque sono abituato a lasciare che decidano le donne, per questo mi faceva piacere fare un film dove la virilità del personaggio maschile era più dissimulata… mi rendo conto che qualche ragazzo, vedendo il film possa non identificarsi, ma per me è una cosa familiare lasciare decidere le donne!»

Un ruolo importante è quello affidato alla giovane Lily Rose Depp: «Quando ho conosciuto Lily Rose, lei aveva quindici anni, sedici anni, ed è la prima volta in cui mi son sentito vecchio, non sapevo come parlarle! Le ho detto “non prendere droghe!” e lei mi ha guardato come un vecchio. Quando ho scritto il copione ho subito pensato a lei, e dopo averlo ha letto mi ha risposto “sono io, questo personaggio sono io”».

Cristiana Carta

Info 



Titolo originale: L’Homme Fidèle



Durata: 75'

Data di Uscita: 11 Aprile 2019



Regia: Louis Garrel



Con:
 


Louis Garrel, Laetitia Casta, 


Lily-Rose Depp.


Distribuzione: Europictures

The Guilty – Il Colpevole — La Recensione

Le sfumature del senso di colpa

Un centralinista del pronto intervento di Copenaghen riceve la telefonata di una donna in pericolo. Ben presto si rende conto che la faccenda è molto più inquietante e delicata di come appare. Basteranno il suo sangue freddo e la sua tenacia a risolvere la situazione?

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Il regista danese Gustav Möller mette in piedi un gruppo tecnico costituito in sostanza dai suoi colleghi alla National Film School Of Denmark, e sforna una delle produzioni più interessanti dell’ultimo periodo nell’ambito del genere thriller.

Tutto prende il via quando il regista decide di ispirarsi ad una reale telefonata al 911.

 La storia che si delinea è presto detta: Asger (Jacob Cedergren) è un agente di polizia di Copenaghen, relegato però al centralino per le emergenze. Giunto al termine di un turno che sembra quasi annoiarlo – tra ubriachi molesti e uomini che si vergognano di ammettere che a rapinarli è stata una prostituta – all’improvviso riceve una telefonata che lo mette all’erta.

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Iben, la donna all’altro capo del telefono, finge di parlare con la figlia, ma è chiaro fin da subito che cerca aiuto dopo essere stata sequestrata. L’agente – sempre fermo alla sua postazione – si adopera in tutti i modi per rintracciare il veicolo da cui donna sta chiamando, così da poterla aiutare.

Perché così tanta premura, al punto da non voler abbandonare il turno ormai terminato da un pezzo? È qui che affiora un pezzo importante del mosaico: Asger è sempre stato un poliziotto impulsivo, e ha fatto cose per cui ha dovuto pagare al cospetto della legge, e non solo… I sensi di colpa più laceranti lo tormentano incessantemente.

Abbiamo, insomma, un protagonista che col suo telefono diventa l’unico nostro contatto con gli eventi che si delineano durante il film, e una sola, ristretta ambientazione (il centralino) che riesce comunque a trasportarci per le strade trafficate e mostrarci quello che non ci è permesso vedere. Non è per niente facile sottostare a questi limiti imposti, e  non è per niente facile farlo riuscendo a sfoggiare, ad ogni modo, una massima credibilità. Eppure, qui, ci si riesce.

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Si punta tutto sull’espressività magnetica dell’unico attore in primo piano e sulle immagini che si imprimono potentemente attraverso il solo supporto vocale. Paradossalmente, però, sono i silenzi a riversarsi sulla pelle come acqua gelata, togliendo il respiro, e generando tensione perfetta. Inoltre, suo modo, anche l’angusto scenario “vive”: dall’iniziale illuminazione fredda e asettica ci ritroviamo gradualmente catapultati nell’oscurità, culminando con una fioca e angosciante luce rossa utilizzata ad arte. 

In linea con il film, anche la conferenza, con l’attore danese ma di origini svedesi Jakob Cedergren, è stata molto interessante. Con quella compostezza tipica della Scandinavia, Jakob ha raccontato di non aver avuto difficoltà nel lavorare “in maniera così ristretta”, potendo relazionarsi quasi esclusivamente attraverso un telefono: «questo ha a che fare con il regista» ha affermato, «Gustav ha creato veramente un’atmosfera giusta, per cui si è svolto tutto in maniera molto naturale. Come se fossi stato veramente in quella situazione. Io parlavo al telefono ma… Era tutto dal vivo!».

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Dopo avergli accennato il fatto che Jake Gyllenhaal avrebbe comprato il soggetto in vista del remake americano commenta: «Lo prendo come un omaggio. Mi auguro che riescano a renderlo una cosa loro, perché diversamente non potrebbe funzionare». Ha poi candidamente ammesso che, nonostante le numerose esemplari prove cinematografiche sulla scia dei “personaggi sempre al centro della scena e sempre in un solo posto”, lui si ispira alla vita vera, a ciò che lo circonda… Ed effettivamente, gli studi affrontati sul campo danno i loro frutti, e sembrano aiutare non poco la costruzione scenica della pellicola.

Senza andare oltre, per non rischiare di rovinare il delicato e raffinato lavoro di suspense, The Guilty – Il Colpevole è un vero e proprio gioiellino che può nascere soltanto quando la narrativa di genere si fa cinema d’autore.

The Guilty – Il Colpevole è al cinema dal 7 Marzo.

Cristiana Carta

 

Info

Titolo Originale: Den Skyldige

Durata: 85’

Data di Uscita: 7 Marzo 2019

Regia: Gustav Möller

Con: 
Jacob Cedergren, Jessica Dinnage (voce),
 Omar Shargawi (voce), Johan Olsen (voce)

Distribuzione: BiM, Movies Inspired

TaTaTu: La Prima Sharing Economy Del Free Time – Il Lancio Italiano Dell’App

Il 6 Marzo si è svolta a Roma la presentazione dell’app TaTaTu, la prima piattaforma social di intrattenimento che premia gli utenti che guardano contenuti online.

Tra conferenza stampa e party di lancio sponsorizzato da Campari, l’evento ha visto protagonista Andrea Iervolino, ideatore dell’app e produttore cinematografico, assieme agli attori Antonio Banderas, Michael Madsen e Romano Reggiani.

Ma cos’è TaTaTu?

TaTaTu è un applicazione disponibile su Apple Store e Android – a breve verrà realizzata la versione per TV – con 5000 ore di contenuti tra film, musica, sport e game, a cui si aggiungeranno periodicamente nuovi titoli.

Scaricando gratuitamente l’app e divenendo – sempre gratuitamente – membri della community, si ottiene automaticamente un wallet digitale. Guardando film, video clip e altri contenuti gratis, ma con piccole interruzioni pubblicitarie, guadagnerete token (i TTU, una criptovaluta di nuova creazione) che potranno poi essere scambiati con coupon per l’acquisto di prodotti e/o utilizzabili negli e-commerce gestiti da Triboo.

È possibile guadagnare TTU sia tramite visione diretta dell’utente, che tramite visione di terzi da voi invitati ad iscriversi su TaTaTu: ogni volta che il vostro amico guarderà un contenuto, guadagnerete entrambi TTU.

I TTU possono essere utilizzati anche in altro modo, ad esempio per beneficenza, o nel caso della produzione cinematografica, per pagare gli attori e supportare la stessa produzione. Lo stesso Antonio Banderas è stato retribuito in TTU Coin per il suo ruolo in Lamborghini.

 

Foto Dell’Evento

 

Sia Banderas che Madsen hanno mostrato il proprio supporto in favore di Iervolino e delle sue iniziative:

Banderas:

«Ho lavorato con Andrea a due film. Lui non è solo un produttore molto bravo e molto serio, ma ha una mente molto brillante. I suoi assegni mi arrivano sempre tempo… E ha anche inventato un modo per vedere film, ed essere pagati per farlo! E questo è un dono che ha fatto a tutti noi. È fantastico, è folle… Un vero sogno! Ho accettato di farmi pagare in TTU perché accetto il futuro!»

Madsen :

«Ai tempi dello Studio System c’era una certa di dose di fiducia tra i vari attori, produttori e la produzione tutta… Andrea sta portando di nuovo questa fiducia nel business dell’intrattenimento, ed era qualcosa che mancava da un pò. Ora sei come un cowboy, se da solo, a meno che non ti presentino – come ha fatto il mio manager – qualcuno come questo ragazzo. C’è stato un periodo in cui non avevo più voglia di fare l’attore, non avevo più fiducia, non ci credevo più. E adesso, addirittura, persino i miei figli vogliono essere degli attori. […] Farei qualsiasi cosa mi chieda questo ragazzo. Lui è sempre stato fedele e di parola. Sono sicuro che faremo molte cose insieme in futuro, perché è un tipo davvero intelligente».

Per maggiori informazioni su TaTaTu vi invitiamo a dare un’occhiata ai video della conferenza stampa di presentazione dell’app che trovate qui sotto.

Laura Silvestri

Materiali Stampa: ManzoPiccirillo
Foto Dell’Evento: Daniele Venturelli
Video: Time Stone Entertainment

 

La Casa Di Jack – La Recensione

Sfida Tra Arte e Crudeltà

Stati Uniti, anni ’70. Una donna dai modi alquanto invadenti ferma uno sconosciuto sul ciglio della strada per farsi aiutare con una gomma bucata. Per gli spettatori di oggi, potrebbe essere il citofonato inizio di un qualsiasi film horror. Per quella donna, sarà l’inizio della fine. Per Jack, sarà l’incidente scatenante della sua trasformazione in serial killer.

The House That Jack Built 33 photo by Zentropa-Christian Geisnaes

«Ho chiesto a Lars “Perché hai voluto fare questo film?” e lui mi ha risposto “Perché questo è il personaggio che più mi somiglia”… Solo che, sapete, Lars non uccide le persone».

Matt Dillon, interprete del personaggio titolare dell’ultimo film di Lars von Trier ci presenta così La Casa Di Jack, la chiacchierata pellicola presentata al Festival Di Cannes lo scorso anno.

The House That Jack Built – titolo inglese del film – è una cruda e viscerale rappresentazione non solo della psiche umana nel suo peggior stato, ma anche della incessante ricerca di un artista incompreso e insoddisfatto, che tenta di raggiungere un inarrivabile capolavoro nell’unico modo per lui concepibile: deostruendo l’umanità stessa.

The House That Jack Built 26 photo by Zentropa-Christian Geisnaes

«Jack è uno psicopatico. Non ha nessuna empatia, e questo lo porta ad essere ancora più pericoloso ed inquietante. […] Per quanto il film si concentri sulle uccisioni, credo che riguardi principalmente un artista fallito. E questo fallimento deriva proprio dalla sua mancanza di empatia» sostiene Dillon.

Jack racconta – un po’ a sé stesso, un po’ a un misterioso Virgilio (Bruno Ganz) – le tappe principali del suo “percorso artistico”, evidenziando cinque episodi che, secondo lui, sono stati fondamentali nel suo sviluppo.

A volte frutto del momento, a volte attentamente pianificati, i sanguinosi delitti di Jack servono uno scopo ben preciso: perpetrare l’arte, nutrire il suo ego. Dimostrare a quell’ingegnere che voleva essere architetto che può diventarlo, se vuole. Quella casa che progettava da anni, che aveva sempre voluto costruire, può davvero essere realizzata.

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Uno dopo l’altro, assistiamo dunque agli efferati omicidi di cui Jack si rende colpevole, ognuno prova delle diaboliche macchinazioni di cui può essere capace l’essere umano nei suoi momenti più bui, e ognuno sintomo di ciò che accade ogni giorno, da qualche parte nel mondo.

«Jack è anche un misantropo, secondo me. Vede il mondo con un estremo cinismo. Non credo che sia necessariamente il punto di vista di Lars, ma lo instilla comunque in Jack, come parte del dibattito con Virgilio. Nel film si viene a creare una sequenza davvero interessante, anche per via della natura particolarmente grafica e macabra della violenza rappresentata; questo dimostra chiaramente come Jack voglia essere notato, come voglia essere catturato. […] Ad un certo punto lui confessa i suoi crimini, ma non viene creduto, nonostante stia dicendo la verità. Così lui va avanti, e continua a fare ciò che fa sempre».

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E riguardo alla violenza nel film – che, a dirla tutta, non differisce più di tanto da quello che abbiamo visto in molte altre occasioni sui vari schermi – sia il pubblico meno incline alla visione di scene particolarmente forti, sia quello più prono all’integrità dell’opera, sarà probabilmente lieto di sapere che verranno distribuite due versioni della pellicola qui in Italia: una tagliata (e doppiata), ed una versione estesa (in lingua originale), entrambe però vietate ai minori di 18 anni.

Una volta costruita, La Casa Di Jack si presenta – figurativamente parlando – come una lunga e feroce disquisizione tra arte e crudeltà, sogni impossibili e realtà fin troppo concrete, ambientata nella mente contorta di un serial killer che ha ormai abbandonato ogni parvenza di decenza per dar spazio ad un impossibile perfezionismo.

Distribuito da Videa, La Casa Di Jack è al cinema dal 28 Febbraio.

Laura Silvestri

Info

Titolo Originale: The House That Jack Built

Durata: 152'

Data Di Uscita: 28 Febbraio 2019

Regia: Lars von Trier

Con: 

Matt Dillon, Bruno Ganz,

Uma Thurman, Shioban Fallon Hogan, 

Riley Keough, Sofie Gråbøl

Distribuzione: Videa

Ralph Spacca Internet – La Recensione

Viaggio Nella Rete

 

Nel sequel di Ralph Spaccatutto ritroviamo i due migliori amici, Ralph e Vanellope, alle prese con le meraviglie – e gli orrori – della rete. Alla sala giochi si è verificato un incidente che ha portato allo spegnimento del gioco di Vanellope. Per tentare di rimediare, la principessa ribelle e il cattivo-per-niente-cattivo si addentrano nei meandri dell’internet, dove scopriranno un nuovo, incredibile mondo.

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Dopo aver debuttato oltreoceano nel periodo del Ringraziamento, Ralph Spacca Internet arriverà nelle sale italiane in tempo per festeggiare il nuovo anno, iniziando “col botto” un 2019 targato Disney, ricchissimo di titoli dal grande potere attrattivo.

Sarà infatti l’anno dei live-action di Aladdin Dumbo, del ritorno di Toy Story e Frozen, del remake del Re Leone e del nuovo episodio di Star Wars, oltre ad essere, probabilmente, l’ultima volta in cui vedremo combattere fianco a fianco tutti i nostri supereroi preferiti in Avengers: Endgame – preceduto da Captain Marvel e seguito da Spider-Man: Far From Home (distribuito però dalla Sony) -.

Spetta dunque ai personaggi che popolano il Litwak’s Arcade dare il buon esempio – almeno qui in Italia -, e dare inizio ai giochi nel migliore dei modi.

Ralph Spacca Internet coglie appieno lo zeitgeist attuale, facendo affidamento sull’ibridazione tra vecchio e nuovo, riportando in auge – come nel primo capitolo – il mondo dei videogiochi vecchio stile, ma affiancandolo alle innovazioni – in meglio o in peggio che siano – che qualche cavo e tanti 0 e 1 possono regalarci al giorno d’oggi, grazie al magico universo del World Wide Web.

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Ed ecco apparire – in una città costituita da strati e strati di edifici – le torri di Google, Amazon, eBay, il regno Disney, YouTube e chi più ne ha, più ne metta. Come Ralph (John C. Reilly) e Vanellope (Sarah Silverman), ci meravigliamo davanti alla minuziosa creazione di una realtà virtuale per noi parte della quotidianità, ma estranea a questi personaggi, e tuttavia resa in modo tale da suscitare risate e annuenze da parte dei consapevoli spettatori dinnanzi ai fastidiosi pop-up – uno dei quali doppiato, nella versione italiana, da Salvatore Aranzulla -, alle complicate aste on-line, ai pericolosi RPG virtuali – ne sanno qualcosa Favi J e LaSabri – e ai buffi video di natura virale.

«L’idea di personificare il web è una diretta conseguenza di quella alla base del primo film, dove i vecchi videogiochi venivano trasformati in luoghi accessibili, che si potevano visitare, e di cui si potevano conoscere i personaggi. Così abbiamo fatto per questo film, ma è stata una sfida non indifferente, più complicata di quel che pensassimo inizialmente. Credevamo che la rete fosse un posto così astratto, ma poi parlando con diversi esperti, abbiamo realizzato quanto fosse tattile e reale. Abbiamo visitato delle fabbriche dove sono contenuti i server, e di questi edifici potete trovarne a bizzeffe in tutto il mondo, collegati da miglia e miglia di cavi. Così abbiamo capito che, in realtà, internet era più come una città antica, un pò come Roma, dove le parti originali sono tutte posizionate verso il centro, mentre ci si espande intorno ad esse, crando una sorta di sfera, con le innovazioni che si ergono in superficie» spiega uno dei registi, Rich Moore, in conferenza stampa.

E aggiunge Johnston: «Il nostro scenografo ha effettivamente studiato la struttura architettonica di Roma, e quindi questa sorta di Lasagna – una città costruita strato su strato su strato – è esattamente l’idea che ci eravamo fatti del web».

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Ma mai come in questo caso, la carta vincente del film è rappresentata dall’umorismo, dalla autoconsapevolezza dei propri mezzi, e dallo sfondamento ad arte della quarta parete: in casa Disney si trae spunto dalla propria eredità e dall’influenza che essa ha avuto sulla cultura popolare nel corso degli anni per dar vita ad alcuni dei segmenti più memorabili nella storia dell’animazione, come quello con protagoniste Vanellope e le altre principesse – tra le cui voci italiane troviamo anche Serena Rossi, Nicoletta Romanoff e Mélusine Ruspoli – e di cui, vi diciamo già, avete visto solo un assaggio nel trailer e nelle clip.

Al riguardo, si esprime Moore: «La scena delle principesse è nata quasi per scherzo, sulla scia del “Però, sarebbe divertente vedere interagire questi personaggi”, ma è diventata qualcosa di davvero profondo. Anche adesso, parlando con le persone, vedo quanto significhi davvero per loro riportarle tutte insieme sullo schermo, inserirle in un contesto moderno, umanizzarle ancor di più, in un certo senso. Il progresso avviene nei modi più inaspettati: chi avrebbe mai detto che un film di Ralph sarebbe potuto essere l’inizio di una nuova era per le principesse Disney!»

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Ma in fin dei conti, puntare “verso l’infnito e oltre” è la filosofia della compagnia, e lo stesso Moore conferma: «Ai Walt Disney Studios, fin dal principio, il “metodo” è sempre stato quello di lasciarsi guidare dall’immaginazione. Anche ai tempi in cui Walt diede inizio a tutto questo, venivano incentivate le menti creative, le menti tecnologiche, per dar sempre vita a qualcosa di nuovo. È davvero entusiasmante».

E siamo perfettamente d’accordo con Johnston quando sostiene che «il mondo di internet è così vasto, così mutevole – sta cambiando anche ora, ed è cambiato chissà quanto da quando abbiamo iniziato a parlare dieci minuti fa -. La sfida più grande è stata forse quella di porre alla base del film una storia semplice, ma durevole, una storia di amicizia dal valore universale, nonostante la sua intimità. In ogni amicizia ci saranno sempre degli alti e bassi, delle complicazioni, quindi per noi cogliere tutto questo e fare in modo che non venisse adombrato dalla maestosità della sua ambientazione, è stata probabilmente la parte più difficile. Il cuore della pellicola, la storia, doveva “guadagnarsi” la sua spettacolare cornice visiva. Se la storia di fondo non avesse funzionato, tutto il resto avrebbe rappresentato solo la ciliegina… senza la torta».

È dunque l’amicizia alla base di questo divertente viaggio nella rete – come fu anche per il primo film -; un’amicizia che viene messa alla prova e rinforzata da situazioni, decisioni e sacrifici, proprio come nella vita reale. Solo con qualche byte di differenza…

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Ralph Spacca Internet sarà al cinema dal 1 Gennaio.

Laura Silvestri

Disclaimer
Immagini: Google Immagini
Foto: Laura Silvestri

 

Info







Titolo Originale: Ralph Breaks The Internet







Durata: 112'







Data Di Uscita: 1 Gennaio 2019







Regia: Phil Johnston, Rich Moore







Con:




John C. Reilly, Sarah Silverman,




Gal Godot, Alan Tudyk,




Jane Lynch, Taraji P. Henson, 




Jack McBrayer, Ed O'Neill







Distribuzione: Walt Disney Studios