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La Voce del Silenzio
«Al posto vostro mi ammazzerei.
Perché non vi ammazzate?»
Mujica, Rosencof e Huidobro sono tre militanti della guerriglia dei Tupamaros. Come gli altri componenti del movimento, sono stati catturati dal governo militare instauratosi in Uruguay.
Una notte i tre vengono prelevati in segreto dalle loro celle, e saranno costretti a “vivere” per dodici anni in totale isolamento, sottoposti a torture fisiche, e soprattutto psicologiche.
La cornice storica in cui è immersa la vicenda narrata in Una Notte di Dodici Anni, la pellicola scritta e diretta da Álvaro Brechner (Bad Day To Go Fishing, Mr Kaplan) e presentata in anteprima a Venezia nella sezione Orizzonti, è quella delle azioni di ribellione organizzate tra gli anni Sessanta e Settanta dalla guerriglia dei Tupamaros, movimento politico di estrema sinistra in difesa delle masse rurali più povere.
Gli appartenenti a questo movimento vennero a lungo perseguitati, uccisi, o catturati e sottoposti poi a torture inaudite, inflitte dal governo militare in carica in Uruguay.
La notte dei dodici anni di Josè “Pepe” Mujica (Antonio de la Torre), Mauricio Rosencof (Chino Darìn) ed Eleuterio Fernandez Huidobro (Alfonso Tort) ha inizio nel 1973, quando quattro spesse mura di una prigione priveranno i tre uomini dei loro diritti di libertà e parola, rendendoli «non prigionieri, ma ostaggi».
Il termine esatto, dopo i primi minuti del film, si intuirà essere, in realtà, non “ostaggi”, ma “cavie”. L’ordine impartito ai militari è infatti: «Visto che non possiamo ucciderli, facciamoli impazzire».
I legami che hanno lasciato fuori dalle loro prigioni sono le allucinazioni che ogni tanto si palesano ai loro occhi e nelle loro menti.
I tre vengono trattati come animali, alimentati da pasti pressoché inesistenti, costretti a dormire su ogni tipo di suolo che trovano nelle varie celle in cui vengono continuamente trasferiti. È così che viene condotto il malato e disumano gioco di spersonalizzazione dell’individuo, ridotto ad essere un corpo che invecchia e deperisce, mentre deambula in pochi metri di spazio.
Quand’è che un uomo smette di essere tale?
Come fa un uomo a privare un suo eguale della sua essenza?
Nell’opera si parla infatti di persone che, per un perverso meccanismo, si delineano come vittime e carnefici e, per quanto possa essere incisivo l’ordine «facciamoli impazzire», anche il carnefice ha dei limiti: quello di Una notte di 12 anni si troverà a ringraziare con sincerità l’uomo che sta torturando per averlo aiutato.
L’elemento chiave del film è la parola: che sia sussurrata, urlata, in codice morse o scritta, essa costituisce ciò che non può essere alienato all’uomo stesso.
Nella conferenza a seguito della proiezione del film, Brechner ha spesso ribadito il concetto di “umanità”, sottolineando che, grazie all’aiuto di neurologi, ha potuto comprendere la difficoltà del rimanere un essere umano dinnanzi a circostanze estreme: la cella diventa la dimensione limite che, paradossalmente, ha permesso a Mujica, futuro presidente uruguayano, di ritrovare se stesso: «Sono stati i dodici anni più orrendi della mia vita, eppure non sarei la persona che sono se non avessi avuto tutto quel tempo per essere me stesso».
La forza di questo film è resa anche dall’impiego della fotografia, curata da Carlos Catalán, e dalla modalità di utilizzo del suono, curata da Martin Turon.
I dettagli del volto, delle mani e delle dita dei personaggi si contrappongono ai campi totali dei paesaggi che essi sono costretti ad attraversare: il Sole, inizialmente oscurato da lastre di ferro bucherellate poste dinnanzi alle celle, si sprigiona in tutta la sua potenza nelle praterie verdi.
L’iperacusia generatasi nella mente di Mujica – ormai sulla via della follia – e acutizzata dallo sgradevole rumore delle nocche che battono sui muri delle celle, sfuma nell’emozionante scena accompagnata dalla versione di The Sound of Silence realizzata da Silvia Pérez Cruz.
Il monito “Lasciate ogni speranza o voi che entrate”, inciso sulla parete della prima prigione in cui vengono trasportati i tre, non è molto diverso dal raccapricciante “Le parole dei profeti sono scritte sui muri delle metropolitane e sui muri delle case popolari”del brano di Simon & Gurfukel.
Se oggi possiamo parlare di questo film è grazie al fatto che i protagonisti non hanno lasciato ogni speranza ma, aggrappandosi ad essa, hanno fatto diventare voce quel “suono del silenzio.”
Il film, distribuito da BIM DISTRIBUZIONE e MOVIES INSPIRED è in sala dal 10 gennaio 2019
Materiali Stampa: US
Lucrezia Roviello
Info Titolo Originale: La Noche de 12 Años Durata: 122’ Data di uscita: 10 gennaio 2019 Regia: Álvaro Brechner Con: Antonio de la Torre, Chino Darìn, Alfonso Tort, Soledad Villamil, Silvia Pérez Cruz, Cesar Troncoso, Nidia Telles, Mirella Pascual Distribuzione: BIM DISTRIBUZIONE – MOVIES INSPIRED