Giffoni 55, Benji e Fede di nuovo insieme: il duo si racconta tra sogni e speranze (e Sanremo?)

Benji e Fede arrivano a Giffoni, dove sono ospiti del podcast Pezzi: dentro la musica di Luca Dondoni, Andrea Laffranchi e Paolo Giordano. Cosa avranno raccontato ai ragazzi?

Tra i tanti nomi che stanno popolando il Giffoni Film Festival in questi giorni, spunta anche quello di Benji e Fede, affiatati più che mai, e sempre pronti a scrivere un nuovo capitolo della loro vita musicale. Ospiti al podcast “Pezzi: dentro la musica” di Luca Dondoni, Andrea Laffranchi e Paolo Giordano, i due ragazzi non si nascondono di certo, e parlano di passato, presente e futuro con grande consapevolezza e maturità.

Sia io che Fede abbiamo passato tante cose insieme, oltre a un periodo divisi in cui son successe tante cose” esordisce BenjiFa parte della crescita: crescere comporta anche avere delle responsabilità diverse e affrontare il mondo, scoprire che il mondo non è proprio come ce lo si aspetta. Però sono questew le cose che poi ti fanno crescere, diventare adulto. E adesso che siamo ritornati insieme, ci siamo ricordati quanto è importante aiutarsi a vicenda” continuando a raccontare come l’onestà e la trasparenza sia alla base del loro rapporto d’amicizia come professionale.

Tant’è che uno dei “metodi” più efficaci per sfornare sempre pezzi migliori sembra essere il “lavoro di fino” voluto soprattutto da Fede: “Come mi rompe le palle lui su una canzone, nessun altro” scherza Benji, spiegando come però, con ogni nuova versione del brano, nota dei miglioramenti evidenti in un qualche aspetto.

Dedizione che i ragazzi vogliono dedicare anche al brano che, si spera un giorno, porteranno a Sanremo, dopo la “quasi” partecipazione dello scorso anno: “Proporremo una canzone molto autentica, molto nostra, e speriamo e vedremo se Carlo capirà questo viaggio” anticipa Benji. Dopotutto, spiega Fede, “penso da sempre che andare sul palco con la canzone sbagliata crei una disconnessione, disunisca le persone, e non vorrei incappare in quello“.

Ma in che senso sbagliata? “Noi non vorremmo andare a Sanremo con qualsiasi canzone pur di andarci. Come ha detto Fede, se hai la canzone sbagliata, che per quanto possa essere bella commercialmente, non ci direziona dove vogliamo veramente andare… Piuttosto che fare quello, preferiamo non andare. L’obiettivo è andarci con una canzone che ci rappresenti veramente e possa dare il via a una direzione musicale molto coerente” precisa Benji.

E dove vogliono essere tra 3, 4, 5 anni Benji e Fede? “Vorrei semplicemente, anche vivendo alla giornata, portare a casa qualcosa che forse, per la prima volta, sento visceralmente e sono sicuro che possa arrivare allo stesso modo alle persone. È un desiderio ambizioso, ma penso che, per come siamo fatti noi, sia l’unica possibilità per stare bene internamente e per essere coerenti con le persone che stiamo diventando” ammette Fede.

E per scoprire cos’altro hanno raccontato Benji e Fede al Giffoni, vi invitiamo a seguire l’episodio del podcast a loro dedicato su Spotify in uscita nelle prossime ore.

Foto e articolo di Laura Silvestri

Giffoni 55, BigMama: “Ci vorrebbe maggiore empatia per rendere il mondo un posto con più luce”

BigMama torna a Giffoni per parlare con la stampa di cio che è, è stato, e che sarà, e lo fa con il suo caratteristico carisma.

Al Giffoni Film Festival non si parla solo di cinema, ma c’è spazio per l’arte tutta, e la musica non fa certo eccezione. E se guardiamo al panorama musicale nostrano, c’è una cantante che con il Giffoni ha davvero un rapporto particolare.

Marianna Mammone in arte BigMama, ospite della kermesse il 21 luglio, esordisce in conferenza stampa raccontando il suo forte legame con il festival: “Per me Giffoni rappresenta una delle tappe più importanti della mia vita, sicuramente la prima in assoluto, perché il mio primo concerto l’ho visto a Giffoni: era il film festival del 2013 e c’era questo concerto di Ensi, Clementino e Salmo. All’epoca non ascoltavo quel genere di musica, sentivo più pop inglese (ascoltavo i One Direction!) mentre il rap lo sentiva mio fratello, e anzi gli chiedevo sempre di toglierlo quando lo metteva” racconta “Però mia madre mi disse che mio fratello da solo al concerto non ce lo mandava, per cui andai anche io. Ma durante il concerto io rimasi assuefatta da quello che vedevo… Per me c’è un prima e un dopo quel concerto. Tornata a casa, il giorno dopo, mi misi a vedere a ripetizione i video che avevo fatto sul cellulare, soprattutto quelli di Salmo. Lui diventò il mio idolo, e lo è ancora, e lo ascolto anche tutti i giorni. Il modo di scrivere nei suoi testi la rabbia che aveva, il modo in cui era capace di buttarla fuori – e io avevo bisogno di buttare fuori molta rabbia – mi ha insegnato e mi ha spinto a scrivere“.

Oggi la rabbia c’è sempre, ma non è più così nociva per la mia mente come lo era una volta. Prima la rabbia la riversavo tutta su me stessa, punendomi in un certo senso, ma ad oggi non la provo più nei miei confronti. Cerco di non riversarla su nessuno. Ok, sono arrabbiata per i fatti miei, ma questa cosa non avrà nessuna ripercussione né su di me, né su chi mi circonda. E credo che questo sia il modo più giusto per provare emozioni forti come la rabbia, che sono difficili da trattenere. Da un certo punto di vista, è cambiato proprio il mio approccio nei confronti di queste emozioni, e la canzone ‘La Rabbia non ti basta‘ ha voluto proprio mettere un punto: nel senso che non devi arrabbiarti con te stessa, perché quando vuoi fare una cosa alla fine pian piano ci riesci. E riuscire a portare questo messaggio sul palco più grande d’Italia per me è stato fondamentale; è stata una carezza alla Marianna bambina che ha dovuto sopportare quello che ha sopportato e una carezza alla Marianna di oggi che aveva bisogno di quel palco e che aveva bisogno di far ascoltare la propria voce”.

Ma, aggiunge, “la Marianna di adesso si rende conto che tutto questo non è bastato, nel senso che abbiamo fatto dei passi avanti, soprattutto in quel periodo, ma una volta caduta quell’immagine che loro volevano vedere di una donna spezzata che aveva avuto la sua rivincita romantica, e hanno visto invece una donna che ha il coraggio di fare quello che vuole e di essere se stessa… Questa cosa gli ha dato molto fastidio. E lì ho capito che forse devo fare molto, molto lavoro” ricordando la volta in cui a un concerto si presentò, invece che come “la ragazzina bullizzata”, da donna consapevole e, scandalo degli scandali, con un costume di scena in cui si vedevano le gambe (tra l’altro, precisa, quelli erano in realtà leggings color carne).

Dopotutto, la vita di questi tempi non è facile per nessuno: “In questo preciso momento stiamo facendo leva sul potere che ha l’odio. Tutta la politica del momento adesso è basata nell’effettivo sull’odio, e arriva molto forte anche qui. Me ne rendo conto anche dalle cose più piccole, come chi utilizza l’odio sui social, e dalle cose più grandi, come chi preferisce non votare o ha degli schieramenti tutti strani e particolari” spiega “Penso però che il mondo prima o poi avrà il suo ricambio, e che dopo ogni periodo buio ci sia sempre un periodo di luce. E quindi sono sicura che fare leva sulle nuove generazioni in questo modo, i ragazzi che hanno tanto da dire, è qualcosa che un domani porterà ad avere un mondo sicuramente migliore, soprattutto dal punto di vista dell’empatia, perché è quella che manca“.

Quindi secondo me diventare, anzi, ritornare umani – perché umani purtroppo ci si nasce, ma poi se prendi le strade sbagliate si diventa altro – è possibile nel momento in cui da genitore riesci a passare ai tuoi figli un qualcosa che abbia senso, a insegnare il rispetto, l’amore, l’empatia“.

Ma cosa c’è nel futuro di BigMama? Magari uno stint da conduttrice? “A me piace tantissimo uscire un po’ dalla mia comfort zone. Ormai nella mia testa dico ‘Sì le canzoni le so scrivere, ma voglio vedere cos’altro so fare!’. E la cosa bella – e per questo ringrazio anche chi mi ha chiamato a fare trasmissioni in televisione – è proprio il fatto che accettano il mio modo di essere spontanea. Cioè io proprio prendo il copione e faccio ‘Ok’, e lo butto. Mi piace andare a braccio, perché sono più naturale, e quella cosa mi rende più me. Marianna è quello, capite, e se fossi più costruita forse farei altro nella vita. Per cui la televisione mi intriga tanto, e anche quando ho fatto l’esperienza dell’Eurovision, io mi sono divertita dal primo giorno all’ultimo, per me è stato bellissimo. Quando sono arrivata a Basilea sembravo una bambina al luna park. Sono strafelice, e questa cosa si deve vedere. Anche perché è un po’ un grande tratto distintivo della mia generazione, siamo caotici, ed è bellissimo da vedere“.

Sto progettando di fare cose nuove, perché è un mondo che vorrei scoprire di più però la mia priorità è rimanere nella musica, per cui c’è un momento in cui devo scrivere e fare concerti, e poi quando ho più tempo, come quest’anno che ne ho avuto modo, ho detto ‘Andiamo in televisione e vediamo come va’. E devo dire che è andata bene, quindi ora mi dovrei fare tipo 6 mesi da una parte e 6 dall’altra… E in vacanza? Mai!” conclude scherzando.

Foto e articolo di Laura Silvestri

Western Stars – #RFF14

Sullo schermo, un serafico Bruce Springsteen che ci appare come il saggio cantastorie per eccellenza, di quelli che sanno dare sempre un ottimo consiglio, se li si sa ascoltare; nelle orecchie, parole e armonie che scaldano il cuore, lasciando in cambio dolorose scottature; in maniera quasi miracolosa, Western Stars è la perfetta evocazione, sotto tutti gli aspetti possibili, di quest’ultimo e omonimo album del Boss, racchiudendo al suo interno, senza temere smentita, la vita nella sua piena interezza e complessità.

Tredici tracce, tredici racconti attorno al fuoco (o meglio, alla luce soffusa di un granaio alla vecchia maniera); la voce icona di intere generazioni sostenuta non solo da una sontuosa orchestra ma anche dalla compagna di sempre, l’amata moglie Patti Scialfa, che sembra ricordare elegantemente che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna; come ultimo tocco, una regia, in collaborazione con l’amico Thom Zimny, prepotentemente affascinante, piena di colori vivi e vastità bucolica.

I personaggi che Springsteen porta in vita – lo stuntman che rincorre l’ignoto, quel ragazzo che fugge da un amore mal finito, la star caduta ormai in disgrazia – ci raccontano tantissimo di lui e del suo vissuto, ma soprattutto ci raccontano di noi, di ciò che siamo e potremmo essere in quanto individui.

Ogni singolo brano riesce ad avere un suo mondo ben definito, ed allo stesso tempo tutti insieme compongono un immaginario comune, unico ed estremamente coeso, fatto di lunghi tragitti in auto, cuori spezzati e passati turbolenti che sottotraccia inneggia all’importanza della fiducia, al bisogno di avere fede e al coraggio di aprirsi un varco al di fuori della solitudine; ma è un inno soprattutto all’essenza americana – pur andando, certo, al di là dei confini.

Più che un film un’esperienza, un’occasione di raccoglimento in grado di produrre tante risposte quante domande, e di spostare l’asticella dell’attenzione verso gli aspetti più essenziali e genuini della vita, al di fuori della frenesia che attanaglia tutti i nostri giorni.

Cristiana Carta

Homecoming: A Film By Beyoncé – Da Oggi Su Netflix

Da oggi è disponibile su Netflix Homecoming: A Film By Beyoncé, un film interamente dedicato alla celebre performance di Beyoncé in occasione del Coachella Music Festival del 2018, un omaggio ai college e alle università storicamente frequentate da persone di colore negli Stati Uniti (HBCU).

Partendo dal concetto creativo all’origine dello show, talmente grande da generare un movimento culturale, Homecoming rivela il percorso emotivo dietro a questa incredibile performance tramite immagini straordinarie e interviste di approfondimento.

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Homecoming è anche un album live  disponibile sempre da oggi in digitale per Parkwood Entertainment e Columbia Records.

 

In qualità di prima donna di colore ad aprire il Coachella Festival, in Homecoming Beyoncé omaggia i visionari rappresentanti della cultura afroamericana che sono stati per lei fonte d’ispirazione, tra cui gli alunni HBCU Toni Morrison e Alice Walker, l’attivista Marian Wright Edelman e i ricercatori W.E.B. Du Bois, oltre a luminari della cultura come Nina Simone, Maya Angelou, Chimamanda Ngozi Adichie e Audre Lorde. Alla base del desiderio di Beyoncé di celebrare l’importanza delle HBCU suo padre Mathew Knowles, alunno della Fisk University.

 Girato nel corso di otto mesi, il film segue la star della musica mondiale nel momento in cui torna sul palco dopo la nascita dei suoi gemelli, prestando particolare attenzione alla sua preparazione personale. La rivoluzionaria performance ha richiesto quattro mesi di prove musicali, seguite da quattro mesi di prove di danza, che hanno coinvolto oltre 150 musicisti, ballerini e personalità creative – tutti scelti in prima persona dall’artista stessa.

Nel destreggiarsi tra due ruoli, regista sia della sua live performance che del film che ha ripreso il processo che porta alla sua realizzazione, Beyoncé ha affermato:

«È stato uno dei lavori più difficili che abbia portato a termine ma sapevo che dovevo spingere me stessa e il mio team oltre i limiti, l’obiettivo era il passaggio da fantastico a leggendario. Sapevamo che niente del genere era mai stato realizzato in un festival musicale, la performance doveva essere iconica, oltre ogni possibile paragone. Lo show era un omaggio ad un’importante parte della cultura afroamericana. Doveva essere fedele per chi già conosceva la sua storia, ma al tempo stesso divertente e illuminante per le persone che invece avevano ancora bisogno di imparare. Durante la realizzazione del film, raccontando questa storia una seconda volta, il proposito è rimasto esattamente lo stesso».

Molti cantanti e ballerini del cast sono stati studenti HBCU, cresciuti nella tradizione delle marching band tipiche di questi istituti e si sono uniti al gruppo di performer che si esibiscono al fianco di Beyoncé da anni. Dal documentario emergono l’intensità delle prove di danza e il talento di questi artisti, è inoltre possibile assistere al viaggio personale che li porta dall’essere normali studenti HBCU all’esibizione, che non dimenticheranno mai in tutta la loro vita, su un palco importantissimo e dall’alto valore storico come quello di Beyoncé.

«Moltissime persone con grande ricchezza culturale e intellettuale sono diplomate alle HBCU, tra loro anche mio padre», racconta Beyoncé nel film, «c’è qualcosa di incredibilmente importante all’interno dell’esperienza HBCU, che deve essere celebrato e protetto».

Come premio per i fan, nel film è presente sui titoli di coda la versione di Beyoncé di “Before I Let Go” di Frankie Beverly e Maze, un classico R&B del 1981, che viene spesso proposto ai giochi delle HBCU.

Set List

“Crazy In Love”

“Freedom”

“Lift Ev’ry Voice And Sing”

“Formation”

“Sorry”/”Me, Myself and I”

“Kitty Kat”

“Bow Down”

“I Been On”

“Drunk In Love”

“Diva”

“Flawless” (Remix)

“Feeling Myself”

“Top Off”

“7/11”

“Don’t Hurt Yourself”

“I Care”

“Partition”

“Yoncé”

“Mi Gente (Remix)”

“Mine”

“Baby Boy”

“You Don’t Love Me (No, No, No)”

“Hold Up”

“Countdown”

“Check On It”

“Déjà Vu”(featuring JAY-Z)

“Run the World (Girls)”

“Lose My Breath” (featuring Kelly Rowland and Michelle Williams)

“Say My Name” (featuring Kelly Rowland and Michelle Williams)

“Soldier” (featuring Kelly Rowland and Michelle Williams)

“Get Me Bodied” (With Solange Knowles dancing)

“Single Ladies (Put a Ring on It)”

“Love On Top”

Homecoming: A Film By Beyoncé è diretto e prodotto dalla stessa Beyoncé Knowles-Carter, aiutata alla regia dal collaboratore di lunga data Ed Burke. Steve Pamon e Erinn Williams sono produttori esecutivi.

La Redazione

Comunicato e materiali stampa: Netflix Italia

Flashdance – Il Musical — Dal 5 Al 10 Febbraio Al Teatro Olimpico Di Roma

Prosegue la tournée di Flashdance, musical ispirato all’omonimo cult movie targato Paramount Pictures, in arrivo al Teatro Olimpico di Roma da martedì 5 a domenica 10 febbraio 2019.

Si è tenuta al Teatro Olimpico di Roma la conferenza stampa dedicata al nuovo rifacimento teatrale del famosissimo film musical che ha fatto emozionare ed appassionare alla danza un’infinità di ragazzine degli anni ’80/’90: Flashdance. Partita più di un anno fa a Milano, nel Teatro Nazionale CheBanca!, la tournée toccherà Roma, dal 5 al 10 Febbraio.

Una nuova sfida quella accolta da Valeria Belleudi, partita da Amici di Maria de Filippi, ora protagonista di questa ambiziosa produzione nei panni di Alex Owens. È una sfida ardua, come sempre quando si tratta di trasporre sul palco un film ormai scolpito nell’immaginario collettivo, catalizzatore di parecchie aspettative. Con il resto della compagnia afferma comunque di essere «molto, molto in sintonia».

Ci saranno sicuramente tutti gli elementi impressi nella mente dei fan, le scene del riscaldamento e della “cascata” d’acqua come quella dell’audizione finale – solo per fare degli esempi; «chi vorrà vedere questo non resterà deluso, né da questo né dalle hit, perché ci sono tutte». Il discorso verte necessariamente sulle canzoni all’interno dello spettacolo: le hit più conosciute – che hanno costituito una colonna sonora da Oscar – dunque, ci saranno, in versione originale e lingua inglese, mentre Valeria e Lorenzo Tognocchi (interprete di Nick Hurley) si esibiranno in pezzi inediti in italiano.

Si parla dell’estetica leggermente rinnovata della nostra protagonista: inizialmente ricorreva alla permanente per ricreare l’inconfondibile look anni ’80, mentre nei prossimi spettacoli sarà una parrucca sintetica a sopperire.

Il momento dell’audizione è, come ammette la Belleudi, «drammatico»: per due ore gli spettatori attendono solo quello, «un momento molto impegnativo, vissuto veramente come se fosse un’audizione e credo, per il pubblico, il più emozionante» sostiene.

L’attrice e il personaggio si somigliano? Assolutamente sì, per lei ci sono molte similitudini tra il percorso di Alex e il suo durante questi anni – il passaggio da semplice ballerina di ensemble nella passata produzione ad assoluta protagonista lo dimostra -.

Conclude, la Belleudi, confessando che le opere in cui le piacerebbe lavorare sarebbero Moulin Rouge e Chicago, non a caso anche queste opere musicali diventate grandi cult.

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Cristiana Carta

Trailer: DanzaDanceTV
Immagine: Zoomagazine

La Carmen – Tutte Le Informazioni Sullo Spettacolo Teatrale

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TEATRO GHIONE ROMA
CARMEN
Dal 29 Gennaio al 3 Febbraio
Musiche di Bizet e Marco Schiavoni
testi, regia e coreografia di Luciano Cannito
  Rossella Brescia 
Massimo Zannola,  Amilcar Moret, Alessandro Casà ed i solisti della Roma City Ballet Company
Dal martedì al sabato, ore 21.00 domenica ore 17.00 lunedì riposo
Torna Carmen di Luciano Cannito, in esclusiva a Roma per il Teatro Ghione con Rossella Brescia.
Questo spettacolo ha vinto per 2 anni di fila il biglietto d’oro come spettacolo di danza più visto d’Italia e quello che presenta il Teatro Ghione è una nuova versione con l’attore Massimo Zannola che in un flashback della memoria e delle emozioni, racconta dalle mura della sua cella la sua storia di passione ed il suo folle e tragico epilogo con la profuga Carmen, sbarcata anni prima nell’isola di Lampedusa, dove lui era il maresciallo dei Carabinieri della stazione locale. La gelosia per il presunto scafista Escamillo, il tentativo di domare lo spirito libero e ribelle della bellissima Carmen, per trasformarla in una dolce casalinga appagata, hanno reso lui un criminale, folle, perdente.
Rossella Brescia è Carmen, selvaggia e potente, il primo ballerino cubano Amilcar Moret danza il ruolo di Don Josè/Giuseppe ed il ruolo di Escamillo/scafista sarà interpretato da Francesco Porcelluzzi. Solisti in scena della nuovissima Roma City Ballet Company diretta da Luciano Cannito.
I costumi sono di Maria Hoffmann.
La musica è di Georges Bizet e Marco Schiavoni.
Testo, regia e coreografia di Luciano Cannito.
Info

Luogo:

Teatro Ghione, Via delle Fornaci 37 Roma, Italia
Telefono:
06/6372294
Sito web:
www.teatroghione.it

 

 

Materiali Stampa e Comunicato: ManzoPiccirillo

Laura Silvestri

The Greatest Showman – Le Migliori Performance

Che si ami o si odi (e la critica in generale sembra tendere verso la seconda), The Greatest Showman è già diventato un cult nel panorama dei musical moderni, e per ovvie ragioni.

https://www.youtube.com/watch?v=AXCTMGYUg9A

Noi di Time Stone Entertainment siamo tra quelli che non riescono a non cantare a squarciagola ogni singola canzone del film ogni volta che se ne presenta l’opportunità, e per questo abbiamo deciso di stilare una classifica personale delle migliori performance del film (senza calcolare posti aggiuntivi per le Reprise).

Apriamo le danze!

9) Never Enough

Può sorprendere come scelta,  ma seppur bella (non ci sono canzoni brutte qui, del resto), non ci convince appieno. L’interpretazione e il testo sono assai meno dinamici degli altri “in gara”, e il fatto che non sia Rebecca Ferguson a prestare la voce all’esibizione, ma solo il volto, va leggermente a suo discapito.

8) Tightrope 

(In mancanza di un video ufficiale, si ringrazia Stark Productions)

Nonostante il tono caldo e rassicurante di Michelle Williams, Tightrope non è tra le canzoni più rappresentative della pellicola, e probabilmente contribuisce a rallentarne un tantino il ritmo. In ogni caso, resta un brano più che piacevole.

7) Come Alive

https://www.youtube.com/watch?v=pzmrAO7BAPU

(In mancanza di un video ufficiale, si ringrazia Rave Fox)

Sorprende anche noi una posizione così “bassa” per un brano così energetico, ma dovendo dare priorità, non si può davvero fare altrimenti. É comunque una scelta perfetta per dar la carica in ogni situazione.

6) Rewrite The Stars

(In mancanza di un video ufficiale, si ringrazia Film HD Cut)

Il romantico – e acrobatico – duetto degli amanti provenienti da mondi diversi ha il suo perché, e non guasta che gli interpreti siano due ex-stelle Disney talentuose e di bell’aspetto come  Zac Efron e Zendaya 

5) A Million Dreams

https://www.youtube.com/watch?v=g9r5PFZihC4

Sogni nel cassetto, riscatto personale, crescita… Il tutto sulle note di una melodia difficile da dimenticare! Kudos al giovane Phineas (Ellis Rubin), e kudos al solito, magistrale Hugh Jackman!

4) This Is Me

Candidata – e a dire il vero, anche data da molti come favorita – agli Oscar come miglior canzone, Il brano simbolo della morale di fondo del film: orgogliosi di essere quello che siamo. Non poteva che essere ai piani alti della classifica.

3) The Other Side

(In mancanza di un video ufficiale, si ringrazia Shin Kudo)

Arriviamo sul podio con un gioiellino di coreografia e interpretazione, oltre che grande dimostrazione della chimica on-screen tra Jackman e Efron. Ottima prova per entrambi!

2) From Now On

https://www.youtube.com/watch?v=PluaPvhkIMU

“FROM NOW OOOOOOON THESE EYES WILL NOT BE BLINDED BY THE LIIIIIIGHT” andiamo, non vi viene semplicemente voglia di cantarla a tutto volume? “LET THIS PROMISE IN ME START, LIKE AN ANTHEM IN MY HEEEEEEEAAAART” #JackmanIsKing

1) The Greatest Show 

(In mancanza di un video ufficiale, si ringrazia Stark Productions)

Beh, lo dice il titolo stesso, no? Canzone titolare del film, emozionante pezzo d’ensemble, e segno del passaggio di testimone da Barnum/Jackman a Carlyle/Efron. Che potremmo volere di più?

E voi siete d’accordo con la nostra classifica? Come sarebbe stata la vostra? Fateci sapere nei commenti 🙂

Credits: 20th Century Fox, Atlantic Records

-Laura-