Diavoli 2 – Recensione e Incontro Stampa: Alessandro Borghi e Patrick Dempsey tornano su Sky

Durante uno dei periodi più peculiari della recente storia globale, su Sky Atlantic arriva la seconda stagione di Diavoli, un financial drama con un cast d’eccezione guidato da Alessandro Borghi e Patrick Dempsey che racconta il peso sempre maggiore di finanza ed economia in ottica mondiale.

Quante vite ci sono costate il fallimento della Lehman Brothers o l’andamento degli spread? Quanto contano le esigenze della popolazione rispetto agli interessi dei pochi che gestiscono la maggioranza delle ricchezze globali? A partire da questo scenario di squali e predatori, Diavoli ci offre il punto di vista di Massimo Ruggero (Alessandro Borghi) e Dominic Morgan (Patrick Dempsey).

Il primo è un uomo che, dopo essere partito dal basso ed essersi trasferito a Londra in giovane età, è diventato uno degli head of trading di maggiore talento della New York-London Investment Bank, tra i principali istituti di investimento al mondo. Geniale, spregiudicato e affascinante, Massimo ha dovuto sacrificare buona parte della sua vita (inclusa l’ex moglie Carrie) per poter raggiungere la vetta. Il controcampo è occupato dal secondo personaggio, l’amministratore delegato della NYL, un americano di buona famiglia e maniaco del controllo; è stato proprio Morgan a individuare per primo l’enorme talento di Ruggero e a porlo sotto la sua ala protettrice, diventandone il mentore e, in un certo senso, una figura paterna.

Una serie di complicazioni progressive, però, rendono consapevole Massimo di essersi cacciato in un brutto guaio. Finito al centro di una guerra finanziaria globale, il ragazzo deve scegliere se combattere i diavoli oppure unirsi a loro.

Dopo una prima stagione da 10 episodi in grado di costruire una progressione narrativa capace di conciliare universale e particolare, guerre finanziarie e drammi umani privati, Sky si accinge a distribuire la seconda stagione di Diavoli, che riprende i personaggi principali laddove li avevamo lasciati al termine della prima stagione. Tratti dal romanzo di Guido Maria Brera, gli episodi di due anni fa si immergevano nella realtà a partire dal setting di una Londra frenetica e, allo stesso tempo, asettica. Ad aver sostituito la crisi argentina del 2001 e lo scoppio dei subprime del 2008 ci pensa la pandemia di Covid-19: è in questo scenario che si apre il primo episodio della seconda stagione di Diavoli.

Dopo un flashforward ambientato in piena pandemia, il primo episodio di Diavoli riprende le fila del discorso con grande naturalezza. Siamo nel 2016, la Brexit è alle porte e Donald Trump lotta con Hillary Clinton per diventare il nuovo Presidente degli Stati Uniti. È trascorso un po’ di tempo da quando Massimo è riuscito a sventare il piano di Dominic Morgan contro l’euro e, nonostante una crisi personale, ha scelto di rimanere a far parte dell’NYL in qualità di CEO. Sempre più messo in discussione dal board, Massimo ha deciso di far entrare un fondo di investitori filocinesi nell’ambito di una politica di nuove acquisizioni. Il suo vecchio mentore, però, lo contatta e lo avverte: l’obiettivo dei cinesi è quello di mettersi contro gli USA a suon di guerra dei dati. Tra bitcoin, 5G e pandemia, Massimo deve scegliere da che parte stare per affrontare questa potenziale crisi globale che potrebbe scaturirne. Cosa accadrà? Per il momento, non è dato rispondere a questo quesito.

Sappiate soltanto che, ancora una volta, Sky e Lux Vide hanno raggiunto un risultato straordinario dal respiro totalmente internazionale. Il primo episodio della seconda stagione di Diavoli riesce a catturare gli spettatori costruendo una narrazione magnetica capace di appassionare e destare attenzione nonostante il campo che fa da sfondo (la finanza e l’economia) possa risultare ostico. Merito del fatto che al centro del racconto ci siano esseri umani con i loro conflitti (universali). La pandemia ha costretto le economie globali alla recessione e il futuro sembra tutto da scrivere e rinnovare. In che modo questa situazione infausta è stata rimediata da una serie che ha come obiettivo quello di raccontare il presente (nel bel mezzo della tempesta)? Per scoprirlo, non resta altro da fare che sintonizzarsi su Sky Atlantic o NOW a partire dal 22 aprile prossimo, ma nel frattempo diamo un’occhiata a ciò che hanno avuto da dire in merito il cast e la produzione di Diavoli.

Qualche giorno fa, infatti, i due interpreti principali della serie – Alessandro Borghi e Patrick Dempsey – sono stati ospiti del The Space Cinema Odeon di Milano per presentare lo show alla stampa. Oltre ai due protagonisti, erano presenti anche Clara Rosager, Guido Maria Brera, Nick Hurran e Jan Maria Michelini.

Durante la conferenza stampa Luca Bernabei (amministratore delegato di Lux Vide) ha ufficializzato la messa in cantiere di almeno un’altra stagione della serie, pronta a premediare nuove svolte globali in campo economico e finanziario. Alessandro Borghi, invece, ha parlato del personaggio di Massimo Ruggeri e ha preannunciato la sua evoluzione e il cambiamento da diavolo a essere umano, soprattutto a seguito degli avvenimenti che lo hanno sconvolto nel corso della prima stagione.

Il regista Jan Maria Michelini ha poi aggiunto: “Ancora una volta è fondamentale il tema della paternità. Oltre al rapporto con Massimo, Dominic scoprirà un nuovo genio della matematica che assolderà nel suo team. Nel frattempo, il suo conflitto con Massimo continuerà a essere aperto”.

A proposito della situazione globale, della scontro tra Ucraina e Russia e della capacità della serie di rimediare (o, addirittura, premediare) la realtà, è stato invece Guido Maria Brera ad esprimersi: “Oggi la diplomazia ha fallito ed è arrivata la guerra. Con la guerra, è arrivata la finanza, trasformata in uno strumento di guerra. In sé, è uno strumento né cattivo né buono. Diciamo che è neutro e che dipende dall’uso che se ne fa. Può essere uno strumento di progresso e regresso”.

Infine, oltre ad aver invitato le persone a informarsi da chi ne sa più di loro e a diffidare dalle fake news, Alessandro Borghi ha sentenziato: “Credo che Diavoli sia una serie in cui il confine tra bene e male è estremamente sfumato. C’è un continuo scambio di equilibri. Diavoli è una serie che parla di responsabilità della scelta applicata alla gestione del potere e alle dinamiche interiori”.

E voi, siete pronti a scopre gli intrighi e i segreti che muovono le fila del mondo? La seconda stagione di Diavoli sarà disponibile su Sky Atlantic e in video on demand su NOW a partire dal prossimo 22 aprile.

Matteo Marescalco

Info

Titolo Originale: Diavoli 

Durata: 8 episodi

Data D'Uscita: 22 aprile 2022

Regia: Nick Hurran e Jan Maria Michelini

Con: 

Alessandro Borghi, Patrick Dempsey,
Clara Rosager, Anna Sofia Martins

Distribuzione: Sky

Materiali Stampa: Sky

Suburra – Netflix Rinnova La Serie Per Una Terza Stagione

È ufficiale: Netflix rinnova Suburra per una terza stagione.

La serie con protagonista Alessandro Borghi ha da poco debuttato sulla piattaforma streaming con la sua seconda stagione, ma ha già ricevuto l’ok per una terza.

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La Redazione

Comunicato Stampa: Netflix Italia

 

 

David Di Donatello 2019 – Tutti I Vincitori

Il 27 Marzo si è tenuta a Roma la sessantaquattresima edizione di quelli che possono essere considerati gli “Oscar” del cinema italiano. Trasmessi in diretta su Rai Uno, i David di Donatello sono stati presentati, come nell’edizione precedente, da Carlo Conti.

Tante le personalità non solo italiane ma anche del cinema internazionale, come Alfonso Cuaròn – che con il Miglior Film Straniero ha ricevuto l’ennesimo riconoscimento per il suo Roma – Tim Burton e Uma Thurman, che ha raccontato la sua esperienza lavorativa con l’iconico regista Quentin Tarantino. Tim Burton ha ricevuto il premio alla carriera, confessando, emozionato, di essere sempre stato un amante del cinema italiano, e citando grandissimi autori come Fellini e Bava. In questi giorni, ricordiamo, il regista si trovava a Roma per promuovere l’attesissimo live action del classico animato Disney Dumbo. 

Tra i film che si sono presentati con il maggior numero di candidature Dogman, Chiamami Col Tuo Nome e Capri Revolution; a trionfare prepotentemente, nemmeno a dirlo, è stato appunto il film diretto da Matteo Garrone (che riceve, tra i tanti, Miglior Film), ma anche Sulla Mia Pelle, con quattro premi portati a casa e un sincero e commosso discorso da parte di Alessandro Borghi (premiato come Miglior Attore Protagonista).

Di seguito tutti i vincitori premiati durante la serata:

 

 Miglior Film Straniero 

Roma – Alfonso Cuarón 

Bohemian Rhapsody – Dexter Fletcher, Bryan Singer

Cold War – Pawel Pawlikowski

Il Filo Nascosto – Paul Thomas Anderson

Tre Manifesti a Ebbing, Missouri – Martin McDonagh

 

Miglior Corto (annunciato precedentemente)

Frontiera – Alessandro Di Gregorio  

 

Miglior Attore Non Protagonista

Massimo Ghini – A Casa Tutti Bene

Edoardo Pesce – Dogman

Valerio Mastandrea – Euforia

Ennio Fantastichini — Fabrizio De André – Principe Libero

Fabrizio Bentivoglio – Loro

 

 Migliore Attrice Non Protagonista

Donatella Finocchiaro — Capri-Revolution

Marina Confalone – Il Vizio Della Speranza

Nicoletta Braschi – Lazzaro Felice 

Kasia Smutniak – Loro

Jasmine Trinca – Sulla Mia Pelle

 

 Miglior Attore Protagonista

Marcello Fonte – Dogman 

Riccardo Scamarcio – Euforia

Luca Marinelli – Fabrizio De André – Principe Libero

Toni Servillo – Loro

Alessandro Borghi – Sulla Mia Pelle

 

Migliore Attrice Protagonista

Marianna Fontana — Capri – Revolution

Pina Turco – Il Vizio Della Speranza

Elena Sofia Ricci – Loro 

Alba Rohrwacher – Troppa Grazia

Anna Foglietta – Un Giorno All’Improvviso

 

 Migliore Sceneggiatura Non Originale

James Ivory, Luca Guadagnino, Walter Fasano – Chiamami Col Tuo Nome

Stephen Amidon, Francesca Archibugi, Francesco Piccolo, Paolo Virzì – Ella & John (The Leisure Seeker)

Stefano Mordini, Massimiliano Catoni – Il Testimone Invisibile 

Oscar Ghiotti, Valerio Mastrandrea, Johnny Palomba, Zerocalcare – La Profezia Dell’Armadillo

Nicola Guaglianone, Luca Miniero – Sono Tornato

 

 Migliore Sceneggiatura Originale

Matteo Garrone, Massimo Gaudioso, Ugo Chiti – Dogman

Francesca Marciano, Valia Santola, Valeria Golino – Euforia

Fabio e Damiano D’Innocenzo – La Terra Dell’Abbastanza

Alice Rohrwacher – Lazzaro Felice

Alessio Cremonini, Lisa Nur Sultan – Sulla Mia Pelle

 

 Miglior Regista Esordiente (Premio Gian Luigi Rondi)

Luca Facchini – Fabrizio De André – Principe Libero

Simone Spada – Hotel Gagarin

Fabio e Domiziano D’Innocenzo – La Terra Dell’Abbastanza

Valerio Mastrandrea – Ride

Alessio Cremonini – Sulla Mia Pelle 

 

 Miglior Regia

Matteo Garrone – Dogman

Luca Guadagnino – Chiamami Col Tuo Nome

Mario Martone — Capri – Revolution

Valeria Golino – Euforia

Alba Rohrwacher – Lazzaro Felice

 

 Miglior Film

Chiamami Col Tuo Nome – Luca Guadagnino

Dogman – Matteo Garrone

Euforia – Valeria Golino

Lazzaro Felice – Alba Rohrwacher

Sulla Mia Pelle – Alessio Cremonini

Migliore Fotografia

Nicolaj Brüel – Dogman

Michele D’Attanasio – Capri-Revolution

Sayombhu Mukdeeprom – Chiamami col tuo nome (Call Me by Your Name)

Paolo Carnera – La terra dell’abbastanza

Hélène Louvart – Lazzaro felice

 

Migliori Musiche

Apparat e Philipp Thimm – Capri-Revolution

Nicola Piovani – A casa tutti bene

Nicola Tescari – Euforia

Lele Marchitelli – Loro

Mokadelic – Sulla mia pelle

Migliore Canzone Originale

Mystery of Love (musica e testo di Sufjan Stevens, interpretata da Sufjan Stevens) – Chiamami col tuo nome (Call Me by Your Name)

L’invenzione di un poeta (musica di Nicola Piovani, testo di Aisha Cerami e Nicola Piovani, interpretata da Tosca) – A casa tutti bene

Araceae (musica di Apparat e Philipp Thimm, testo di Simon Brambell, interpretata dai Apparat) – Capri-Revolution

‘A speranza (musica e testo di Enzo Avitabile, interpretata da Enzo Avitabile) – Il vizio della speranza

‘Na gelosia (musica di Lele Marchitelli, testo di Peppe Servillo, interpretata da Toni Servillo) – Loro

Miglior Scenografia

Dimitri Capuani – Dogman

Giancarlo Muselli – Capri-Revolution

Samuel Deshors – Chiamami col tuo nome (Call Me by Your Name)

Emita Frigato – Lazzaro felice

Stefania Cella – Loro

Miglior costumista

Ursula Patzak – Capri-Revolution

Giulia Piersanti – Chiamami col tuo nome (Call Me by Your Name)

Massimo Cantini Parrini – Dogman

Loredana Buscemi – Lazzaro felice

Carlo Poggioli – Loro

 

Miglior Trucco

Dalia Colli e Lorenzo Tamburini – Dogman

Alessandro D’Anna – Capri-Revolution

Fernanda Perez – Chiamami col tuo nome (Call Me by Your Name)

Maurizio Silvi – Loro

Roberto Pastore – Sulla mia pelle

 

Migliori Acconciature

Aldo Signoretti – Loro

Gaetano Panico – Capri-Revolution

Manolo Garcia – Chiamami col tuo nome (Call Me by Your Name)

Daniela Tartari – Dogman

Massimo Gattabrusi – Moschettieri del re – La penultima missione

 

Miglior Montaggio

Marco Spoletini – Dogman

Jacopo Quadri, Natalie Cristiani – Capri-Revolution

Walter Fasano – Chiamami col tuo nome (Call Me by Your Name)

Giogiò Franchini – Euforia

Chiara Vullo – Sulla mia pelle

 

Migliori Effetti Sonori

Dogman

Capri-Revolution

Chiamami col tuo nome (Call Me by Your Name)

Lazzaro felice

Loro

Cristiana Carta

Immagini: Tuttosport

Il Primo Re – La Recensione

Rivincita Italiana

Prima dell’Impero capace di conquistare terre e popolazioni di ogni dove, prima delle battaglie dei centurioni e delle grandi spedizioni, la storia ricorda due fratelli, i cui destini rimarranno inesorabilmente legati fino alla creazione di quella che un giorno sarà la Città Eterna. Questa è la storia di Romolo e Remo. «Questa è Roma».

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È inutile negarlo: da diversi decenni a questa parte, le produzioni italiane sono raramente viste come degne concorrenti di quelle straniere, soprattutto quando si tratta di affiancarle a quelle Made in Hollywood, e specialmente nel caso del cinema di genere.

Perché allora rischiare tanto con Il Primo Re?

«L’idea nasce – insieme ad Andrea Paris, che ha prodotto con me il film, e assieme agli sceneggiatori (Filippo Gravino e Francesca Manieri) – dalla volontà di cercare una storia che avesse ovviamente un sedimento nella nostra cultura, nel nostro passato, ma che allo stesso tempo tempo fornisse l’occasione per realizzare questo tipo di racconto: un racconto fortemente cinematografico, con tante chiavi di lettura, ma anche con elementi action spettacolari che spesso, appunto, in Italia non vengono adoperati, ma come invece ha fatto la nostra cinematografia in Veloce Come Il Vento. Nelle maniere più diverse, in Italia il genere è sempre esistito. Questo film forse è qualcosa di più, nel senso che utilizza il genere per parlare e per realizzare un racconto complesso, sentimentale, che ci parla del presente; però in qualche modo senza perdere la sua italianità, nel senso che è un film realizzato con capitali provenienti da tutto il mondo, però in Italia, da maestranze italiane, con una costruzione produttiva basata e realizzata dal nostro paese. Il mio auspicio è che possa essere un elemento in un percorso di rinnovamento nella nostra cinematografia perché credo che, forse, esiste (speriamo) un pubblico che abbia voglia di vedere storie diverse» spiega il regista, Matteo Rovere, in conferenza stampa.

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Da questo punto di vista, Il Primo Re centra sicuramente l’obbiettivo, provando, con grande maestria, come anche l’Italia – un tempo tra i maggiori produttori di kolossal cinematografici, come Cabiria, La Caduta Di Troia e Quo Vadis? – possa aspirare (nuovamente) a “viaggiare tra le stelle”, magari creandosi una galassia tutta sua.

Una galassia di cui Romolo (Alessio Lapice) e Remo (Alessandro Borghi) potrebbero essere gli iniziatori, come di Roma furono i fondatori. I due, legati dal filo rosso del destino e sottoposti, volenti o nolenti, alla crudeltà – o benevolenza, che dir si voglia – degli antichi Dei (o, se non altro, alla convinzione di essa), fungeranno da archetipo – come sostiene anche la Manieri – che caricherà di una forza tale la storia, da far sì che la parola vada «in sottrazione».

Il proto-latino utilizzato per i dialoghi – ricostruito grazie ad una ibridazione tra indoeuropeo e ciò che si aveva di un latino “fon-dativo, pre-romano” – scandisce le poche, essenziali battute della pellicola, conferendo un’aurea di misticità e autenticità al racconto. Non lasciatevi spaventare dall’assenza della lingua italiana come la conosciamo oggi. A parlare saranno i volti, gli sguardi, i gesti, le azioni dei personaggi – abilmente interpretati da alcuni tra quelle che possiamo definire senza indugi le promesse del cinema italiano -; la presenza della natura, del paesaggio circostante si avvertirà prepotente e condannatrice; la fede, le credenze, le convinzioni di un popolo che non ancora poteva definirsi tale, ma che apprenderà come questa sia l’unica modalità di sopravvivenza, asserirà tutto ciò che c’è da asserire.

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«Ero terrorizzato all’idea di recitare in (proto)latino. Quando Matteo mi ha detto “guarda vorrei farlo in proto-latino” ho risposto “vabbè… facciamolo in proto-latino…”» racconta Borghi con sguardi eloquenti. «Ci siamo confrontati tantissimo, ogni cosa è stata oggetto di lunghe chiacchierate tra me, Matteo e Alessio […] Penso anche al finale del film. C’erano un milione di modi diversi di raccontarlo, e farselo raccontare, alla fine abbiamo scelto questa chiave […] C’è stato un lavoro molto attento. Matteo è completamente matto. Sa tutto, qualunque cosa, e te la argomenta sempre in una maniera tecno-didattica. Roba che tu stai lì e dici “oddio, che cosa ha detto adesso?”. Una cosa brutta, davvero» continua scherzando «però poi serve. E la lingua è diventata, secondo me, una delle chiavi fondamentali di questo film. Adesso non posso assolutamente immaginarlo recitato in un’altra lingua; è impossibile».

Se quindi verosimiglianza – anche in fatto di ricostruzione storica -, credibilità ed intensità sono i punti forti de Il Primo Re, un piccolo appunto va necessariamente fatto alla rapidità d’esecuzione di alcune scene chiave, in cui avremmo forse preferito vedere dei cambiamenti meno repentini a livello comportamentale e di sviluppo caratteriale; ma che, tuttavia, al fronte della modalità di realizzazione dell’intera opera, non ne inficia il risultato finale.

Osate, dunque, come hanno osato coloro che hanno creduto in questo progetto. Credete nella produzione italiana, e credete in questa produzione italiana. Che, nel peggiore dei casi, sarà un’utile lezione di storia. Della nostra civiltà, ma anche del nostro cinema.

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Il Primo Re, prodotto da Groenlandia, Rai Cinema e Gapbusters, in associazione con Roman Citizen e distribuito da 01 Distribution sarà al cinema dal 31 Gennaio.

Laura Silvestri

Info 

Titolo Originale: Il Primo Re

Durata: 119'

Data di Uscita: 31 Gennaio 2019

Regia: Matteo Rovere

Con: 

Alessandro borghi, Alessio Lapice, 
Tania Garebba 

Distribuzione: 01 Distribution

Il Primo Re – Il Poster E il Trailer Ufficiale Del Film

Online il poster e il trailer ufficiale de Il Primo Re, la pellicola diretta da Matteo Rovere con protagonista Alessandro Borghi Alessio Lapice.

Di seguito la sinossi ufficiale:

“Due fratelli, soli, nell’uno la forza dell’altro, in un mondo antico e ostile sfideranno il volere implacabile degli Dei. Dal loro sangue nascerà una città, Roma, il più grande impero che la Storia ricordi. Un legame fortissimo, destinato a diventare leggenda. “

Il film, prodotto da Groenlandia e Rai Cinema e co-prodotto da Gapbusters in associazione con Roman Citizen, sarà distribuito dalla 01 Distribution, e sarà nelle sale italiane dal 31 Gennaio 2019.

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#IlPrimoReMatteo Rovere

Materiali Stampa: 01 Distribution

Laura Silvestri