Il Primo Re – La Recensione

Rivincita Italiana

Prima dell’Impero capace di conquistare terre e popolazioni di ogni dove, prima delle battaglie dei centurioni e delle grandi spedizioni, la storia ricorda due fratelli, i cui destini rimarranno inesorabilmente legati fino alla creazione di quella che un giorno sarà la Città Eterna. Questa è la storia di Romolo e Remo. «Questa è Roma».

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È inutile negarlo: da diversi decenni a questa parte, le produzioni italiane sono raramente viste come degne concorrenti di quelle straniere, soprattutto quando si tratta di affiancarle a quelle Made in Hollywood, e specialmente nel caso del cinema di genere.

Perché allora rischiare tanto con Il Primo Re?

«L’idea nasce – insieme ad Andrea Paris, che ha prodotto con me il film, e assieme agli sceneggiatori (Filippo Gravino e Francesca Manieri) – dalla volontà di cercare una storia che avesse ovviamente un sedimento nella nostra cultura, nel nostro passato, ma che allo stesso tempo tempo fornisse l’occasione per realizzare questo tipo di racconto: un racconto fortemente cinematografico, con tante chiavi di lettura, ma anche con elementi action spettacolari che spesso, appunto, in Italia non vengono adoperati, ma come invece ha fatto la nostra cinematografia in Veloce Come Il Vento. Nelle maniere più diverse, in Italia il genere è sempre esistito. Questo film forse è qualcosa di più, nel senso che utilizza il genere per parlare e per realizzare un racconto complesso, sentimentale, che ci parla del presente; però in qualche modo senza perdere la sua italianità, nel senso che è un film realizzato con capitali provenienti da tutto il mondo, però in Italia, da maestranze italiane, con una costruzione produttiva basata e realizzata dal nostro paese. Il mio auspicio è che possa essere un elemento in un percorso di rinnovamento nella nostra cinematografia perché credo che, forse, esiste (speriamo) un pubblico che abbia voglia di vedere storie diverse» spiega il regista, Matteo Rovere, in conferenza stampa.

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Da questo punto di vista, Il Primo Re centra sicuramente l’obbiettivo, provando, con grande maestria, come anche l’Italia – un tempo tra i maggiori produttori di kolossal cinematografici, come Cabiria, La Caduta Di Troia e Quo Vadis? – possa aspirare (nuovamente) a “viaggiare tra le stelle”, magari creandosi una galassia tutta sua.

Una galassia di cui Romolo (Alessio Lapice) e Remo (Alessandro Borghi) potrebbero essere gli iniziatori, come di Roma furono i fondatori. I due, legati dal filo rosso del destino e sottoposti, volenti o nolenti, alla crudeltà – o benevolenza, che dir si voglia – degli antichi Dei (o, se non altro, alla convinzione di essa), fungeranno da archetipo – come sostiene anche la Manieri – che caricherà di una forza tale la storia, da far sì che la parola vada «in sottrazione».

Il proto-latino utilizzato per i dialoghi – ricostruito grazie ad una ibridazione tra indoeuropeo e ciò che si aveva di un latino “fon-dativo, pre-romano” – scandisce le poche, essenziali battute della pellicola, conferendo un’aurea di misticità e autenticità al racconto. Non lasciatevi spaventare dall’assenza della lingua italiana come la conosciamo oggi. A parlare saranno i volti, gli sguardi, i gesti, le azioni dei personaggi – abilmente interpretati da alcuni tra quelle che possiamo definire senza indugi le promesse del cinema italiano -; la presenza della natura, del paesaggio circostante si avvertirà prepotente e condannatrice; la fede, le credenze, le convinzioni di un popolo che non ancora poteva definirsi tale, ma che apprenderà come questa sia l’unica modalità di sopravvivenza, asserirà tutto ciò che c’è da asserire.

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«Ero terrorizzato all’idea di recitare in (proto)latino. Quando Matteo mi ha detto “guarda vorrei farlo in proto-latino” ho risposto “vabbè… facciamolo in proto-latino…”» racconta Borghi con sguardi eloquenti. «Ci siamo confrontati tantissimo, ogni cosa è stata oggetto di lunghe chiacchierate tra me, Matteo e Alessio […] Penso anche al finale del film. C’erano un milione di modi diversi di raccontarlo, e farselo raccontare, alla fine abbiamo scelto questa chiave […] C’è stato un lavoro molto attento. Matteo è completamente matto. Sa tutto, qualunque cosa, e te la argomenta sempre in una maniera tecno-didattica. Roba che tu stai lì e dici “oddio, che cosa ha detto adesso?”. Una cosa brutta, davvero» continua scherzando «però poi serve. E la lingua è diventata, secondo me, una delle chiavi fondamentali di questo film. Adesso non posso assolutamente immaginarlo recitato in un’altra lingua; è impossibile».

Se quindi verosimiglianza – anche in fatto di ricostruzione storica -, credibilità ed intensità sono i punti forti de Il Primo Re, un piccolo appunto va necessariamente fatto alla rapidità d’esecuzione di alcune scene chiave, in cui avremmo forse preferito vedere dei cambiamenti meno repentini a livello comportamentale e di sviluppo caratteriale; ma che, tuttavia, al fronte della modalità di realizzazione dell’intera opera, non ne inficia il risultato finale.

Osate, dunque, come hanno osato coloro che hanno creduto in questo progetto. Credete nella produzione italiana, e credete in questa produzione italiana. Che, nel peggiore dei casi, sarà un’utile lezione di storia. Della nostra civiltà, ma anche del nostro cinema.

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Il Primo Re, prodotto da Groenlandia, Rai Cinema e Gapbusters, in associazione con Roman Citizen e distribuito da 01 Distribution sarà al cinema dal 31 Gennaio.

Laura Silvestri

Info 

Titolo Originale: Il Primo Re

Durata: 119'

Data di Uscita: 31 Gennaio 2019

Regia: Matteo Rovere

Con: 

Alessandro borghi, Alessio Lapice, 
Tania Garebba 

Distribuzione: 01 Distribution

Twilight – 20 e 21 Novembre Di Nuovo Nelle Sale Italiane Il Primo Film Della Saga

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Per festeggiare i dieci anni dall’uscita del primo film della saga, torna nelle sale italiane Twilight di Catherine Hardwicke.

Il film tratto dall’omonimo romanzo di Stephenie Meyer, e che ha portato alla ribalta gli attori Kristen Stewart Robert Pattinson, sarà disponibile al cinema il 20 e il 21 Novembre; mentre il 13 dello stesso mese al The Space Moderno di Piazza Della Repubblica di Roma, ore 20.30, si terrà una premiere-evento che promette grandi sorprese prima della proiezione per i fan della saga.

“Dopo il matrimonio di sua madre, l’adolescente Bella Swan si trasferisce dall’assolata Phoenix, in Arizona, a casa di suo padre nella piovosa cittadina di Forks, nello stato di Washington. Introversa e solitaria, Bella non ha grandi aspettative per quanto riguarda la nuova scuola e i nuovi compagni, ma l’incontro con Edward Cullen, bello, intelligente e spiritoso, anche se con un alone di mistero, cambia completamente le sue prospettive. Tra i due nasce prima una profonda amicizia e poi un’appassionata storia d’amore, ma quando Bella scopre la vera identità di Edward viene catapultata in un mondo misterioso dove la vita e la morte non hanno confini…”

Materiale Stampa: ManzoPiccirillo

Laura Silvestri

 

Martin Scorsese – La Consegna Del Premio Alla Carriera alla Festa Del Cinema Di Roma 2018

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Festa Del Cinema Di Roma: Il 22 Ottobre, all’Auditorium Parco Della Musica, è stato consegnato da Paolo Taviani il premio alla carriera a Martin Scorsese.

La consegna del premio ha seguito un incontro con il pubblico in cui si è parlato di cinema italiano e dei registi/film che hanno influenzato la carriera da regista e la vita da appassionato di cinema di Scorsese.

Grandi emozioni per i presenti in sala, e sicuramente un grande giorno per la storia del grande schermo.

Foto e Video: Laura Silvestri

Laura Silvestri

Giacomo Gianniotti – La Stampa Italiana Incontra Il Dr. DeLuca

Di solito, se si può evitare una visita dal medico, tanto meglio. Ma se il dottore in questione è Mr. Andrew DeLuca, a.k.a. Giacomo Gianniotti, magari un’occhiatina ce la si fa dare volentieri…

Qualche settimana fa, Gianniotti – di origine italiana, ma naturalizzato canadese – era qui nel Bel Paese, e noi di Time Stone Entertainment eravamo lì con lui e il resto della stampa italiana per parlare della sua esperienza nella Terra delle Opportunità e sul set di Grey’s Anatomy.

«Ero un po’ nervoso all’idea di unirmi ad un cast così grande e consolidato già da tanti anni, pieno di attori diversi e con una lunga carriera alle spalle; ma sono stati tutti molto gentili, e devo dire che mi hanno fatto sentire fin da subito a mio agio. Per me è stato un onore conoscerli e lavorare con loro».

«Ricordo quanto fossi agitato il mio primo giorno sul set, e anche durante quelle scene in sala operatoria così zeppe di termini appartenenti al linguaggio medico… E io che pensavo “Oddio, come farò a ricordare tutto e dirlo così velocemente?” Ma lì si ride e si scherza, anche quando si sbaglia, e alla fine tutto va per il meglio. Anche perché, capita davvero a tutti di impicciarsi, a volte!»

E va avanti raccontando qualche aneddoto.

«James Pickens – il capo dell’ospedale, il Dr.  Webber – è stato il primo a farmi sentire davvero a casa. Durante la prima table reading a cui partecipai, io ero seduto lì, non conoscevo nessuno, come il primo giorno di scuola, e lui si è alzato, ha attraversato la stanza, e si è presentato dandomi il benvenuto. È l’attore più anziano del cast, un uomo davvero di classe… Un tale gesto da parte sua dice molto!»

 Ma qual è, secondo lui, il segreto del successo dello show?

«Io penso che Shonda, essendo una delle prime showrunner donna dell’industria televisiva, sia riuscita a creare una storia con molti personaggi femminili di rilievo: forti, intelligenti, indipendenti, in carriera… Cosa che non era poi tanto comune in televisione nel periodo in cui debuttò la serie. E penso che questo abbia creato una forte empatia con il pubblico femminile, e abbia anche ispirato molto donne a intraprendere una carriera in campo medico. Incontro spesso delle fan che mi dicono quanto lo show le abbia incoraggiate in tal senso.»

«E poi credo che Shonda e gli sceneggiatori utilizzino lo show come mezzo per dire qualcosa, per mandare avanti idee politiche, morali, ma anche per spostare l’attenzione su patologie ancora poco note».

Sul doppiaggio del suo personaggio ci dice:

«Ho chiesto se potevo doppiarmi da solo, ma credo ci siano dei regolamenti e dei sindacati che non lo permettono, perché giustamente, sarebbe come togliere lavoro ai doppiatori professionisti! Però c’è stata una scena in cui io e Stefania [Spampinato] – l’attrice che interpreta sua sorella, che sostiene essere “davvero un amore”, e con cui si divertiva a conversare in italiano sul set – abbiamo dovuto parlare in italiano… E quando l’ho vista doppiata mi sono accorto che, per far notare la differenza, ci avevano fatto siciliani!»

Riguardo alla meritocrazia nell’industria cinematografica:

«Credo che sia un po’ lo stesso dappertutto, ma su diversi livelli. Quando avevo 18 anni, ho lasciato il liceo, e mi sono trasferito da Toronto a Roma, dove sono rimasto per due anni. Di sera facevo il barman a Campo de’ Fiori, e di giorno facevo provini. Volevo recitare in italiano, ma ho trovato un sacco di difficoltà. In quei due anni, non ho trovato nulla. Alla fine mi sono arreso, ho preso un biglietto per tornare in Canada a studiare teatro. Ovviamente, appena fatto il biglietto, mi chiamano per dirmi che avevo ottenuto un ruolo qui! Era una piccola parte in un programma che si chiama Medicina Generale.

Ma devo dirti la verità, mi guardavo intorno, e la realtà che mi circondava era piena di figli, nipoti, cugini di qualcuno. E io mi dicevo “A un certo punto questi nipoti dovranno pur finire!”».

«Ovviamente, anche in America è così. Alla fine, se conosci qualcuno, sei sempre avvantaggiato. Ma questo accade per qualsiasi industria. Però in America credo si badi di più al merito: se davvero ti impegni e lavori costantemente, dopo un po’, e con un po’ di fortuna, vieni premiato».

«Questo è il primo show in cui ho un ruolo ricorrente, e posso dirmi effettivamente parte del cast» dice rispondendo alla nostra domanda riguardo le differenze riscontrate sui vari set.

«Questo già ti dà un maggior senso di fiducia, ti fa sentire più sicuro. Vuol dire che i produttori e gli sceneggiatori hanno visto qualcosa in te, tanto da affidarti un ruolo più duraturo. Quindi sì, direi che è questa la più grande differenza. Poi quello di Grey’s è un set fantastico; molti di loro hanno famiglia, mogli o mariti, figli che spesso vengono a trovarli, quindi ti dà proprio quella sensazione di gioia e familiarità».

Sul rischio di diventare ipocondriaci:

«Beh, diciamo che aumenta un po’. Sai quando leggi i sintomi di una malattia per una puntata, e inizi a pensare “Uh, in effetti quello mi fa male, e ho questa tossetta…” Però non possiamo fossilizzarci su queste cose!»

Sui suoi progetti futuri:

«Io ho iniziato con il teatro, e non avrei mai pensato di arrivare in tv o sul grande schermo. Però da quando ho iniziato con la tv, mi sono fermato. Dopo Grey’s Anatomy, mi piacerebbe molto tornare alle mie radici teatrali. Oltre a questo, sono un grande fan di cinema, anche di quello italiano. Da quando La Grande Bellezza ha vinto l’Oscar, il mondo sembra aver spostato di nuovo l’attenzione sull’Italia, e questo mi ha reso molto orgoglioso. Il mondo sta cambiando, e noi dobbiamo continuare a produrre prodotti di qualità come stiamo facendo. Guadagnino, ma anche Suburra, The Young Pope… Ma anche progetti che non sono italiani, ma vengono girati in Italia e portano lavoro e lustro al nostro paese. Sono molto contento della direzione in cui stiamo andando. Molto lentamente, ma stiamo andando!»

Ma che tipo di ruoli gli vengono proposti, e quali vorrebbe invece interpretare?

«I ruoli che mi arrivano e quelli che vorrei mi arrivassero non sono esattamente gli stessi: spesso mi propongono il ruolo del bravo ragazzo, quello dolce e gentile, che riporta la ragazza a casa per le dieci di sera. A me piacerebbe davvero interpretare uno cattivo, malato, pazzo, strano… Tutte cose che ho studiato, e che da parecchio tempo non ho occasione di portare sullo schermo».

Aggiunge poi sul suo essere visto come italiano: «Se mi vedi, non pensi immediatamente “Ah guarda, questo ha proprio l’aspetto del tipico italiano”. Però il mio nome lascia intuire subito la cosa. Il motivo per cui ho scelto il mio primo agente, è perché è stato l’unico che non mi ha chiesto di cambiare il nome».

Non manca la battutina in risposta alle domande sulla politica:

«Faccio sempre una scommessa con me stesso: ogni volta che incontro qualcuno che non conosco, mi chiedo quanto ci vorrà prima che si inizi a parlare di Trump. Beh, normalmente non più di un paio di minuti!»

Gianniotti conclude l’incontro stampa chiedendo a noi, in quanto fan, cosa pensassimo di Grey’s Anatomy, e ringraziandoci per l’affetto e il supporto che diamo alla serie.

Salutiamo il Dr. DeLuca e ci auguriamo di rivederlo presto… Possibilmente al di fuori della sala operatoria.

Laura Silvestri

Venezia 75 – Il Programma Dell’Evento

È stato presentato a Roma il programma della 75esima edizione della Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica Di Venezia, che si svolgerà dal 29 Agosto all’8 Settembre 2018.

A seguire, i film selezionati per le principali categorie.

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Film In Concorso

First Man – Film d’Apertura

di Damien Chazelle

con Ryan Gosling, Jason Clarke, Claire Foy/ USA/ 138′

The Mountain

di Rick Alveron

con Tye Sheridan, Jeff Goldblum, Hannah Gross, Denis Lavant, Udo Kier / USA/ 106′

Doubles Vies

di Olivier Assayas

con Guillame Canet, Juliette Binoche, Vincent Macaigne, Nora Hamzawi, Christa Théret, Pascal Greggory/ Francia/ 100′

The Sisters Brothers

di Jacques Audiard

con Joaquin Phoenix, Jake Gyllenhaal, John C. Reilly, Riz Ahmed/ Francia, Belgio, Romania, Spagna/ 120′

The Ballad of Buster Scruggs

di Ethan Coen, Joel Coen

con Tim Blake Nelson, James Franco, Li Neeson, Tom Waits, Bill Heck, Zoe Kazan, Tyne Daly, Brendan Gleason / USA/ 132′

Vox Lux

di Brady Corbet

con Natalie Portman, Jude Law, Raffey Cassidy, Stacy Martin, zjennifer Ehle / USA/ 110′

Roma

di Alfonso Cuarón

con Yalitza Aparicio, Marina de Tavira, Marco Graf, Daniela Demesa, Carlos Peralta, Nancy García / Messico/ 135′

22 July

di Paul Greengrass

con Anders Danielsen Lie, Jonas Strand Gravli, Jon Øigarden, Isak Bakli Aglen, Seda Witt, Maria Bock, Thorbjø Harr / Norvegia, Islanda/ 133′

Suspiria

di Luca Guadagnino

con Dakota Johnson, Tilda Swinton, Mia Goth, Chloë Grace Moretz / Italia/ 152′

Werk Ohne Autor (Opera Senza Autore)

di Florian Henckel Von Donnersmarck

con Tom Schilling, Paula Beer, Sebastian Koch, Saskia Rosendahl, Oliver Masucci / Germania/ 188′

The Nightingale

di Jennifer Kent

con Aisling Franciosi, Sam Claflin, Baykali Gnambarr, Damon Herriman, Harry Greenwood, Ewen Leslie, Michael Sheasby, Charlie Shotwell / Australia/ 136′

The Favourite

di Yorgos Lanthimos

con Olivia Colman, Emma Stone, Rachel Weisz, Nicholas Hoult, Joe Alwyn / UK, Irlanda, USA/ 120′

Peterloo

di Mike Leigh

con Rory Kinnear, Maxine Peake, Pearce Quigley, David Moorst, Rachel Finnegan, Tom Meredith / UK, USA/ 154′

Capri – Revolution

di Mario Martone

con Marianna Fontana, Reinout Scholten van Aschat, Antonio Folletto, Gianluca Di Gennaro, Eduardo Scarpetta, Jenna Thiam, Ludovico Girardello, Lola Klamroth, Maximilian Dirr, Donatella Finocchiaro / Italia, Francia/ 122′

What You Gonna Do When The World’s On Fire?

di Roberto Minervini

con Judy Hill, Dorothy Hill, Michael Nelson, Ronaldo King, Titus Turner, Ashley King, Kevin Goodman, The New Black Panthers Party Of Self Defense / Italia, USA, Francia/ 123′

Napszállta (Sunset)

di László Nemes

con Juli Jakob, Vlad Ivanov / Ungheria, Francia/ 142′

Frères Ennemis

di David Oelhoffen

con Matthias Schoenarts, Reda Kateb, Adel Bencherif, Sofiane Zermani, Nicolas Giraud, Marc Barbe, Sabrina Ouazani, Gwendolyn Gouvernec / Francia, Belgio/ 111′

Nuestro Tiempo

di Carlos Reygadas

con Carlos Reygadas, Natalia López, Eleazar Reygadas, Rut Reygadas, Phil Burgers / Messico, Francia, Germania, Danimarca, Svezia/ 173′

At Eternity’s Gate

di Julian Schnabel

con Willem Dafoe, Rupert Friend, Oscar Isaac, Mads Mikkelsen, Mathieu Amalric, Emmanuelle Seigner, Niels Arestrup / USA, Francia/ 110′

Acusada

di Gonzalo Tobal

con Leonardo Sbaraglia, Mariana Espósito, Inès Estevez, Daniel Fanego, Gerardo Romano / Messico/ 108′

Zan (Killing)

di Shinya Tsukamoto

con Sousuke Ikematsu, Yu Aoi, Tatsuya Nakamura, Shinya Tsukamoto, Ryusei Maeda / Giappone/ 80′

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Fuori Concorso

Evento Speciale

The Other Side Of The Wind

di Orson Welles

con John Huston, Ora Kodar, Peter Bogdanovich, Susan Strasberg, Norman Foster / USA/ 122′

They’ll Love Me When I’m Dead

di Morgan Neville

USA / 98′

Proiezioni Speciali

L’Amica Geniale

di Saverio Costanzo

con Elisa Del Genio, Ludovica Nasti, Margherita Mazzucco, Gaia Girace / Italia, Belgio/ 120′

Il Diario Di Angela – Noi Due Cineasti

di Yervant Gianikian

con Yervant Gianikian, Angela Ricci Lucchi / Italia/ 90′

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Fiction

Una Storia Senza Nome

di Roberto Andò

con Micaela Ramazzotti, Renato Carpentieri, Laura Morante, Alessandro Gassman / Italia, Francia/ 110′

Les Estivants

Di Valeria Bruni Tedeschi

con Valeria Bruni Tedeschi, Pierre Arditi, Valeria Golino, Noémie Lvovsky, Yolande Moreau, Laurent Stocker, Riccardo Scamarcio / Francia, Italia/ 125′

A Star Is Born

di Bradley Cooper

con Bradley Cooper, Lady Gaga, Andrew Dice Clay, Dave Chappelle, Sam Elliott / USA/ 135′

Mi Ombra Maestra

di Gastón Duprat

con Guillermo Francella, Luis Brandoni, Raúl Arévalo, Andrea Frigerio / Argentina, Spagna/ 100′

A Tramway In Jerusalem

di Amos Gitai

con Noah Ahinoamam Nini, Mathieu Amalric, Hana Laslo, Yael Abecassis, Pippo Delbono, Yuval Scharf, Karen Mor, Lamis Amar, Mustafa Masi / Israele, Francia/ 90′

Un Peuple Et Son Roi

di Pierre Schoeller

con Gaspard Ulliel, Adèle Haenel, Olivier Gourmet, Luis Garrel, Izïa Higelin, Noémie Lvovsky, Céline Sallette, Denis Lavant / Francia, Belgio/ 121′

La Quietud

di Pablo Trapero

con Martina Gusman, Bèrènice Bejo, Graciela Borges, Edward Ramirez, Joaquim Furríel / Argentina/ 117′

Dragged Across Concrete

di S. Craig Zahler

con Mel Gibson, Vince Vaughn, Tory Kittles / Canada, USA/ 159′

Ying (Shadow)

Di Zhang Yimou

con Deng Chao, Sun Li, Zheng Kai, Wang Qianyuan, Wang Jingchun, Hu Jun, Guan Xiaotong, Wu Leo / Cina/ 116′

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Non-Fiction

A Letter To A Friend In Gaza

di Amos Gitai

Israele / 34′

Aquarela

di Victor Kossakovsky

UK, Germania / 89′

El Pepe, Una Vida Suprema

di Emir Kusturica

con Pepe Mujica

Argentina, Uruguay, Serbia/ 74′

Process

di Sergei Loznitsa

Paesi Bassi / 125′

Carmine Street Guitars

di Ron Mann

Canada / 80′

Isis, Tomorrow. The Lost Souls Of Mosul.

di Francesca Mannocchi, Alessio Romenzi

Italia, Germania / 80′

American Dharma

di Errol Morris

con Stephen K. Bannon

USA, UK / 95′

Introduzione All’Oscuro

di Gastón Solnicki

con Gastón Solnicki

Argentina, Austria / 71′

1938 Diversi

di Giorgio Treves

Italia / 62′

Ni De Lian (Your Face)

di Tsai Ming-Liang

con Lee Kang Sheng

Taipei Cinese / 76′

Monrovia, Indiana

di Frederick Wiseman

USA / 223′

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Orizzonti

Sulla Mia Pelle – Film d’Apertura

di Alessio Cremonini

con Alessandro Borghi, Jasmine Trinca, Max Tortora, Milvia Marigliano / Italia/ 100′

Kraben Rahu (Manta Ray)

di Phuttiphong Agroonpheng

con Wanlop Rungkamjad, Aphisit Hama, Radner Wayrana / Thailandia, Francia, Cina/ 105′

Soni

di Ivan Ayr

con Geetika Vidya Ohlyan, Saloni Batra / India/ 97′

Ozen (The River)

di Emir Baigazin

con Zhalgas Klanov, Eric Tazabekov, Zhasulan Userbayev, Ruslan Userbayev / Kazakistan, Polonia, Norvegia/ 108′

La Noche De 12 Años

di Álvaro Brechner

con Antonio de la Torre, Chino Darín, Alfonso Tort / Spagna, Argentina, Francia/ 123′

Deslembro

di Flavia Castro

con Jeanne Boudier, Hugo Abranches, Arthur Vieira Raynaud, Sara Antunes, Eliane Giardini / Brasile, Francia, Qatar/ 105′

Anons (The Announcement)

di Mahmut Fazil Coşkun

con Ali Seçkiner Alici, Tarhan Karagöz, Murat Kiliç, Şencan Güleryüz / Turchia, Bulgaria/ 95′

Un Giorno All’Improvviso

di Ciro D’Emilio

con Anna Foglietta, Giampiero De Concilio, Massimo De Matteo, Lorenzo Sarcinelli, Giuseppe Cirillo, Biagio Forestieri / Italia/ 88′

Charlie Says 

di Mary Harron

con Matt Smith, Hanna Murray, Marianna Rendon, Suki Waterhouse, Odessa Young, Carla Cugino, Kayli Carter / USA/ 104′

Amanda

di Mikhaël Hers

con Vincent Lacoste, Isaure Multrier, Stacy Martin, Ophélia Koll, Marianne Basler, Jonathan Coen, Greta Sacchi / Francia/ 107′

Yom Adaatou Zouli (The Day I Lost My Shadow)

di Soudade Kaadan 

con Sawsan Arsheed, Reham Al Kassar, Samer Ismael, Oweiss Moukhallalati, Ahmad Morhaf Al Ali / Siria, Libano, Francia, Qatar/ 94′

L’Enkas

di Sarah Marx

con Sandor Funtek, Sandrine Bonnaire, Virginie Acariès, Alexis Manenti / Francia/ 85′

Tchelovek Kotorij Udivil Vseh (The Man Who Surprised Everyone)

di Natasha Merkulova, Aleksey Chupov

con Evgeniy Tsiganov, Natalya Kudryashowa / Russia, Estonia, Francia/ 105′

Kucumbu Tubuh Indahku (Through The Holes)

di Garin Nugroho

con Muhammad Kan, Raditya Evandra, Rianto, Randy Pangalila, Whani Darmawan / Indonesia, Australia/ 105′

Hamchenan Ke Mimordan (As I Lay Dying)

di Mostafa Sayyari

con Nader Fallah, Elham Korda, Majid Aghakarimi, Vahid Rad, Mohammad Rabbani / Iran/ 73′

La Profezia Dell’Armadillo

di Emanuele Scaringi

con Simone Liberati, Pietro Castellitto, Valerio Aprea /Italia/ 99′

Erom (Stripped)

di Yaron Shani

con Laliv Sivan, Bar Gottfried / Israele, Germania/ 119′

Jinpa

di Pena Tseden

con Jinpa, Genden Phuntsok, Sonam Wangmo / Cina/ 86′

Tel Aviv On Fire

di Sameh Zoabi

con Kais Nashif, Lubna Azabal, Yaniv Biton, Nadim Sawalha, Maisa Abd Elhadi / Lussemburgo, Francia, Israele, Belgio/ 97′

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Sconfini

Blood Kin

di Ramin Bahrani

USA / 26′

Il Banchiere Anarchico

di Giulio Base

con Giulio Base, Paolo Fosso

Italia / 82′

Il Ragazzo Più Felice Del Mondo

di Gipi

con Gero Arnone, Davide Barbafiera, Francesco Daniele, Gipi

Italia / 90′

Arrivederci Saigon

di Wilma Labate

Italia / 80′

The Tree Of Life (Extended Cut)

di Terrence Malick

con Brad Pitt, Sean Penn, Jessica Chastain, Hunter McCracken, Laramie Eppler, Tye Sheridan, Fiona Shaw

USA / 189′

L’Heure De La Sortie

di Sébastien Mariner

con Laurent Lafitte, Luana Bajrami, Victor Bonnel, Emmanuelle Bercot, Pascal Greggory, Gringe

Francia/ 94′

Magic Lantern

di Amir Naderi

con Monk Serrell-Freed, Sophie Lane Curtis, Robert Beltran, Jacqueline Bisset

USA/ 93′

Camorra

di Francesco Patierno

Italia / 70′

Per la lista completa con le altre categorie, consultare il sito http://www.labiennale.org/it/cinema/2018/selezione-ufficiale

Laura Silvestri

Riproposta – L’Intervista Esclusiva A Joaquin Phoenix

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In occasione della recente conferma di Joaquin Phoenix nel ruolo di Joker nell’omonimo film in produzione in casa DC, riproponiamo la nostra intervista all’attore, originariamente pubblicata su DassCineMag nel mese di maggio.

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Joaquin Phoenix – La Hollywood Dal Cuore D’Oro

Non capita tutti i giorni che un attore hollywoodiano conceda interviste esclusive su sua esplicita richiesta a dei giovani aspiranti giornalisti di cinema. Eppure, è esattamente ciò che è successo a noi. Vi raccontiamo come è andata.

La scorsa settimana, l’attore tre volte candidato al Premio Oscar Joaquin Phoenix è atterrato nella capitale per presentare il suo nuovo film, A Beautiful Day: You Were Never Really Here, basato sull’omonimo libro, e tra le pellicole in concorso alla 70ª edizione del Festival di Cannes.

Il giorno precedente la conferenza stampa, Phoenix e la sua compagna, la bella Rooney Mara, si aggiravano tranquillamente per il centro di Roma, ed è lì che chi scrive questo articolo, assieme ai colleghi Matteo Marescalco (Diario di un Cinefilo) e Mara Siviero (My Red Carpet) li ha incontrati.

Con un’aria estremamente rilassata e serena, Phoenix si è mostrato fin da subito disponibile e amichevole nei nostri confronti, intavolando una piacevole conversazione, e coinvolgendo anche Rooney per delle foto ricordo.

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Ma noi che pensavamo di esser già stati abbastanza fortunati ad aver incontrato due delle più apprezzate star del panorama hollywoodiano e averci potuto scambiare qualche parola, non avevamo idea di quello sarebbe successo di lì a poche ore.

Il giorno successivo, verso ora di pranzo, arriva una telefonata da parte dell’ufficio stampa incaricato della promozione del film: Joaquin si era ricordato di noi, e aveva chiesto di rintracciarci per poter continuare la chiacchierata della sera prima e concederci un’intervista in esclusiva.

Stupiti ed esterrefatti, fatichiamo a credere a quello che ci viene detto, ma ci incamminiamo e ci rechiamo sul luogo dell’appuntamento, dove veniamo accolti dagli addetti stampa, ancora più spiazzati di noi dall’accaduto.

Dopo un po’, ecco arrivare il “gigante buono” Phoenix, che ci saluta con un sorriso a trentadue denti, entusiasta che l’ufficio stampa sia riuscito a trovarci, e lasciandoci possibilmente ancora più di stucco.

A quanto pare, è rimasto piacevolmente colpito dalla nostra passione e voglia di fare, e ha deciso di supportare i nostri sogni a modo suo.

E allora tutti in giardino, e via alle danze.

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Di seguito, l’intervista realizzata e tradotta da noi.

In quanto personaggio pubblico, non deve essere facile trovare un equilibrio tra l’icona e la persona. Come riesci a conciliare le due cose?

Quando lavoro, lavoro.  La mia vita in quel momento è del tutto incentrata su quello. Faccio tutto in sua funzione, è l’unica cosa a cui penso.  Le persone con cui lavoro diventano i miei amici. Ma quando sono a casa, sono a casa: porto fuori il cane, gli do da mangiare, faccio le pulizie, mi reimmergo del tutto nella vita quotidiana. Adoro fare film, per me è qualcosa di davvero importante, ma altrettanto lo sono la mia vita privata e i miei cari. Bisogna apprezzare ciò che si ha. A volte credo ci sia il pericolo di mettere il lavoro per primo, e dimenticarsi del resto. È’ quello che mi pare accada a molti attori navigati, che però poi iniziano a vederla come una mera professione e niente più. Ho sempre il timore che possa accadere anche a me, perciò cerco sempre di bilanciare le due anime, quella professionale e quella personale.

Tutti hanno un eroe, chi è il tuo?

Probabilmente mia madre. È una donna incredibile, e quello che fa è fantastico. Ha 74 anni, e viaggia per il mondo per la sua organizzazione. È davvero una persona eccezionale, e cerco sempre di seguirne l’esempio.

Qual è il tuo rapporto con la musica, visti anche i film da te interpretati (Walk The Line, I’m Still Here…)? Suoni qualche strumento?

Ho imparato a suonare la chitarra per Walk The Line, ma è parecchio che non suono. È buffo, ci stavo pensando l’altro giorno: non so se è perché sto invecchiando, ma mi sono rattristato un po’ pensando che quando ero giovane, avrei comprato un cd con i miei amici, mi sarei seduto lì con loro, e lo avremmo ascoltato tutti insieme, per tutta la sua durata. Ogni singola canzone. Adesso mi rendo conto di ascoltare meno musica, e quando lo faccio, ho questa sensazione che mi fa dire “Ah si! Diamine, adoro la musica!”, ma è un sentimento così diverso rispetto ad allora. Prima non era così semplice procurarsi della musica: all’epoca venivi a sapere che sarebbe uscito il nuovo cd dei Public Enemy, ma dovevi aspettare mesi per averlo; e quando usciva, ti precipitavi letteralmente al negozio di dischi. Io adoro la musica, e tutti i miei fratelli sono musicisti: mia sorella Rain ha diversi gruppi, è una cantante; mia sorella Liberty ha una band… Non riesco a ricordare il loro nome al momento, ma fino a ieri hanno suonato e il loro show ha fatto sold-out; mia sorella Summer è una pianista. Anche io adoravo cantare per strada, quando ero un ragazzino. La musica ha sempre avuto un ruolo di grande rilievo nella mia vita.

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Qual è il tuo cantante preferito?

Beh, che dire… credo proprio che sia John Lennon. Ma adoro anche Bowie. Ho ascoltato certe cose di recente…

E che ci dici delle band anni ’90, non so, i Backstreet Boys? 

Ehm, c’è una canzone che effettivamente è un po’ impossibile non farsi piacere…

‘Cause I waaaant it that way?

Anche quella, a dire il vero! Però ecco, il pop è divertente, ma in determinati contesti. Ma quando ascolto questo genere, non è che mi tocchi nel profondo, o mi colpisca davvero emotivamente. Però è anche bello divertirsi, ogni tanto, e uscirsene con “Backstreet’s back, alright!”

Nei film di James Gray (We Own The Night, Two Lovers e The immigrant) è come se fossi un fantasma, con tanti tormenti interiori. Come avete lavorato per ottenere questo effetto?

James è un tipo molto preciso, fa molta attenzione ai dettagli e a quello che possono rivelare sui personaggi e sulle loro esperienze. Spesso si metteva a suonare sul set per creare una certa sintonia, in modo tale che l’ambiente influenzasse positivamente l’interpretazione. È qualcosa a cui tiene molto, e che io stesso ho potuto constatare essere efficace.

Come scegli i tuoi ruoli? 

Onestamente, non so davvero. È molto istintivo. Un po’ come quando ci si innamora: sai quando non sei con qualcuno, e ti immagini come possa essere invece? E poi incontri una persona e pensi “È proprio quello che cercavo!” Ma a volte è questo sentimento che non riesci a comprendere, e che accade cosi velocemente! É così che va. Quando non sto girando, e penso a cosa vorrei fare, si viene a creare questo desiderio. Così quando ricevo una sceneggiatura, se è quella giusta, se c’è chimica, succede e basta.

C’è un ruolo nello specifico che ti piacerebbe interpretare, un giorno?

Mmmh a dire il vero, non ho un ruolo dei sogni. E di quelli che ho interpretato, mi hanno tutti colpito in modo diverso. Ce ne sono alcuni, però, di cui ho ricordi più vividi per via dell’esperienza in sé, come girare on Philip Seymour Hoffman o Paul Thomas Anderson. Decisamente alcuni tra i momenti più significativi della mia carriera, anche perché sono molto legato a loro, e non posso non ripensare a quei momenti con grande trasporto.

Il viaggio è più importante della meta?

Beh, di certo può essere più interessante!

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Hai un film preferito?

Ah, non saprei! Sai, ho visto Doctor Strangelove un sacco di volte, anche The Godfather, Raging Bull, Step Brothers… Ci sono quei film che, in un qualche modo, anche se li ho visti e rivisti, se capitano in tv, mi metto comunque a guardarli, perché non so dirgli di no. Ci sono film di alcuni registi, come Paul, che non puoi non vedere e rivedere. E quella è la cosa più bella: quando un film ti lascia con una sensazione tale da voler sempre ritornare in quel mondo. E quando li rivedi, provi sempre nuove sensazioni.  A volte un film che vedi da bambino lo percepisci in un modo, mentre da adulto ci sviluppi un rapporto completamente differente. Ed è così bello che un film possa darti tutte queste emozioni.

Alla fine di questo incontro surreale, salutiamo e ringraziamo Joaquin per la sua gentilezza e generosità, e torniamo a casa ancora sognanti e con la riprova che, nonostante quel che si dica in giro, Hollywood non è tutta divi impossibili e business, ma ha ancora un cuore d’oro che batte forte nel petto.

Laura Silvestri

L’intervista è stata realizzata e tradotta da Laura Silvestri, Matteo Marescalco e Mara Siviero.