Doctor Strange nel Multiverso della Follia – Il ritorno di Sam Raimi alla Marvel

Approda finalmente nelle sale il cinecomic del MCU con protagonista Benedict Cumberbatch e firmato da Sam Raimi, Doctor Strange nel Multiverso della Follia, che segna il ritorno del regista di Spider-Man nella scuderia Marvel. Ma come sarà questo Multiverso in chiave Raimi?

L’attesa è finita, e finalmente Doctor Strange nel Multiverso della Follia è arrivato nelle sale. Ma non è solo per il contenuto potenzialmente “esplosivo” del nuovo film dei Marvel Studios che gli appassionati attendevano con grandissimo hype questa pellicola – quali personaggi dal Multiverso Marvel faranno la loro comparsa? E cosa vorrà dire questo per il futuro del MCU? – ma anche e soprattutto perché il sequel di Doctor Strange segna un grande ritorno cinematografico, quello di Sam Raimi.

Ci sono alte probabilità che i fan Marvel di lunga data vi indicheranno uno tra Spider-Man e Spider-Man 2 (il 3 facciamo finta di niente per ovvie ragioni) come il loro preferito tra i cinecomic della Casa delle Idee, ed è con questa mentalità che in molti si recheranno al cinema per vedere quale sarà il risultato di questo connubio forse inaspettato all’epoca dell’annuncio (quando Scott Derrickson decise di abbandonare la regia di Multiverse of Madness), ma in realtà più sensato di quanto si potesse pensare.

E vediamo allora dove ci porta il viaggio attraverso il Multiverso targato Raimi (e Michael Waldron, sceneggiatore che si è occupato anche della serie tv di Disney+ Loki), un Multiverso segnato da forti sentimenti e che dovrà avere a che fare con le conseguenze delle azioni (e reazioni) dei singoli individui che lo popolano, quale che sia la versione che si presenta dinnanzi a noi in quel momento.

Come sapevamo già anche dalle informazioni condivise dagli Studios sul film, e senza spoilerarvi troppo sul contenuto, ne Il Multiverso della Follia Strange e gli altri si ritroveranno a viaggiare per il Multiverso grazie all’abilità di America Chavez (una Xochitl Gomez che si inserisce già alla perfezione nel roster del MCU), ovvero quella di creare portali che rendono possibile il passaggio da un universo all’altro.

La pellicola si apre in medias res, per cui veniamo subito catapultati nel bel mezzo dell’azione. Azione che però sembra riguardare un altro Strange di un differente universo… Almeno fino a quando questi eventi non porteranno all’incontro tra i nostri protagonisti. Dopo aver fatto il punto della situazione, tuttavia, e aver compreso l’entità del problema, si rende necessario chiedere l’aiuto di qualcuno dotato di grandi poteri per contrastare l’incombente minaccia. E si dia il caso che un certo Avenger sia disponibile… Ma non tutto andrà come sperato.

Riprendendo direttamente il filo da WandaVision, Waldron e Raimi inseriscono il personaggio di Wanda Maximoff/Scarlet Witch (interpretato ancora una volta da una brillante Elizabeth Olsen che sa perfettamente come giocare con le nostre emozioni) nell’azione facendo perno sui traumi e i dolori che l’hanno accompagnata fino a quel momento, decidendo di sfruttarli per dare al personaggio una svolta più dark (e in un certo senso agendo anche di comodo).

Il percorso psicologico di Wanda sarà dunque una componente fondamentale del film, come di contro lo sarà quello di Stephen Strange, proprio come anticipato dagli attori nelle varie interviste. Se poi ci aggiungiamo una prima comparsa dell’archetipico viaggio dell’eroe anche per America Chavez, di character development in questo film non ne sentiamo affatto la mancanza, sebbene in alcuni casi riesca meglio che in altri. Peccato che la cornice in cui avvenga il tutto non sia esattamente delle più chiare e cristalline, e distolga spesso l’attenzione dal resto.

È facile infatti perdersi in quel turbinio di psichedelici colori che cozzano volutamente con le tinte horror di cui fa spesso uso Raimi (e, d’altronde, come non potrebbe visto il suo background e l’assist fornitogli dalla serie animata What If…?). Per quanto riguarda il confezionamento di Multiverse of Madness, sembra proprio di essere tornati indietro nel tempo, a quei primi anni 2000 tanto cari al regista, che impregnano sotto più aspetti la pellicola (il che potrebbe essere visto sia come punto a favore che a sfavore, a vostra discrezione).

Con l’aiuto del compositore Danny Elfman, Raimi evoca dunque (ormai) antichi sapori, li mischia allo stile Marvel Studios, e dà un’impronta ben precisa a qesto nuovo capitolo della saga dello Stregone Supremo (anzi, ex, inchinatevi e portate rispetto a Wong, mi raccomando). Un’impronta che per certi versi può sembrare un po’ antiquata, superata, ma per altri può far contenti gli amanti di quel modo di fare cinema che tanto pareva esser mancato a molti spettatori, e che cerca comunque di rinnovarsi con trovate che deNotano (la maiuscola è voluta, capirete perché guardando una particolare sequenza del film) un lavoro di fantasia e creatività davvero non da poco.

Non siamo di fronte a un film perfetto, tutt’altro. Abbiamo eccessi a destra e sinistra, tempi sballati (e questo è uno di quei pochi casi in cui forse avrebbe giovato andare anche oltre con il minutaggio), a volte un surplus di momenti didascalici e un amalgama non sempre accurato degli elementi in gioco. Ma l’intenzionalità dietro gran parte di tutto ciò non potrebbe essere più lampante, ed è dunque una precisa scelta creativa quella che ci troviamo a commentare e quindi giudicare.

E se la storia ci ha insegnato qualcosa è che spesso questi non sono fattori decisivi, o lo sono in maniera del tutto inaspettata, nel far rientrare un prodotto nella colonnina dei preferiti di ognuno. E qualcosa ci dice che Doctor Strange nel Multiverso della Follia potrebbe essere catalogabile in quella stessa colonnina per molti di voi.

Doctor Strange nel Multiverso della Follia è dal 4 maggio al cinema.

Laura Silvestri

Info

Titolo Originale: Doctor Strange in the Multiverse of Madness

Durata: 127'

Data D'Uscita: 4 maggio 2022

Regia: Sam Raimi

Con: 

Benedict Cumberbatch, Elizabeth Olsen,
Benedict Wong, Xochitl Gomez 

Distribuzione: Disney

Materiali Stampa: Disney 

Spider-Man: No Way Home – La Recensione: il vostro nuovo film preferito sull’Uomo Ragno

Lo Spider-Man di Tom Holland torna sul grande schermo per una nuova avventura all’insegna del Multiverso. Chi rivedremo davvero in Spider-Man: No Way Home, e che conseguenze avranno le azioni di questi strani visitatori sulla vita del nostro giovane Peter Parker?

È qui. Spider-Man: No Way Home ha davvero trovato la via di casa, a dispetto del titolo: quella per il grande schermo, ma anche quella per il cuore degli spettatori.

Perché in questo caso tanto vale partire dalla fine (ovviamente senza spoiler); in questo caso, tanto vale dirvi che sì, è il film che ogni fan di Spider-Man, grande o piccino che sia (ma forse molto più i grandi dei piccini) vorrebbe vedere.

In Spider-Man: No Way Home, il Peter Parker del MCU viene messo di fronte al giudizio del pubblico, smascherato (e incastrato) da Mysterio, che ha rivelato al mondo la sua identità. E grazie alla distorsione delle informazioni e della percezione di massa, perpetrata dall’operazione mediatica di J. Jonah Jameson (con J.K. Simmons di nuovo nei panni del personaggio) immaginate quanto poco ci possa volere affinché tutto vada a rotoli, e il ragazzo si trovi di fronte a delle scelte difficili.

Con un po’ di ingenuità, Peter chiederà aiuto a qualcuno di nostra conoscenza (lo si vede anche dal trailer, si tratta del Dr. Strange di Benedict Cumberbatch) per cercare di porre rimedio a una situazione di certo scomoda… Che tuttavia non farà che diventare ancora più scomoda. Il rimedio si rivelerà peggiore del male che cerca di arrestare, e sorgeranno nuovi problemi, che porteranno Peter al cospetto della vera prova di maturità: quella della vita.

Peter Parker, la ragione per cui lui porta la maschera è per proteggere sé stesso e le persone che ama” spiega Tom Holland durante la sua ‘apparizione dal Multiverso’ in quel di Cinecittà, durante l’incontro stampa organizzato per la promozione del film “Quindi il fatto che questa venga rivelata al resto del mondo, direi che sarà proprio Peter a risentirne ancor più di Spider-Man“.

Spider-Man: No Way Home è l’epica conclusione della trilogia di formazione del nostro amichevole Spider-Man di quartiere, il capitolo che porterà a compimento la prima parte del suo percorso come tale (la produttrice di Sony Pictures Amy Pascal ha già annunciato una nuova trilogia con protagonista sempre Tom Holland). Questo vuol dire che abbiamo accompagnato Peter durante la sua crescita personale e quella eroe, e che ora ne vedremo l’apice, un apice assolutamente spettacolare.

Non è un film privo di difetti quello scritto da Chris McKenna e Erik Sommers e diretto da Jon Watts: presenta una primo atto leggermente più lento a carburare (e ovviamente di preparazione) rispetto ai restanti, forse alcune “scelte di comodo” per far proseguire la storia come è neccessario che prosegua, e qualche piccola sbavatura qua e là, dovuta anche e soprattutto a una questione di tempistiche… Ma una volta arrivati a fine pellicola tutto questo non conterà.

Una volta arrivati ai titoli di coda (e anche qui, ricordatevi sempre, la storia non finisce, anzi…) a rimanere impressi nei cuori e nelle menti degli spettatori saranno quei fotogrammi che hanno inquadrato alla perfezione l’essenza dei personaggi, che hanno incorniciato in maniera pittoresca i momenti salienti della storia, ma anche quelli di contorno; saranno quei movimenti, quegli sguardi, quelle espressioni che gli interpreti del film ci permettono di vivere e sentire fino in fondo attraverso di loro (il solo Tom Holland qui mostra una maturità artistica incredibile, segno che è davvero cresciuto fianco a fianco al suo personaggio); saranno quegli inevitabili “Oh” e “Aaaah” che sentirete in sala, quelle risate fragorose e quegli applausi spontanei ma collettivi, quelle lacrime silenziose che verserete (perché accadrà, non avrete scampo) a restare con voi.

Sarà la consapevolezza di aver appena vissuto un’esperienza unica e particolarmente difficile da ripetere (impossibile non è una parola che garba molto alla Marvel, fortunatamente), un omaggio a tutto ciò che Spider-Man è stato e sarà, non solo al cinema, ma anche in tv e nei fumetti, ad essere sigillato nella vostra memoria. E speriamo che questa volta non arrivino incatesimi a far danni, perché è qualcosa che vorrete di sicuro ricordare.

Spider-Man: No Way Home è al cinema dal 15 dicembre.

Laura Silvestri

Info

Titolo Originale: Spider-Man: No way Home

Durata: 150'

Data D'Uscita: 15 dicembre 2021

Regia: Jon Watts

Con: 

Tom Holland, Zendaya,
Benedict Cumberbatch, Jacob Batalon,
Alfred Molina, William Dafoe, 
Jamie Foxx, Marisa Tomei  

Distribuzione: Sony Pictures

Materiali Stampa: Sony Pictures 

Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci Anelli – La Recensione: mitologia, combattimenti e magia in un mondo di supereroi

La Leggenda dei Dieci Anelli è più che semplice realtà per Shang-Chi (Simu Liu) e la sua famiglia, ora più che mai. E quando il passato arriva a bussare alla porta del giovane, lui non può che rispondere…

Sembra proprio una fiaba d’altri tempi immersa nella modernità, questo Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci Anelli. Un tuffo nella cultura orientale, nella sua mitologia, nelle sue arti marziali, ma rimanendo ancorati nell’universo di riferimento del film.

È così che si presenta la pellicola diretta da Destin Daniel Cretton, l’ultima entrata nel Marvel Cinematic Universe, in arrivo il primo settembre sugli schermi italiani e il 3 settembre negli Stati Uniti e in altri paesi. Quello che dovrebbe essere secondo molti “l’erede di Black Panther“, dato che apre al primo protagonista di origini asiatiche del MCU, e ci immerge in un’ambientazione del tutto diversa da quelle viste finora… O quasi.

Come visto già dal trailer, infatti, sebbene in apertura veniamo effettivamente trasportati in tutt’altri luoghi ed epoche, la prima volta che incontriamo il nostro protagonista interpretato da Simu Liu è a San Francisco, in un mondo post-blip, dove il ragazzo conduce un’esistenza apparentemente normale assieme alla sua amica Katy (la vera MVP del film, Awakwafina). Non ci vorrà molto, tuttavia, affinché la quotidianità arriverà a scontrarsi con la straordinarietà, e a rivelare molto, molto di più su Shaun, come si fa chiamare adesso, e il suo passato.

Shang-Chi non ha certo paura di spaziare e di trarre elementi dai più diversi generi cinematografici, dal wuxia al fantasy alla buddy comedy, ma sempre memore del mondo in cui sta giocando, e senza mai cadere nel pastiche troppo impasticciato. Si ride e si scherza, ovviamente, come i film dei Marvel Studios ci hanno insegnato, ma un vero fan sa perfettamente che dopo ogni battuta e siparietto comico (tra l’altro sempre ben congegnati) possiamo aspettarci di vedere grandi scene d’azione o intensi momenti drammatici, sviluppi di questioni familiari, culturali, politiche, e storiche, che andranno non solo ad arricchire i personaggi e le storie interne alla stessa pellicola, ma anche all’intero universo Marvel.

Porta una ventata di freschezza, il film di Cretton, soprattutto per l’azione e i combattimenti, che a differenza di tanti altri film sui supereroi, può contare sull’innesto delle arti marziali e grandi sequenze alla Tarantino per intrattenere lo spettatore, almeno fino all’arrivo dell’elemento principalmente fantastico. Questa, a seconda dei gusti, può rappresentare un’aggiunta azzeccata o meno, ma di certo non gratuita. Dopotutto, come ci verrà ricordato più volte nel corso della pellicola, questa è una storia iniziata molti, molti anni prima.

Noi adesso la stiamo vivendo attraverso gli occhi di una famiglia un tempo molto unita, ora molto meno, di certo disfunzionale (come potrebbe essere altrimenti con un padre dai poteri millenari che addestra il proprio figlio nell’arte di uccidere?), ma non per questo meno impossibile da comprendere nelle sue dinamiche, grazie anche all’ottimo lavoro svolto dai suoi interpreti (Tony Leung e Fala Chen su tutti).

Anche se, è impossibile non ammettere, lo spettatore si sentirà forse molto più vicino alla sbalordita Katy, che scena dopo scena assiste alla rivelazione di un intero e spettacolare (ma anche incredibilmente pericoloso) mondo di cui non era minimamente a conoscenza, che qualunque altro personaggio del film (e anche qui, come potrebbe essere altrimenti?).

Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci Anelli è dal 1 settembre al cinema (e rimanete in sala per le due scene dopo i titoli di coda!).

Laura Silvestri

Info

Titolo Originale: Shang-Chi and the Legend of the Ten Rings 

Durata: 132'

Data D'Uscita: 1 settembre 2021

Regia: Destin Daniel Cretton

Con: 

Simu Liu, Tony Leung,
Awkwafina, Michelle Yeoh, 
Meng'er Zhang, Fala Chen 

Distribuzione: Disney

Materiali Stampa: Disney 

Black Widow – La Recensione: un ritorno a casa che è anche un addio

La Natasha Romanoff di Scarlett Johansson è protagonista di un’avventura adrenalinica in cui dà la caccia ai demoni del passato nel tentativo di costruire un futuro migliore. E nel frattempo, ci scappa anche una particolare riunione di famiglia…

Hello, hello, hello!

Ci siamo: finalmente, dopo due anni dal nostro ultimo appuntamento al cinema con il Marvel Cinematic Universe, si torna in sala per godersi sul grande schermo l’avventura in (semi-)solitaria di Scarlett Johansson in Black Widow. Ambientato nel periodo che intercorre tra gli eventi di Captain America: Civil War e Avengers: Infinity War, il film diretto da Cate Shortland punta i riflettori su Natasha Romanoff, la spia ed ex-Agente dello S.H.I.E.L.D. introdotta già nel 2010 in Iron Man 2, che a distanza di poco tempo sarebbe divenuta uno degli Avenger originali, e a cui abbiamo dovuto dire addio esattamente 10 anni dopo in Avengers: Endgame.

Load up on guns, bring your friends
It’s fun to lose and to pretend”

Ma arrivati a questo punto, potrà dire qualcuno, era davvero necessaria una pellicola tutta dedicata a un personaggio che abbiamo già visto tante volte e che teoricamente (mai dire mai con Marvel) non rivedremo più? Forse no, ma assolutamente sì. Forse no perché ormai potevamo anche accettare il passato di Natasha come un mistero di cui avremmo solo sentito parlare, con i misteriosi riferimenti a Budapest o a un certo incontro con un certo soldatoil cui nome è legato a una determinato periodo dell’anno, ma assolutamente sì perché quale modo migliore di camminare verso il futuro se non voltarsi per un’ultima volta e dare uno sguardo al passato? Quale modo migliore di celebrare un’eroina che, nella foga degli eventi di Endgame, non avevamo avuto il tempo di salutare? Ecco allora che ci viene data l’opportunità di fare entrambe le cose assieme a dei nuovi compagni di viaggio.

Diamo dunque il benvenuto a Yelena Belova (Florence Pugh), Alexei Shostakov/Red Guardian (David Harbour) e Melina Vostokoff (Rachel Weisz), l’anticonvenzionale famiglia che da tanto viene anticipata, e che non solo ci regala i due personaggi capaci di tenere il passo e in diverse istanze addirittura rubare anche la scena alla protagonista (Yelena e Alexei), ma che fungono anche da ancora emotiva per l’intera pellicola.

“I feel stupid and contagious
Here we are now, entertain us

Così, in quello che riesce ad essere un ben misurato mix tra film d’azione e character piece, commedia e dramma, tutto dichiaratamente in salsa Marvel, ma con un tocco di intimità in più rispetto al solito, andiamo più a fondo nell’identità della Vedova Nera, di tutte le Vedove Nere; scopriamo il perché di quel rosso sul registro per Natasha; capiamo finalmente uno dei motivi per cui è tanto legata a Clint Barton/Hawkeye (Jeremy Renner), che pur non presente fisicamente nel film, ha la sua importanza); aggiungiamo un importante tassello all’intreccio di racconti che è il MCU; e veniamo finalmente introdotti a quella che è la nuova generazione Marvel.

E sebbene la formula con cui ci viene presentato il tutto sia abbastanza semplice (una spy story piuttosto lineare e senza troppi ghirigori) e non vi siano poi chissà grandi sorprese almeno a livello di trama (in particolare per quanto riguarda un certo villain, forse il punto più debole dell’opera), il prodotto alla fine funziona così com’è, con le sue citazioni illustri (James Bond, Nirvana, Sia, Captain America: Winter Soldier) e la sua natura più riservata, che però apre a un mondo di possibilità se non per il suo personaggio principale, almeno per il resto dell’esnsemble (come sempre, prepuratevi di non staccarvi dalla poltron(cin)a dopo i titoli di coda).

“With the lights out, it’s less dangerous
Here we are now, entertain us”

Alziamo allora un bicchierino di vodka in onore di Natasha Romanoff, brindiamo al suo passato, al suo percorso da eroina, e ringraziamola per questi 11 anni di onorato servizio non solo come membro degli Avengers, ma anche come uno dei personaggi più interessanti e complessi del MCU. E speriamo in un futuro che sappia raccogliere al meglio la sua eredità.

Black Widow arriverà il 7 luglio al cinema e il 9 luglio su Disney+ tramite Accesso VIP.

Laura Silvestri

Info

Titolo Originale: Black Widow 

Durata: 133'

Data D'Uscita: 7 luglio 2021

Regia: Cate Shortland

Con: 

Scarlett Johansson, Florence Pugh, 
David Harbour, Rachel Weisz 

Distribuzione: Disney

Materiali Stampa: Disney 

Spider-Man: Far From Home – La Recensione

Addii, responsabilità, scelte e conseguenze

Il mondo non è più lo stesso dopo gli eventi di Avengers: Endgame e tutti devono imparare a fare i conti con la nuova realtà. Anche l’amichevole Spider-Man di quartiere deve trovare il modo di andare avanti dopo la scomparsa del suo mentore, e il modo migliore sembrerebbe quello di concentrarsi sull’imminente gita scolastica. Ma il lavoro di un supereroe non conosce riposo o vacanze… 

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Quando abbiamo conosciuto il Peter Parker del MCU in Captain America: Civil War, e subito dopo in Spider-Man: Homecoming, Peter  (Tom Holland) era un ragazzo desideroso di mettersi alla prova e un po’ (troppo) spericolato, come d’altronde qualsiasi adolescente alle prese con superpoteri e supereroi.

La vita quotidiana era fin troppo ordinaria per il geniale studente con la passione per la scienza e i film, e l’incontro con gli Avengers non aveva fatto che aumentare la sua voglia di avventure e di essere in grado di poter fare davvero la differenza a questo mondo.

Ma il Peter che ritroviamo dopo Infinity War e Endgame è comprensibilmente cambiato, provato dagli avvenimenti che pochi ragazzi della sua età avrebbero saputo affrontare, come invece si è inaspettatamente trovato a fare lui. E in più, adesso, la figura paterna che lo aveva accompagnato e guidato negli ultimi anni, non c’è più.

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In Spider-Man: Far From Home, il nostro amichevole Spider-Man di quartiere decide di mettere da parte il costume e provare a distrarsi dai recenti avvenimenti, focalizzando la sua attenzione sulla gita scolastica in Europa e su MJ (Zendaya), la ragazza che sta goffamente cercando di conquistare.

Ma se Peter vuole stare lontano dai guai, i guai non vogliono stare lontano da lui: gli Elementali, i nuovi villani di turno, stanno portando morte e distruzione sulla Terra, la NOSTRA Terra. Perché stando a quanto racconta il nuovo supereroe in città, Mysterio (un fantastico Jake Gyllenhaal), di Terre ce ne sono tante… Ed ecco che il Multiverso avrebbe fatto la sua comparsa “ufficiale” nel MCU.

Nick Fury (Samuel L. Jackson), Maria Hill (Cobie Smulders), Mysterio e Spider-Man si ritrovano dunque a dover combattere contro queste nuove minacce, ma presto arriveranno delle complicazioni che porteranno il più giovane del gruppo a dover fare una scelta: prendersi definitivamente carico delle responsabilità lasciategli da Tony e dagli altri, o cercare di condurre il più possibile una vita normale?

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La risposta alla domanda sarà sofferta, ma dovrà trovarla in fretta, perché il mondo ha bisogno di credere, e ha bisogno di eroi. Ed è proprio qui che Spider-Man: Far From Home eccelle e mostra tutta la sua complessità: il sequel di Jon Watts non solo si riallaccia perfettamente a Homecoming e all’aspetto teen/coming of age che un film su Spider-Man dovrebbe necessariamente avere, con alta dose di humor incluso, ma affronta anche le conseguenze di eventi tragici e fondamentali come quelli delle pellicole sugli Avengers, senza però mai scadere nel banale, e approfondendo la questione sotto vari punti di vista.

Lo stato d’animo di Peter è uno specchio di quello del resto del mondo, ed è lui il primo a dover ritrovare la fiducia negli eroi e in sé stesso, specialmente dopo la scomparsa di Tony/Iron Man. Ereditare la responsabilità di tenere il mondo al sicuro poteva essere qualcosa di incredibile per il ragazzino del Queens che aveva appena scoperto i propri poteri, ma il Peter che ha combattuto al fianco dei Vendicatori contro la più grande minaccia che l’universo conosciuto abbia mai visto, potrebbe essere incline a volersi godere una gioventù che non durerà poi ancora a lungo, e sarebbe anche difficile da biasimare per questo.

Perciò spazio ai conflitti interiori, spazio alle difficoltà che l’essere un supereroe presenta ora più che mai, specialmente quando sono ancora i propri amici e i propri cari ad essere in pericolo. Dopo i viaggi nello spazio e le battaglie su altri pianeti, spazio alla lotta con le apparenze, le insicurezze, i sentimenti e le verità difficili da accettare. Il tutto, però, sempre in pieno stile Marvel.

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Spider-Man: Far From Home sarà al cinema dal 10 luglio. E mi raccomando, rimanete per i titoli di coda che, come al solito, promettono grandi sorprese.

Laura Silvestri

Info

Titolo: Spider-Man: Far From Home

Durata: 124'

Data di Uscita: 10 luglio 2019

Regia: Jon Watts

Con

Tom Holland, Marisa Tomei, 

Zendaya, Jake Gyllenhaal, Jon Favreau, Jacob Bataillon, 

Samuel L. Jackson, Cobie Smulders

Distribuzione: Sony Pictures

Avengers: Endgame – Considerazioni SPOILER sul film

Never Before, Never Again

È giunto il momento di parlarne.

Avengers: Endgame, il film culmine di un universo cinematografico composto da lungometraggi, serie tv, corti, fumetti e webseries è finalmente approdato nelle sale di tutto il mondo, sbaragliando ogni botteghino e conquistando record su record.

Il Film

Dopo che Thanos ha portato a compimento la sua “pietà”, le sorti dell’universo sono ora nelle mani dei Vendicatori originali e di pochi altri (Nebula, Captain Marvel, War Machine, Okoye e Rocket Racoon), ma la soluzione tarda ad arrivare.

Anche l’aver riportato Tony e Nebula sulla Terra – si ringrazia Captain Marvel per il servizio Taxi Stellare – non basta, e nonostante la presenza di un nuovo, strabiliante alleato (Carol), gli Avengers non riescono ad annullare gli effetti dello snap – Thor uccide Thanos in preda alla rabbia e alla frustrazione, ma questi si era già sbarazzato delle Gemme, rendendo di fatto inutile qualunque altra azione -. Saranno necessari altri cinque anni prima che si ripresenti anche solo la possibilità di sistemare le cose.

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Fortuna (o destino?) vuole che Scott Lang, finora rimasto intrappolato nel Regno Quantico, riesca a venirne fuori, e che una volta resosi conto della situazione, sia in grado di offrire una possibile soluzione: viaggiare attraverso lo spazio-tempo nel Regno Quantico – grazie all’aiuto delle Particelle Pym – per recuperare le Gemme e costruire con queste un secondo Guanto dell’Infinito in grado di riportare indietro le vittime della decimazione.

Secondo le regole interne al film, esposte in alcune scene chiave da Bruce/Hulk, tornare indietro nel tempo e agire nel passato non modificherà gli eventi futuri della corrente linea temporale, previa restituzione delle Gemme non appena terminata la missione. Tutt’al più, come osservato dall’Antico – che rivedremo nel passato, e sarà così gentile da fornire la Gemma del Tempo ai nostri eroi – potrebbero venire a crearsi delle linee temporali alternative (come confermato poi dai Russo).

In questo modo, gli eroi più valorosi della Terra e dello spazio (meno Captain Marvel, che si occuperà di contenere i danni dello snap in altre parti dell’universo) si divideranno in gruppi e cercheranno di ottenere le Gemme tornando a dei precisi momenti del loro passato: New York (2012) per recuperare la Gemma della Mente, quella del Tempo e quella dello Spazio, Asgard nel 2013 per recuperare l’Aether (Gemma della Realtà), Vormir e Morag nel 2014 per impossessarsi della Gemma dell’Anima e del Potere.

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La squadra riesce nell’impresa, ma non senza difficoltà, imprevisti e sacrifici: Loki riesce a impossessarsi della Gemma dello Spazio nel 2012 e a fuggire via con essa, così è richiesto un ulteriore salto nel tempo per ottenerla (anni ’70, New Jersey – Sede dello S.H.I.E.L.D.); Gamora, Thanos e Nebula del 2014 vengono a conoscenza degli eventi futuri a causa di un malfunzionamento dei circuiti di Nebula dovuto alla presenza del suo stesso sistema (la Nebula del futuro) nella medesima linea temporale, portando la Nebula del 2014 a sostituirsi a quella del futuro; Natasha si sacrifica dando la vita per ottenere la Gemma dell’Anima.

Una volta tornati nel futuro/presente, i restanti membri del gruppo mettono a punto il secondo guanto, e Bruce/Hulk decide di incaricarsi del nuovo snap per via della sua affinità con i raggi gamma, gli stessi utilizzati anche nella creazione del guanto. Ma non appena questi cade a terra fortemente provato dallo sforzo sostenuto per l’azione, le conseguenze del loro viaggio nel tempo si palesano: Thanos e i suoi, grazie all’aiuto della Nebula del passato, – infiltratasi, ricordiamo, tra i Vendicatori durante il viaggio di ritorno – arrivano nel presente e distruggono tutto ciò che è in loro potere, incluso il quartier generale degli Avengers.

Inizia una battaglia di epiche proporzioni, dove accade tutto ciò che vi aspettate possa accadere, ma anche molto di più. Thor, Iron Man e Captain America scendono in campo contro Thanos, mentre gli altri cercano di tener testa all’esercito del Titano Pazzo. Clint, Gamora, la Nebula del passato e quella del presente si contendono il Guanto dell’Infinito, con un change of heart finale della Gamora del passato, ora decisa a fermare i piani del padre.

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Tra i momenti più memorabili annoveriamo sicuramente il Capitano che riesce finalmente a brandire Mjolnir (e anche Stormbreaker!) e il ritorno di tutti i personaggi scomparsi per via dello snap, mentre un posto d’onore andrà agli ultimi minuti della battaglia, quel fatidico attimo in cui Tony Stark chiuderà inesorabilmente il cerchio con un terzo snap (per far sparire Thanos e i suoi) e pronuncerà la frase che ha dato il via a tutto: «Io sono Iron Man».

A seguire i momenti più emozionanti della pellicola arrivano però altre scene altrettanto determinanti: dopo il funerale di Tony, un Thor ormai diverso da quello che avevamo conosciuto finora – ma più consapevole rispetto a come ci è stato presentato in gran parte del film, ovvero dopo essersi lasciato andare in preda alla disperazione – cede a Valkyrie il trono di New Asgard (il nuovo insediamento terrestre degli Asgardiani sopravvissuti alla distruzione del pianeta), partendo con i Guardiani della Galassia alla volta di nuove avventure, mentre Steve torna ancora una volta indietro nel tempo per rimettere al loro posto le Gemme. Dovrebbe trattarsi di pochi secondi, almeno per quanto riguarda la percezione del tempo di chi rimane all’esterno del Regno Quantico, ma Rogers non fa ritorno al punto d’incontro stabilito.

Invece poco più in là, su una panchina, appare di spalle una figura: è uno Steve Rogers ormai anziano, che ha vissuto un’ulteriore esistenza – diversa da quella che tutti conosciamo – ed è ora pronto a consegnare lo scudo del Capitano ad uno più che stupito Sam Wilson.

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Si chiude così l’atto finale di una storia iniziata nel lontano 2008, e conclusasi – almeno in parte – con la dipartita di due dei Vendicatori originali (Vedova Nera e Iron Man), e con il passaggio di testimone da un Captain America a un altro.

Riflessioni Sulla Pellicola

Prima di ogni altra cosa è bene specificare che le riflessioni, le considerazioni e i pensieri qui esibiti appartengono a chi scrive, e sono esattamente questo. Non verità assolute, né pretese di esserlo.

Cosa non ci ha convinto

Detto questo, permetteteci di affrontare in prima istanza la questione più “scottante”, che persino gli stessi registi e sceneggiatori, almeno stando alle loro dichiarazioni in alcune interviste, sembrano non avere esattamente chiara: le ramificazioni delle decisioni di Captain America nei momenti conclusivi del film.

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Secondo quanto affermato nella diegesi, rimettendo al loro posto le gemme, non vi saranno conseguenze per la timeline principale. Ma le domande su cosa accadrebbe se un personaggio fondamentale come Cap decidesse di tornare nel ’45 e vivere lì il resto della sua vita sono assolutamente legittime. Il nostro eroe manterrà l’identità di Steve Rogers e di Captain America? O cambierà nome e si dissocerà da tutto? Agirà in un qualche modo per prevenire o modificare gli eventi futuri di cui è a conoscenza? O lascerà che tali eventi facciano il loro corso? Che ne sarà del marito di Peggy Carter menzionato in Captain America: The Winter Soldier (e dei loro discendenti), o di tutto ciò che è accaduto in Agent Carter – soprattutto ora che la serie ha ricevuto una legittimazione da parte dei film con la presenza di James D’Arcy nei panni di Edwin Jarvis – ? Cosa accadrà al Captain America ancora bloccato nel ghiaccio? Sarà lui lo Steve che andrà avanti col diventare un Avenger e salvare più volte il mondo, fino al punto da ritrovarsi nella stessa identica situazione dell’attuale Captain America? O si è davvero venuta a creare una realtà alternativa?

Come vedete, la questione è più intricata di quanto possa sembrare sul momento, per non parlare del fatto che la scelta in sé di farsi una vita nel passato, abbandonando tutto e tutti nel proprio presente, stride fortemente con gli ideali dello Steve Rogers che abbiamo conosciuto e amato fino ad ora. Al di là della dolcezza e del romanticismo dietro essa, che non vogliamo certo mettere in discussione, ci sono svariate ragioni per cui una tale direzione si possa definire Out Of Character per il personaggio di Captain America, e noi ve ne vogliamo ricordare qualcuna con l’aiuto del web.

Questione di coerenza

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Fonte Immagine: Reddit

Una nuova famiglia

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Design Credits: Kumar Sonu
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Fonte Immagine: your local bucky, natasha, wanda, and carol stan su Pinterest
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Image Credits: VictorVonDoom

Bucky

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Nuovi percorsi intrapresi

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Consapevolezze

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Lo Steve che ha affrontato un percorso del genere, perdendo sì tanto, ma guadagnando anche qualcosa che certo di poco valore non è (gli Avengers, Bucky, un nuovo scopo, una moltitudine di persone da proteggere e su cui vegliare), non avrebbe mai abbandonato tutto per tornare a una vita che si era ormai lasciato alle spalle – da Age of Ultron in poi, lo abbiamo visto acquisire sempre più consapevolezza al riguardo -.

E mentre la scelta di passare lo scudo a Sam è forse stata discussa (?) da Steve e Bucky prima che avesse luogo il passaggio di testimone, non si può biasimare chi non ha particolarmente gradito che l’amico di sempre, colui che nonostante abbia avuto una vita carica di sofferenza, ha saputo uscirne e a mostrare il proprio valore in più occasioni, sia stato “bypassato” in questo modo. Soprattutto visto il misero screen-time a lui dedicato negli ultimi due film (e dire che i Russo e gli M&M avevano fatto un ottimo lavoro finora con il suo personaggio). Non che Sam non sia degno, anzi. Ma l’amaro in bocca per non aver avuto la possibilità di vedere, almeno per poco, Bucky Barnes nei panni di Captain America resta comunque.

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In ultimo, cosa sarà accaduto in fase di restituzione delle varie gemme? Ci piacerebbe saperlo, soprattutto in merito alla Gemma dell’Anima, dato l’inevitabile incontro con il suo guardiano.

Ma passiamo al secondo dei Vendicatori che sentiamo non abbia ricevuto il trattamento più adeguato: Thor.

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E no, non ci stiamo “lamentando” solo perché qui ha la panza, detta in maniera molto colloquiale. L’idea è anche abbastanza intrigante, in realtà: un Dio che si fa prendere a tal punto dal senso di colpa per aver fallito e che si lascia andare fino a trascurarsi completamente, tanto da diventare lo spettro di quello che era in tempi migliori, è sicuramente allettante. La decostruzione del personaggio, in fondo, è l’operazione chiave di Thor: Ragnarok e Avengers: Infinity War, e abbiamo amato come è stata portata avanti in questi due fim. Ma il troppo si sa, stroppia, e in Avengers: Endgame questo concetto,  portato palesemente al suo limite, finisce col risultare eccessivamente caricaturale. Per evitare ciò, non sarebbe forse bastato tirarla un po’ meno per le lunghe? Non vediamo comunque l’ora di scoprire cosa riserverà il futuro al Dio del Tuono e ai suoi nuovi compagni d’avventura.

Natasha.

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Il sacrificio di Vedova Nera è stato uno dei momenti più toccanti e significativi della pellicola, e ci ha rattristato vedere come sia stato indirizzato soltanto appena dopo l’accaduto, e con qualche parola in fase di chiusura da Clint e Wanda. Gli sceneggiatori hanno dichiarato che un funerale non sarebbe stato nel suo stile, ma ci permettiamo umilmente di dissentire; un altro paio di battute almeno le avrebbero anche potute dedicare a quello che può essere giustamente definito il “collante” del gruppo (ricordiamo che oltre ad essere un elemento di importanza cruciale nei film sui Vendicatori, Natasha ha un ruolo rilevante anche in Iron Man 2 e ancor di più in Captain America: The Winter Soldier e Captain America: Civil War). Gli Avengers erano la sua famiglia, dopotutto.

Captain Marvel

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Semplicemente, visti il clamore e l’anticipazione che hanno preceduto il suo arrivo tra i ranghi dei Vendicatori, ci aspettavamo di vederla di più, e che la sua presenza avesse un maggiore impatto nella pellicola.

Infine, abbiamo ancora delle perplessità sulle logiche relative ai viaggi nel tempo e alle loro conseguenze. Ma qui ci conviene forse attendere (magari continuando testardamente a teorizzare nel frattempo) le prossime uscite del MCU per constatarne gli effettivi sviluppi.

Cosa abbiamo amato

Beh, tutto il resto.

Sul piano tecnico, Alan Silvestri si rende fautore di un’altra impeccabile e travolgente colonna sonora, regalandoci ancora una volta emozioni uniche, ma allo tempo incredibilmente nostalgiche, con le ormai iconiche note dedicate ai Vendicatori.

Trent Opaloch conferma il suo talento e l’attitudine per lo stile Marvel con una fotografia più cupa rispetto a Infinity War, ma decisamente adatta all’occasione, mentre  si ringraziano gli hair stylist di Jeremy Renner e Scarlett Johansson per l’ottimo lavoro: ok i modelli perfetti su cui dovevano lavorare, ma hanno reso cresta e capelli bicolore dei nuovi must. E non siamo neanche dovuti tornare indietro nel tempo agli anni ’90 perché ciò fosse possibile!

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Immancabile la lode agli attori che, dal 2008 a oggi, hanno saputo rendere più che reali, più che tangibili i loro personaggi: dal primo all’ultimo – fare qualche nome per lasciarne fuori altri cento non sarebbe giusto – sono stati in grado di far dire, anche ai più scettici e restii «Loro SONO i ruoli che interpretano».

E nonostante i pasticci di sceneggiatura e le dubbie scelte di regia su cui abbiamo avuto da ridire poco più sopra, bisogna comunque dare ai Russo e a Marcus e McFeely quello che è dei Russo e di Marcus e McFeely.

Avengers: Endgame, con i suoi continui rimandi al passato del MCU e l’inserimento di momenti dalla straordinaria epicità – tra i tanti, la lotta tra Clint e Nat e il sacrificio di quest’ultima, lo scontro Cap del presente vs. Cap del passato, l’incontro tra Tony e Howard, Cap che impugna finalmente Mjiolnir, il ritorno delle vittime dello Snap, la reunion di Tony e Peter, l’intera battaglia finale e l’ultima scena come Iron Man di RDJ – non può non suscitare una vasta gamma di emozioni nello spettatore, ormai parte di quell’universo quasi quanto i personaggi stessi.

Il dolore, la rabbia, il senso di colpa, la frustrazione, lo scoraggiamento, il senso di vuoto che portano avanti gli eroi, rendendoli ancor più umani di quanto non siano mai stati, e la capacità di agire, nonostante tutto, aggrappandosi in ogni modo possibile a quella piccola, flebile fiammella di speranza datagli dall’unico piano attuabile sono tutti dipinti in maniera indelebile nel film, e trasmessi al pubblico in sala assieme alla gioia di ritrovare, in ultimo, quei compagni di viaggio che per undici anni hanno camminato al loro fianco.

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Considerazioni Finali

Avengers: Endgame non è affatto un film perfetto, e sicuramente ha dato e darà adito alle critiche più disparate (più o meno giustificate a seconda dei casi), ma è riuscito in un’impresa mastodontica: risvegliare l’amore e l’entusiasmo per il cinema anche in quei cuori in cui questi giacevano nel sonno più profondo. E se non credete a queste parole, se le ritenete un’esagerazione, date un’occhiata al panorama cinematografico passato, presente e futuro, e cercate gli effetti che non solo Endgame, ma tutta l’operazione dietro il MCU hanno avuto su di esso, creando un fenomeno universale senza precedenti (e di difficile riproduzione).

Laura Silvestri

Info

Titolo Originale: Avengers: Endgame

Durata: 181'

Data di Uscita: 26 Aprile 2019

Regia: Anthony & Joe Russo

Con:

Chris Evans, Robert Downey Jr., 

Chris Hemsworth, Scarlett Johansson, 

Paul Rudd, Jeremy Renner, 

Mark Ruffalo, Don Cheadle, 

Josh Brolin, Karen Gillan, 

Bradley Cooper, Evangeline Lilly, 

Danai Gurira, Brie Larson 

Distribuzione: Walt Disney Company
Materiale stampa: Disney Italia

Avengers: Endgame – Uno Special Look Al Film

Online un nuovo breve trailer di Avengers: Endgame.

Lo special look al film è ricco di scene inedite, e darà sicuramente vita a nuove entusiasmanti teorie a pochi giorni dall’uscita nelle sale.

“Culmine di 22 film interconnessi, il quarto episodio della saga di Avengers trascinerà gli spettatori verso il punto di svolta di questo viaggio epico. I nostri amati eroi capiranno davvero quanto fragile sia la realtà e quali sacrifici debbano essere fatti per preservarla.”

Nel cast del film diretto dai Fratelli Russo anche Chris Evans, Robert Downey Jr., Chris Hemsworth, Scarlett Johansson, Paul Rudd, Jeremy Renner, Mark Ruffalo, Don Cheadle, Josh Brolin, Karen Gillan, Bradley Cooper, Evangeline Lilly, Brie Larson.

Avengers: Endgame sarà al cinema dal 24 Aprile.

Laura Silvestri